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PdV in Argentina sui passi di Papa Francesco

Il nostro settimanale diocesano nei luoghi dell’infanzia dove il Signore ha guidato i primi passi di Jorge Mario Bergoglio. 

Parole chiave: Argentina (2), Jorge Mario Bergoglio (1), infanzia (1), Casa Rosa (1), Puerto Madero (1), papa Francesco (321), famiglia (48), reportage (3), PdV (6)
Reportage

Per conoscere papa Francesco, un pochino di più, bisogna fare un salto nel suo passato, recarsi nei suoi luoghi, dove ha ricevuto il dono della fede, della vocazione, i posti delle esperienze giovanili e affettive, la chiesa e il confessionale della scelta di vita. Bisogna approfondire le situazioni storiche che hanno forgiato il carattere, la vita e, quindi, ministero.

La Provvidenza ci ha permesso di realizzare per il nostro Settimanale, un reportage nei luoghi dove Jorge Mario Bergoglio ha vissuto dalla tenera età fino alla chiamata al soglio di Pietro. Siamo stati nella sua Buenos Aires, nei quartieri poveri, quelli che stanno accanto a zone popolari e a zone ricche. Siamo passati sotto i portici eretti a un tiro di sasso dalla Cattedrale e dalla Casa Rosa da (sede della Presidenza e del potere) e lì abbiamo visto con i nostri occhi quelle situazioni che tutti i giorni cadevano sotto lo sguardo del cardinale Bergoglio. Tanta povertà, in cui un materasso e qualche metro quadrato di marciapiede, conquistato a fatica, pagato al piccolo boss, diventano la casa per una intera famiglia.

Fotogrammi che ti lasciano perplesso, ti interrogano, ti fanno pensare. Poi, alzi lo sguardo e vedi i palazzi e gli hotel a cinque e più stelle di Puerto Madero, che il cardinale faceva fatica a frequentare. Ogni quartiere ha la sua storia, il suo percorso, la sua scuola, la sua squadra del cuore, la sua parrocchia e anche la sua chiesa evangelica. È difficile che si passi da uno all’altro, molto difficile che si entri in quelli poveri, dove spesso, proprio di sera, invece, il cardinal Bergoglio si avviava da solo per andare a incontrare i suoi poveri, i suoi ammalati; questo con la contrarietà e la preoccupazione dei collaboratori. La sua storia comincia in una zona popolare, un quartiere di lavoratori, non una favela, una zona che delfineremmo media.  Jorge nasce in una piccola casetta in via Varela, al numero 268, che si affacciava su un corridoio, una sorta di condominio con servizi condivisi. Uno dei quattro monolocali ancora abitati, ma nessuno ricorda più quale sia stato quello della famiglia Bergoglio perché si trasferirono dopo poco tempo, quando era ancora piccolo in una casetta più grande su via Membrillar 53, a pochi isolati dalla chiesa di San Josè di Flores, la chiesa della sua vocazione. Nel quartiere popolare il giovane Mario si muoveva con i compagni per andare a piedi alla vicina scuola, scorazzare nei vicoli fino alla chiesa parrocchiale, giocare a pallone nella piazzetta Herminia Brumana. Doveva piacergli tanto giocare a pallone (pelota) perché rimanesse impresso tale ricordo, tanto che amici tanto hanno voluto incidere a terra il ricordo di questa sua passione giovanile. Oggi, le due case sono di proprietà di privati e non sono visitabili all’interno, ma si coglie, soprattutto nella seconda, che la sua famiglia era una famiglia media, non poverissima.

Facendo un passo indietro, si può visitare nella Chiesa Basilica Maria Ausilitarice della parrocchia San Carlo Borromeo dove c’erano i salesiani, amici di famiglia. Fu lì che i genitori decisero di chiedere l’amministrazione del Battesimo. Il piccolo Jorge Mario lo ha ricevuto in una cappella-battistero, in cui si accede a sinistra del presbiterio. Una chiesa nella chiesa, dove sotto l’altare è collocato un particolare fonte a doppia vasca. Ora, accanto a esso, dove tanti si recano a pregare, a professare la fede, c’è l’estratto del certificato di Battesimo, degli altri sacramenti, c’è anche l’annotazione “eletto vescovo di Roma e Successore di Pietro il 13 marzo 2013”.

Un altro luogo significativo, caro alla memoria del Santo Padre, è la sua scuola pubblica che ha frequentato. Siamo andati a visitare le aule. Entrando sembra che il tempo si sia fermato a settant’anni fa. Sedioline, tavoli, stanzette vetrate su un cortile, pochi aggiustamenti nel tempo. Il personale accogliente e semplice. Nei volti dei ragazzi che oggi le frequentano abbiamo cercato di scorgere quello del giovane Mario. Ecco che, però, ci viene in aiuto la direttrice, ci fa visitare l’aula  dove il piccolo Bergoglio studiava, poi bella sorpresa. La signora ci mostra i registri del tempo, l’iscrizione, la valutazione scolastica dove “sufficiente” significava promosso, insufficiente significava bocciato. Due soli voti, per indicare se l’alunno doveva proseguire o ripetere l’anno. Poi la foto di classe.

“Fu un suo compagno - ci racconta la direttrice - a portarcela qui, proprio pochi giorni dopo la sua elezione”. Lo riconosciamo subito nella foto. Poi, ci mostra la lettera che il papa ha scritto alla scuola “facendo memoria della sua maestra… e dell’importanza di quella scuola pubblica”.

Passeggiando tra le vie e i vicoli si arriva alla chiesa della scelta definitiva. Qui il giovane Bergoglio entrò e decise di confessarsi. Qui disse il suo definitivo “Sì’” al Signore. Da qui, partirà come figlio di Sant’Ignazio e tornerà come Arcivescovo di Buenos Aires. Una fra le più grandi città dell’America Latina con 16 milioni di abitanti. La sua Cattedrale è semplice, modesta, ma frequentata da molti poveri che si sentono a casa loro. Qui, si coglie l’aspetto devozionale, tipico del sud America, quello che ci fa sorridere, che fa scattare qualche click, ma tanta gente entra per pregare e riusciamo rubare anche uno scatto, che ci fa venire in mente “l’obolo della vedova”. Qui, il ricordo del cardinale è composto, aleggia sempre forte quello del suo predecessore Quarracino, che lo guidò nel suo servizio di pastore.

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