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A Cento anni dall'Appello "Liberi e Forti" di don Sturzo

Continua gli incontri per un rinnovato impegno dei cattolici in politica. Di recente incontro a Rossano

A Cento anni dall'Appello "Liberi e Forti" di don Sturzo

Si è svolto a Rossano il 22 febbraio, nella Biblioteca Diocesana “Santi Nilo e Bartolomeo”, nel bellissimo centro storico bizantino, un Incontro-Dibattito interessante e partecipato per ricordare il 100° anniversario della fondazione del Partito Popolare Italiano costituito a Roma nel 1919 e l’Appello ai Liberi e Forti.
Il saluto, unito alla motivazione dell’incontro, che potrebbe essere sintetizzato giornalisticamente con l’’espressione :”Per non dimenticare…”, è stato tenuto da Don Giuseppe De Simone, Direttore della Biblioteca diocesana e Vicario episcopale per la cultura e l’ecumenismo, nonché docente di Teologia patristica e Teologia trinitaria, presso l’ Istituto Teologico “S. Pio X” di Catanzaro.
L’introduzione è stata svolta dall’Ing. Franco Rizzo, presidente del Circolo culturale “U. Zanotti Bianco” di Mirto-Crosia. Nel dibattito sono intervenuti Il Dr. Giuseppe Ferraro, il prof. Giampiero Calabrò, l’Avv. Natale Graziano, Il prof. Enrico Iemboli e il prof. Daniele Garofalo. Erano presenti Don Giuseppe Straface, Vicario generale, Don Francesco Romano, Direttore dell’Ufficio diocesano famiglia e Parroco di S. Bartolomeo al Traforo e una rappresentanza di giovani del Liceo classico “S. Nilo”.
Le relazioni e gli interventi hanno inquadrato il contesto storico nel quale fu costituito il PPI , riuscendo a dimostrare che il “popolarismo e il pensiero di Sturzo “ sono ancora attuali , pur in una situazione storica diversa , in direzione della realizzazione della “buona Politica” per il bene comune.
Il pensiero di Sturzo, infatti, si fondava sul principio che “l’impegno socio -politico dei cattolici va sempre ricondotto alle finalità naturali della politica, ovvero la carità e il servizio”, alla luce della Rerum Novarum di Papa Leone XIII , indicazioni da riprendere ,ancora oggi, sulla linea tracciata dal Cardinale Gualtiero Bassetti - Presidente della Conferenza Episcopale Italiana - e relativa al rapporto tra i cattolici e l’impegno politico.
Sturzo da Pro Sindaco di Caltagirone e poi anche da Consigliere Provinciale di Catania aveva per le autonomie locali una particolare attenzione , considerandole fondamentali per un sempre più democratico assetto istituzionale.
Il contesto di oggi è diverso rispetto a 100 anni addietro, anche se , per alcuni aspetti, quanto scriveva Sturzo, nel gennaio nel Gennaio del 1922, poco prima dell’avvento del Fascismo, rimane più che attuale “il Parlamento pur essendoci , esiste e funziona poco, spesso è mortificato con uomini politici se non assenti, quasi non ci sono , come i partiti , e lo Stato è sul punto della dissoluzione “.
Sembra quasi la situazione odierna , una classe dirigente/parlamentare che, per una Legge elettorale se non dubbia alquanto anomala, è quasi cooptata , con “primarie telematiche” gestite con tecniche impenetrabili e non “democraticamente verificabili”, come recentemente accaduto in occasione della consultazione promossa da Cinque Stelle per il “caso Diciotti /Salvini”, dove la piattaforma Rousseau spesso, si è “disconnessa “ generando non pochi dubbi e perplessità con buona pace del Garante Grillo.
In questo periodo, definito di” populismo dilagante e di democrazia declinante”, forse, riprendere, adattandolo ai tempi attuali, l’Appello ai “ liberi e Forti” del 18 gennaio 1919 può essere utile per costruire una nuova prospettiva.
Le teorie di Sturzo sono ancora valide ed attuali , come ad esempio la proposta avanzata nel congresso del PPI di Napoli nel 1923, dove, nel discorso considerato dagli storici , a cominciare dal Prof. Gabriele De Rosa, il punto più alto dell’analisi meridionalistica sturziana, veniva sottolineato che occorreva “una politica forte orientata al bacino mediterraneo, atta a creare al Mezzogiorno un hinterland che va dal Nord Africa, all’Albania, alla Spagna, all’Asia per dare la spinta al Sud e creare maggiore sviluppo in una nuova politica economica mediterranea”.
Anche sul piano sociale ed economico Sturzo fu propositivo, come ad esempio con l’azionariato operaio per una nuova sintesi tra Capitale e Lavoro, idea che Giolitti, per miopia politica, non recepì.
