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Mieloma, una nuova cura all’Annunziata di Cosenza

Intervista al dott. Massimo Gentile, direttore dell’UOC di Ematologia, sugli effetti della nuova terapia che allunga la vita dei malati

Mieloma, una nuova cura all’Annunziata di Cosenza
ospedale cs

Non sempre si parla bene della sanità in Calabria, di strutture ospedaliere e medici eccellenti, ma molto spesso, soprattutto in questo periodo segnato dalla pandemia, abbiamo sentito parlare di ritardi, inefficienza e cattiva gestione. Ma dall’Annunziata di Cosenza arrivano anche nuove speranze. È il caso dei pazienti affetti da patologie gravi come il mieloma multiplo, una neoplasia che colpisce le plasmacellule contenute nel midollo osseo; una battaglia dura da combattere perchè si cura, ma quasi mai si guarisce. Di recente è stata scoperta una nuova cura in grado tenere a bada il mieloma e di aumentare la sopravvivenza in pazienti pluritrattati, già disponibile nel nosocomio cosentino. Di questa nuova cura ne abbiamo parlato con il dottor Massimo Gentile, direttore dell’Unità Operativa Complessa di Ematologia dell’Annunziata di Cosenza.
Dott. Gentile in cosa consiste questa nuova cura per i pazienti affetti dal mieloma multiplo?
Si tratta di un anticorpo monoclonale, il Belantamab mafodotin, ovvero una proteina che riesce a legare in maniera selettiva le plasmacellule malate. L’anticorpo monoclonale legandosi a queste cellule malate libera dentro di esse un farmaco che porta a morte le plasmacellule tumorali. È un farmaco innovativo perché riesce a riconoscere le cellule malate e nello stesso tempo ad ucciderle in maniera selettiva.
Perché rappresenta una speranza per le persone affette da questa patologia?
È una speranza perché negli ultimi anni c’è stato un notevole miglioramento dei farmaci innovativi in questo tipo di patologia. Questa cura ha dimostrato negli studi clinici di saper tenere a bada il mieloma e di aumentare la sopravvivenza in pazienti pluritrattati, per i quali non esistono ad oggi ulteriori possibilità terapeutiche.
Questa nuova cura pertanto non è per tutti?
Al momento è possibile somministrarla ai pazienti che non rispondono ai farmaci convenzionali. Si è visto che in questi pazienti la cui prognosi è sicuramente non favorevole, perché sono pazienti che hanno già fatto diverse linee di terapia, la somministrazione di questo farmaco riesce a curare oltre la metà dei pazienti. Il 58% ha raggiunto un’ottima risposta parziale o superiore, in alcuni casi totalmente completa.
All’Annunziata di Cosenza questo farmaco viene già somministrato?
Il farmaco è stato approvato dall’Ema (Agenzia Europea per i medicinali), fino a quando non sarà approvato dall’Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco) la casa farmaceutica permette l’utilizzazione di questo farmaco attraverso il programma Expanded access program (EAP), ovvero facendo una richiesta specifica per un paziente che ha queste caratteristiche la casa farmaceutica lo fornisce in maniera gratuita fino a quando non ci sarà poi un’approvazione in Italia. E l’Annunziata di Cosenza è tra i 49 centri che sono stati inseriti in questo programma che permette la somministrazione del farmaco fino a quando non sarà approvato da Aifa. Se noi dovessimo avere necessità domani mattina per questa tipologia del farmaco potremmo somministrarlo domattina stesso in uno dei nostri pazienti che ne dovesse avere bisogno.
L’Ospedale civile di Cosenza, secondo quali criteri è stato scelto come centro che beneficerà di questa nuova cura?
Sicuramente le case farmaceutiche fanno queste scelte in funzione del fatto che il Centro sia impegnato a livello sia clinico che scientifico nella cura del mieloma.
Come viene somministrato questo nuovo farmaco?
Sono delle infusioni endovenose che si fanno ogni 21 giorni.
Quante persone sono affette dal mieloma nella nostra Regione?
In Calabria si ammalano di mieloma circa 150 persone all’anno, nel nostro Centro più o meno vengono seguiti in regime di day hospital circa un centinaio di pazienti all’anno. È una patologia che colpisce principalmente gli anziani, ma curiamo pazienti anche sotto i 50 anni.
Lei da medico quale futuro vede per i pazienti affetti dal mieloma multiplo?
Belantamab ci consente oggi di offrire una nuova speranza ai pazienti con mieloma, quella di guardare a domani e vedere la possibilità di trascorrere più tempo con i loro cari.
Sicuramente guardo al futuro affinché la ricerca che si svolge negli ospedali, nelle università, nella nostra nazione ma anche a livello mondiale, possa andare avanti e permetta di ottenere negli anni a venire farmaci o terapie innovative che siano sempre più mirate per la cura di questa patologia.
In questo tempo di pandemia come portate avanti le cure e le terapie dei pazienti affetti dal mieloma multiplo tra i tanti rischi del Covid-19?
Durante questo anno, in cui abbiamo convissuto con questo virus, ci sono state varie fasi che abbiamo attraversato: la prima fase durante la quale abbiamo cercato di limitare il più possibile l’accesso nelle nostre strutture anche ai pazienti con mieloma multiplo che non avessero necessità di un trattamento chemioterapico immediato. Nello stesso tempo, abbiamo continuato a curare con la chemioterapia quelli che necessitavano di un trattamento con tutte le accortezze necessarie come il distanziamento, il cercare di dilazionare le terapie tra un paziente e l’altro, il limitare l’accesso soltanto ai pazienti senza accompagnatore, sollecitare l’uso della mascherina e del lavaggio frequente delle mani. In questa fase più recente invece siamo riusciti e stiamo continuando a vaccinare i pazienti fragili, ovvero quelli con le patologie onco-ematologiche e tra queste quelli con mieloma multiplo. Nonostante tutto, le precauzioni e l’attenzione sono rimaste sempre alte.

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