Commento al Vangelo
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Essere pronti a una relazione nuova con Dio

La parola chiave di questa settimana è purificare

Essere pronti a una relazione nuova con Dio

La parola chiave di questa sesta domenica del tempo ordinario è purificare.
Puro è ciò che è senza macchia, non mescolato con altro che possa corrompere. L’idea di purezza rimanda alla semplicità e alla nettezza.
Le polarità puro/impuro costituiscono una dimensione fondamentale della cultura del popolo d’Israele.
Rappresentano la forma elementare di relazione con Dio. Tutto ciò che avvicina a Dio e abilita alla vita è puro; al contrario, l’impurità rappresenta tutto ciò che dispiace a Dio e da lui allontana.
Il sistema etico-religioso e normativo ebraico tiene in grande considerazione la legge di purità e impurità, che ritma in maniera capillare la quotidianità della vita d’Israele.
Anche Gesù è inserito in questo contesto, sebbene egli si ponga in maniera critica dinanzi ad esso.
Il brano del Vangelo odierno continua a raccontarci la giornata di Gesù, caratterizzata dall’annuncio del Regno, dalla preghiera e dai miracoli di guarigione e liberazione. Gesù questa volta incontra un lebbroso.
Alcuni manoscritti annottano che Marco racconti di una reazione particolare di Gesù. Più che compassione, Gesù sembra essere adirato.
Infatti, egli è indignato a causa della segregazione alla quale il lebbroso è costretto per via della legge sull’impurità.
L’ira dinanzi ad un sistema etico-religioso errato spinge Gesù a compiere un gesto dirompente. Egli tocca quel lebbroso, divenendo così, secondo quella logica, egli stesso impuro.
La lebbra, tra tutte le malattie, è considerata la più impura perché sfalda lentamente le estremità del corpo, rendendole brandelli in stato di putrefazione, anticipando così gli effetti della morte. Dio si fa impuro per liberare l’uomo da ciò che lo disintegra. È questa la novità del Vangelo.
Non esiste nulla di veramente impuro che possa allontanare Dio dall’uomo.
Anzi, ogni impurità è occasione per lasciarsi toccare da Cristo.
Gesù scardina questa logica e la ribalta, abilitando ciò che è fragile e precario a luogo privilegiato d’incontro con Dio. Cari amici, risuona ancora una volta l’invito ad un cambiamento di mentalità: finché anche noi non considereremo la nostra lebbra come occasione di incontro con Dio, correremo il rischio di rimanere segregati nell’impurità di una fede ingessata e lontana dalla vita. Chiediamo la grazia di avere fede a partire da quei brandelli di vita sfaldati dal peccato, per lasciarci toccare e guarire da Gesù.

Mc 1,40-45
Subito la lebbra scomparve da lui ed
egli fu purificato

In quel tempo, venne da Gesù un lebbroso, che lo supplicava in ginocchio e gli diceva: «Se vuoi, puoi purificarmi!».
Ne ebbe compassione, tese la mano, lo toccò e gli disse: «Lo voglio, sii purificato!». E subito la lebbra scomparve da lui ed egli fu purificato.
E, ammonendolo severamente, lo cacciò via subito e gli disse: «Guarda di non dire niente a nessuno; va’, invece, a mostrarti al sacerdote e offri per la tua purificazione quello che Mosè ha prescritto, come testimonianza per loro».
Ma quello si allontanò e si mise a proclamare e a divulgare il fatto, tanto che Gesù non poteva più entrare pubblicamente in una città, ma rimaneva fuori, in luoghi deserti; e venivano a lui da ogni parte.

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