Territorio
stampa

Pier Paolo Pasolini: dopo quaranta tre anni l’opera continua

Presentati i due saggi a cura di Ilario Quirino

Pier Paolo Pasolini: dopo quaranta tre anni l’opera continua

Non bastano contestazioni, o anche un efferato omicidio, per cancellare l’opera che Pier Paolo Pasolini ha costruito. Con questo proposito si è svolto, presso la Galleria d’Arte “Le Muse” di Cosenza, l’incontro con Ilario Quirino, medico legale, scrittore, pittore e studioso pasoliniano cosentino. Attraverso la conduzione di Myriam Peluso, direttrice della galleria, i saggi presentati: “Pasolini sulla strada di Tarso. La conversione del poeta di Casarsa”, e “Dove l’acqua del Tevere s’inalsa. Analisi sul sacrificio di Pier Paolo Pasolini”.

Il primo dei due fu già pubblicato nel 1999, frutto dell’incontro col pittore e saggista italiano Giuseppe Zigaina, stimolo naturale a quel lungo viaggio sugli studi pasoliniani che ancora continua. Oggi questo studio viene riproposto, mantenendo fede a quella immedesimazione dell’autore nel poeta di Casarsa; il saggio analizza la figura di Pasolini in maniera non convenzionale, esulando dalle vicende giudiziarie legate alla sua scomparsa, mostrandola invece come compimento di un sacrificio teso al continuum della sua opera. Il rapporto morboso con la madre, contrapposto al sentimento lacerante nei riguardi del padre, e il rimorso perenne per la perdita del fratello Guido, partito come partigiano e caduto sui monti della Carnia, dà a Pasolini una spinta motivazionale superiore che possa giustificare quanto poi è accaduto quel 2 novembre 1975.

Un ciclo, un “transumanar” che avviene rifluendo l’esistenza del poeta nel passato per incontrare San Paolo, strumento pedagogico per affermare l’eversione della sua poesia. E’ proprio attraverso questo processo, che il percorso terreno di Pier Paolo Pasolini si proietta verso l’immortalità del mito. Il secondo lavoro di Ilario Quirino continua sul solco tracciato dal primo, una conferma del precedente saggio. Seguendo le istruzioni di Giuseppe Zagaina, l’autore continua la sua ricerca sulle tracce della ricostruzione semantica della matassa linguistica del poeta di Casarsa, a partire dalla sua fine, tragicamente esibita nella desolazione della periferia di Ostia. Il lavoro qui si collega, in seno a due sceneggiature, a Ostia e San Paolo, per meglio chiarire quali siano state realmente le intenzioni del regista. E’ come se il fratello Guido tragicamente scomparso si identifichi con l’apostolo Paolo, seguendo una strada che definisce i contorni di un dramma esistenziale che Pasolini definisce nella sua opera più controversa: la sua morte violenta, come un faro illumina i passi della sua attivo.

Obiettivo dell’opera, far sì che lo spettatore ne sia in un certo senso il protagonista, parte attiva, senza morte alcuna che tenga. Pasolini si rese conto che la morte arriva ad avere un ruolo centrale, e la paragonò al montaggio, che come in un film dà significato alla vita. Tutto ciò porta il poeta a elaborare una teoria: Ostia e San Paolo, collegate da realtà geografiche e semantiche, dove l’apostolo rese l’anima al Signore.Ma non solo, in questa mappa tracciata da Pasolini figura anche Dante: “L’idea nasce dalla frequentazione con Giuseppe Zigaina,” – afferma Ilario Quirino – “maestro che mi ha introdotto nel 1990 nell’opera pasoliniana. Nel corso degli anni ho catalizzato l’attenzione su due sceneggiature misconosciute che invece hanno valenza sorprendente nel percorso linguistico letterario di Pier Paolo Pasolini, e si tratta di ‘Ostia’, e del ‘San Paolo’, quest’ultima mai convertita nel relativo film. Da tanti anni me ne occupo, capisco che siano un po’ lontani da quelle che sono le convenzioni, ma penso che sia Pasolini ad abbracciare condizioni non facili da adottare. Il lettore è parte attiva in questo discorso, la morte non ha arrestato la forza eversiva e culturale di Pasolini, ma l’ha amplificata, è la morte stessa che amplifica questa condizione terrena e dà un senso e significato al percorso, così come il montaggio dà senso a un film. Pasolini era inoltre attratto da Dante per una serie di motivi, non solo perché fosse il sommo poeta, ma in quanto persona che immaginò un percorso nell’aldilà. Quando si segnalano al mondo intero alcune situazioni, lo fa attraverso Dante, manipolando alcuni passi come nel 30° canto dell’Inferno, o nell’epigrafe di Ostia, dove contamina due terzine del Purgatorio per significare che è lui stesso ad essere inserito in quell’ambito letterario”. Questi studi rispondono a diverse domande, ma conseguentemente ne creano molte altre; e a quaranta tre anni dalla sua morte, forse, si è ancora molto distanti dalla verità.

Pier Paolo Pasolini: dopo quaranta tre anni l’opera continua
  • Attualmente 0 su 5 Stelle.
  • 1
  • 2
  • 3
  • 4
  • 5
Votazione: 0/5 (0 somma dei voti)

Grazie per il tuo voto!

Hai già votato per questa pagina, puoi votarla solo una volta!

Il tuo voto è cambiato, grazie mille!

Log in o crea un account per votare questa pagina.

Non sei abilitato all'invio del commento.

Effettua il Login per poter inviare un commento