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Arturo Mariani, oltre ogni ostacolo

Il campione della Nazionale di calcio Amputati a Marano per incontrare le diverse forze sociali del territorio in un evento targato Csi.

Arturo Mariani, oltre ogni ostacolo

Arturo Mariani è campione della Nazionale di calcio Amputati. A Marano, in occasione della due giorni organizzata dal gruppo Csi locale “Giovanni Paolo II”, ha incontrato il territorio, a partire dai giovani, per una testimonianza. Lo abbiamo intervistato.

Cosa ti ha portato qui?

Mi ha portato innanzitutto l’affetto e l’amicizia con alcune persone, fra cui Fabrizio Salerno del Csi. Soprattutto l’accoglienza che ho ricevuto è stata fantastica.

Cosa ti ha colpito di questi giorni?

Indubbiamente mi porto a casa il ricordo e l’affetto di tutte quelle persone che ho incontrato, di quegli sguardi attenti e che veramente mi hanno donato tanto. Sono venuto qua per dare e invece ho ricevuto.

Sul tuo profilo facebook infatti hai parlato di aver ricevuto “un dono”. Quanto è importante il dono per te?

Per me è tutto. Ringraziare ogni giorno quando ci alziamo, quando facciamo ogni cosa. Ringraziare anzitutto per il dono della vita stessa, per quello che abbiamo senza pensare a quello che ci manca o che vorremmo avere è la cosa più importante.

Quale il messaggio che vuoi dare da Marano?

Sono venuto qui per cercare di lanciare un messaggio di speranza attraverso la mia storia, una storia semplice ma se vogliamo “differente”, diversa dal comune, una storia di difficoltà e di sofferenza ma di una sofferenza che deve diventare un punto di forza, qualcosa che deve farci vedere una realtà più bella, una realtà migliore e vista con il sorriso.

Qual è tua storia?

La mia storia è di un ragazzo di Roma di 23 anni che è nato con una sola gamba e con la passione per il calcio e che sembrava impossibile raggiungere la Nazionale italiana. Invece questo è il mio sogno che si è realizzato, giocare a pallone, con la maglia azzurra, e tutto è possibile veramente.

Come procede la tua carriera in Nazionale?

Ormai sono cinque anni che ne faccio parte. Procede alla grande. Adesso ci stiamo preparando per gli Europei a Istanbul a ottobre e quindi impegni mensili e continui per farci trovare pronti.

Qual è il tuo ruolo?

Gioco in difesa, però mi piace giocare molto la palla. Mi reputo un fantasista più che un difensore, diciamo un difensore con un buon piede, un fantasista arretrato.

Quale il calciatore a cui ti ispiri?

Da piccolino e ancora adesso, essendo romano e romanista, è Totti, anche se gioco un po’ più dietro. In difesa non ho un riferimento ben preciso, vado per la mia strada senza avere riferimenti.

La Nazionale di calcio Amputati è una realtà conosciuta?

Non abbastanza, dico questo perché in Italia abbiamo girato tanto e ovunque e tanti non conoscevano questa realtà. Ciò significa che c’è ancora tanto da lavorare per farla conoscere e diventare importante.

Intanto hai scritto il libro “Nato Così”.

In questo libro ho raccontato la mia vita. È un’autobiografia, ma soprattutto un diario della mia vita in cui racconto il calcio, le difficoltà, la mia vita, la mia famiglia e tutti i miei affetti.

Cosa dà lo sport nelle difficoltà?

Lo sport è fondamentale perché ti aiuta a dare il meglio di te stesso, a sfidarti ogni momento ed è una bellissima metafora della vita perché tutte le sofferenze, le difficoltà le incontriamo anche nella vita e se riusciamo a superarle prima di tutto nella vita anche nello sport saremo facilitati.

Quali i tuoi progetti futuri?

A settembre uscirà il mio nuovo libro “Vita nova” in cui racconto storie di personaggi famosi e non che hanno superato il momento “x” che poteva essere la fine per loro e invece è stato l’inizio. Adesso sto lavorando anche per un tv web dell’Università del Vaticano e sto facendo anche la parte del giornalista. Il mio sogno più grande sarebbe quello di giocare a pallone.

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