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L'Italbasket saluta Rio

Una formazione di assoluto valore ha fallito miseramente la qualificazione

L'Italbasket saluta Rio

In questa estate di luci ed ombre, dove, pur non vincendo, la Nazionale di calcio ci ha fatto riconciliare con i colori azzurri grazie alla tenacia e all’abnegazione mostrata dagli uomini del ct Conte, che pur non brillavano dal punto di vista tecnico, un’altra nazionale, quella di basket, pur potendo invece vantare una formazione di assoluto valore, impreziosita da alcuni alfieri della Nba, ha fallito miseramente la qualificazione per gli ormai imminenti Giochi di Rio.
Il sogno sotto canestro l’ha infranto la Croazia che nella partita decisiva ci ha battuti in virtù di una maggior coesione e di una capacità di lottare fino all’ultimo secondo. Eppure l’Italia aveva dalla sua anche il fattore campo, giocando a Torino il torneo Preolimpico. Tutto vano: per una nazione che fa del basket uno degli sport di punta (anche come numero di praticanti) neppure qualificarsi per l’Olimpiade è un danno d’immagine enorme, e lo è ancor di più perché siamo recidivi. È infatti dal 2004 che la nostra squadra di “palla a spicchi” non riesce più a conquistare il pass per i Giochi, ma stavolta a detta di tutti gli esperti, la squadra di coach Messina aveva tutte le possibilità di qualificarsi anche direttamente all’appuntamento in Brasile. Aver fallito rimette in discussione tutto: adesso si apre la stagione dei rimpianti e dei processi perché evidentemente il mix messo in campo sul parquet torinese non aveva “fame” sufficiente per garantirci una qualificazione che alla vigilia pareva scontata. E allora ci si chiede se esiste un sortilegio che nega persino a mostri sacri (o ritenuti tali) come Bargnani, Belinelli, Gallinari, Datome, reduci dal campionato più bello del mondo, di trascinare l’Italbasket dove dovrebbe stare di diritto. Campioni forse scarichi quindi dalle esperienze a stelle e strisce, mentre chi ha giocato nel nostro campionato è sempre più limitato dalla marea montante di stranieri capaci non sempre di fare la differenza.
Così, un po’ come accade nel calcio, nelle competizioni europee, le figuracce sono diventate per i nostri club sempre più frequenti, e ci si è affidati a coach Messina in qualità di salvatore della patria, ben sapendo che il tempo a disposizione per affiatare la squadra era ridotto al minimo, con un gioco che spesso ha latitato, affidandosi all’estro delle stelle Nba o a un Gentile spesso anch’egli distratto dalle sirene Usa (ma resterà a Milano), con il solo Hackett che è parso dare il mille per cento sul parquet torinese e un Melli guerriero che potrà diventare uno dei punti fermi per il futuro. Vedremo come si ripartirà: di sicuro in futuro sarebbero auspicabili meno proclami e più olio di gomito.

Fonte: Sir
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