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Le guerre esistenziali sono frutto di animi inquieti

Al Telesio, un dibattito sui temi della pace interreligiosa organizzato dal SAE

Le guerre esistenziali sono frutto di animi inquieti

Se l’uomo non trova pace dentro di sé, continuando a coltivare un animo inquieto, di sicuro non sarà capace di essere portatore di pace, a partire dalle proprie comunità religiose locali e sino ai grandi eventi che hanno squarciato la storia delle religioni, irrorando di lacrime, ogni terra bagnata dal sangue di innocenti, questo il senso delle parole pronunciate a conclusione del suo intervento di alto valore storico di Alberto Ventura, professore di Storia dei paesi islamici dell’UniCal, che hanno impreziosito il dibattito sul tema della pace nella storia delle comunità religiose nell’incontro “Guerra e Pace. 

Il punto di vista delle religioni”, tenutosi lo scorso lunedì 4 nella Biblioteca “Stefano Rodotà” del Liceo classico “B. Telesio”. L’evento culturale è stato organizzato dal Gruppo di Dialogo Interreligioso per la Pace di Cosenza e ha visto partecipi diversi referenti di comunità religiose locali: Carlo Antonante Bugliari dell’Istituto Buddista Italiano Soka Gakkai; Shandy Milone dell’Assemblea Spirituale Nazionale Bahà’i; Rosa Ciacco, presidente dell’associazione “Coesistenza” e Simone Dario Nardella, responsabile dei rapporti e del dialogo del Centro Culturale Islamico. A moderare i lavori, Susanna Giovannini, in rappresentanza della Chiesa evangelica di Bethel.

Tra le testimonianze che hanno colpito l’uditorio dei presenti, quella donata dalla vice preside del Liceo classico, Rosanna Gallucci, che ha raccontato la conversione all’Islam del figlio, Simone Dario Nardella seduto tra i relatori: “In un primo momento, ho accolto la notizia con preoccupazione. Mio figlio aveva passato un periodo di inquietudine e temevo per la scelta da lui presa. Poi, man mano che mi accorgevo del modo in cui la conversione lo stava ‘migliorando’, ho cercato gradualmente di sfatare ogni mio pregiudizio: anzi, la sua presa di coscienza mi ha spinto ha rafforzare la mia fede e la mia identità cristiana. In casa ora la situazione per quanto ‘strana’, infatti, io sono cristiana, Simone è islamico e mio marito ateo, di fatto vive un clima di armonia e d’apertura al dialogo”. E, di fatto, lo scopo di questi incontri è sfatare i pregiudizi: se si vuole raggiungere una pace e un dialogo interreligioso serio e autentico, non si può non passare per le vie di dialogo pacifico e del confronto. Aprirsi all’altro non mette a rischio l’identità della nostra fede, ma anzi la fortifica.

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