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Occhiuto: Cosenza è la città dell'incontro

Intervista esclusiva al sindaco di Cosenza. Quale l'idea della città del futuro?

Occhiuto: Cosenza è la città dell'incontro

In appendice alle celebrazioni per la Giornata mondiale per la pace, dal tema “La buona politica al servizio della pace”, abbiamo intervistato il sindaco di Cosenza, Mario Occhiuto.

 

Cosa significa oggi fare il sindaco?

L’impegno di un sindaco è molto importante perché si è nel vero campo di battaglia. Nel momento in cui si candida, il sindaco è il rappresentante di una parte che porta avanti il suo programma. Una volta eletto è il sindaco di tutti, e cerca di portare avanti il suo programma. E anche quando ci si trova dinanzi a gruppi e soggetti politici che rimangono nelle proprie convinzioni, creando un contrasto tra le idee e sul modo di vedere e fare le cose, ci vuole la determinazione e la convinzione di operare nel giusto.

A che punto siamo nella costruzione della civitas?

In questi anni abbiamo operato su varie direttrici. Coinvolgere i cittadini in una visione di città che renda tutti più orgogliosi di appartenere a una civitas è molto importante. Per questo tutti dobbiamo proporre e realizzare delle buone pratiche. Una città che si trasforma attraverso le virtù e le migliori intenzioni dei cittadini diventa bella e ricca di opportunità; una città che è preda degli egoismi, delle cattive abitudini che si consolidano negli anni è infernale, perché prevalgono gli interessi personali.

Lei sta valorizzando le piazze della città. Perché questa scelta?

Gli obiettivi principali che hanno le persone, che hanno costituito le città – invenzione migliore dell’uomo - è quello di costruire la vita. La città, dal punto di vista del creato, è anche più bella della natura, perché lì vivono gli uomini. Abbiamo costruito le città non perché avevamo bisogno di un tetto, ma perché vogliamo stare insieme. Chi amministra la città deve a mio avviso pensare alle esigenze più spirituali dell’uomo. La costruzione della piazza, dell’agorà dove si realizzano i rapporti umani e dove c’è la convivenza di più funzioni – la chiesa, il mercato, le attività commerciali – esprime proprio questa presenza, che non è quella delle macchine, ma dell’incontro. Abbiamo lavorato molto sulle piazze, creandone quelle, e sugli spazi liberi aperti perché abbiamo pensato alla città come un grande contenitore della vita dell’uomo.

C’è qualche città alla quale si ispira personalmente?

Le città del passato e le città del futuro, cioè quelle che hanno investito sulle buone pratiche di allora. In passato le persone vivevano con le loro aperte dialogando con i vicini. Poi sono apparse le auto, le città sono diventate monofunzionali. Chi, anche oggi, ha investito in politiche quali quelle della pedonalizzazione, dell’ecologia, della mobilità sostenibile con le bici e i pullman, ha fatto una scelta all’avanguardia. Molte città europee, anche medio – piccole, hanno fatto queste scelte.

Ai cosentini chiede un cambiamento di mentalità?

I cittadini, in questi decenni, sono stati abituati a considerare soltanto le proprie esigenze ed abitudini consolidate. Basti pensare sia nell’utilizzo dell’auto e del parcheggio in doppia fila che, ad esempio, nella raccolta differenziata. Sostenibilità significa invece rinunciare a qualcosa, perché quello a cui rinuncio è a favore di altri, anche quelli che verranno dopo di me. È un atteggiamento altruistico.

Corso Mazzini registra sempre un gran numero di persone. Un cambio di rotta rispetto al passato. Però molti negozi chiudono, come se lo spiega?

Cosenza è diventata un centro attrattore. Più ci sono spazi umani, di pedoni, momenti coesione sociale, più la città diventa catalizzatore di attenzioni. Tanti, a Cosenza, vengono anche da fuori. Dal punto di vista commerciale, Cosenza è l’unica piazza commerciale della Calabria in un momento in cui stanno chiudendo dappertutto tanti piccoli negozi, anche nelle grandi città. Allo stesso tempo sono cambiate le abitudini dei consumatori, c’è una grande vendita online e una ripresa del food a livello nazionale. Noi possiamo incidere portando più persone a Cosenza, mentre i negozi chiudono per motivi loro interni. Molti ne aprono, tanto che in città c’è un incremento del 300% in più di attività commerciali.

Il Bruzio è l’ultimo strumento del welfare realizzato dall’Amministrazione.

A Cosenza cerchiamo di realizzare politiche di welfare all’avanguardia. Le nostre possono essere paragonate a quelle dell’Emilia Romagna. Penso al servizio per gli anziani non autosufficienti, ai disabili domiciliari, alla politica dell’abitare, ai sussidi per gli studenti. Il Bruzio è un gettone che viene distribuito alle famiglie più svantaggiate, secondo l’Isee, un sussidio che però ha ricadute positive sull’economia, perché aumenta la massa monetaria.

Nel 2022 ci saranno gli 800 anni della Cattedrale. Un’occasione per Cosenza.

La Cattedrale di Cosenza è uno dei monumenti più importanti della Calabria. Ha una bellezza sincera, una genuinità costruttiva anche per come era concepita e realizzata dai religiosi del tempo. Come Comune vorremmo contribuire con la diocesi a celebrare questo avvenimento.

Come rilanciare il teatro Rendano?

In questi anni il nostro teatro è stato rilanciato. Abbiamo un cartellone intenso di prosa, peraltro molto seguito. Riguardo alla lirica, ha dei costi enormi, tanto che diversi città italiani, anche in grandi città, hanno abbandonato questa stagione. Abbiamo pensato di stringere un accordo col Conservatorio, che a Cosenza è una scuola importante riguardo alla musica colta, così da coinvolgere le stesse energie locali.

Il Cosenza è tornato finalmente in B. Una categoria da salvaguardare.

Mi auguro che il Cosenza si possa salvare. Dal 2011, quando questa Amministrazione ha iniziato a lavorare abbiamo vinto una Coppa Italia, siamo stati promossi in Serie B, e anche rispetto allo stadio il Comune è stato vicino alla società. Continueremo a stare accanto a questa società ma senza essere invadenti. Speriamo anzi che negli anni successivi arriveremo in serie A.

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