Don Sturzo fu preciso anche nello studio del fenomeno mafioso, nel prevedere quanto si verificò con la trasformazione della vecchia mafia del latifondo in mafia imprenditrice ; poco prima di morire, nel 1958, in coincidenza della cd. “operazione Milazzo”avvenuta alla Regione Siciliana scrisse : ”povera Sicilia e povera Italia, ora la mafia diventerà più crudele e risalirà l’intera penisola e forse andrà oltre le Alpi “, pensiamo a quanto accaduto, a questo riguardo , anche di recente, in Val D’Aosta, Veneto e Lombardia.
Una previsione che, purtroppo, si è avverata e che, riprendendo il pensiero sturziano, richiede, da parte dello Stato , una capacità di coinvolgimento democratico per combattere la mafia non solo con una presenza sempre più puntuale delle Istituzioni preposte, ma anche con iniziative sempre maggiori dell’Associazionismo civile , sociale e religioso, presente nel nostro territorio . Occorre, mi sembra, per i cattolici di oggi, riprendere quanto scritto dal Sen. Prof. Gabriele De Rosa , nel libro Sturzo mi Disse “: Spero che i cattolici riprendano coraggio, cercando di essere sempre se stessi, affrontando le difficoltà che la vita impone, nella convinzione che la missione del cattolico – in ogni campo dell’attività umana, politica, sociale, culturale ed economica deve essere impregnata di ideali superiori”. L’obiettivo fondamentale da perseguire - oltre l’interessante e stimolante Convegno, svoltosi a Rossano - sulla base della rilettura, in termini attuali, dell’esperienza sturziana, deve essere quello di contribuire “alla buona Politica per il Bene Comune”. Tanto per superare, come affermato dal Card. Bassetti “l’astuzia che si serve dell’ignoranza, i richiami gridati, le risposte frettolose”, così da “governare il paese per servirlo “, eliminando “l’indifferenza ed evitando che le paure e i timori si possano trasformare in rabbia”, magari generando gravi conflitti sociali dagli esiti imprevedibili.
Il popolarismo sturziano , che rappresentò per l’epoca in cui si affermò – sia pure, purtroppo per un brevissimo periodo, la terza via dopo il liberalismo giolittiano, ormai al tramonto e il socialismo ancora agli inizi - può ancora oggi essere un riferimento per il nostro paese, interessato da una crisi sociale ed economica alla quale bisogna rispondere in maniera efficace , oltre i provvedimenti se “non improvvisati certamente non risolutivi “, adottati dall’attuale Governo.
Sturzo e il PPI avevano nel loro programma del gennaio 1919, di 100 anni addietro, prima dei Governatori Zaia e Fontana e del Ministro Salvini , il Regionalismo e il Decentramento Amministrativo, insieme alla promozione delle Autonomie Locali , valori considerati in termini di democratica partecipazione, l’unico vincolo di questa prospettiva politica, allora come oggi sempre valida, era rappresentato dal principio della solidarietà e dell’unità nazionale da salvaguardare, ieri come oggi, contrastando il semplice e sterile antagonismo territoriale tra Regioni più forti e Regioni più deboli.
Sturzo, durante la sua breve ma intensa esperienza politica, fu ostacolato dal Fascismo e da Mussolini che lo costrinsero al lungo esilio, ma egli aveva la stima di due grandi liberali come Croce e Einaudi, insieme al rispetto di Antonio Gramsci, il quale osservava con attenzione il partito popolare, che aveva effettivamente riunito i cattolici italiani dalla Lombardia alla Sicilia.
Il Convegno-dibattito di Rossano è stata, quindi, una positiva occasione di riflessione sui valori di una tradizione politica, sociale e culturale ancora affascinante, che può contribuire alla rinascita complessiva del nostro paese dal Nord al Sud, nel segno del Federalismo solidale e sussidiario e di un Regionalismo anche “differenziato “ ma attento ai bisogni ed emergenze dei territori più in difficoltà .
Solo in questa prospettiva, il Sud potrà reggere il “passo nazionale ed europeo” e si riusciranno anche ad applicare, come Sistema- Paese, costanti e non discontinui processi di sviluppo per il reale miglioramento della qualità della vita, oltre il semplice reddito di cittadinanza .
Per tutte queste ragioni, occorre tenere interamente unito il nostro paese all’Europa, per un nuovo Europeismo, ideale al quale credeva anche Sturzo e contribuendo, in maniera propositiva, e non con sterili rivendicazioni sovraniste, al rinnovamento complessivo dei metodi e delle strategie di governo europeo per politiche solidali , soprattutto per i paesi che necessitano di un più giusto riequilibrio sociale ed economico.

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