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Una storia di integrazione partita da Cosenza 

L’amore genera bene

La vicenda eroica del giovane nigeriano Osahon. Il ragazzo dopo l’accoglienza a CSF ha sventato una rapina all’interno di un supermercato a Torino

Parole chiave: casa san francesco cosenza (1), osahon (1)
L’amore genera bene

Un ragazzo nigeriano ogni giorno chiede l’elemosina davanti ad un supermercato offrendo in cambio un piccolo aiuto ai clienti per portare la spesa in macchina o nella vicina abitazione. Sembrerebbe una storia simile a quella di tanti altri ragazzi che, arrivati in Italia per trovare fortuna, si sono ritrovati a dover elemosinare ogni giorno un pezzo di vita. Ma quella di Osahon Ewansiha, un ragazzo di 28 anni, è finita sulla ribalta mediatica perché lui, in quel supermercato di Torino davanti al quale chiedeva l’elemosina, ha sventato una rapina che gli è valsa, in virtù del suo gesto eroico, l’assunzione come inserviente. Questa vicenda, che ha trovato spazio in decine di giornali e telegiornali e ancora nella nota trasmissione di Rai 2 “I fatti vostri” e di Italia Uno “Le Iene” è però partita da Casa San Francesco, una delle strutture di accoglienza e solidarietà più importanti della nostra città, dove Osahon ha trovato cure e accoglienza.

“Quando Osahon è arrivato da noi – ci racconta Pasquale Perri direttore di CSF – aveva già subito il primo intervento alle gambe che erano in condizioni molto gravi.

La sua tragica storia infatti, dopo la partenza dalla Nigeria e il rapimento nel deserto, era stata segnata dalle violentissime percosse subite prima della partenza con il barcone che lo avrebbe portato in Italia. Fu durante il rapimento che con una spranga di ferro gli vennero rotte entrambe le gambe e un braccio”. 

Osahon arriva in Italia nel 2015. Dopo lo sbarco nel porto di Corigliano viene subito trasferito nell’ospedale di Rossano dove subisce il primo intervento. “A noi, vista la gravità del caso e la nostra capacità di far fronte a situazioni di questo tipo, venne segnalato dalla Prefettura di Cosenza nel novembre del 2015. Ci siamo subito messi a disposizione per accoglierlo coscienti del fatto che le sue condizioni cliniche avrebbero richiesto una disponibilità maggiore rispetto a quella che ci troviamo a fornire solitamente. Ma ci siamo subito messi a lavoro”. 

perri pasquale

Una forma di accoglienza “nuova” che non solo ha fatto nascere in Osahon un sentimento di riconoscenza e di amicizia nei confronti degli operatori e del personale di Casa San Francesco, emersa anche durante i racconti fatti in tv, ma soprattutto ha instillato nel cuore del giovane nigeriano, di fede cattolica, il desiderio di diventare un cittadino modello; di restituire con un gesto eroico l’amore e l’accoglienza ricevuti; di fare della sua storia un esempio di perfetta integrazione. “Siamo felici che sia stato proprio Osahon, un ragazzo gentile e disponibile con il quale abbiamo condiviso ben due anni della nostra vita, a rendersi protagonista di quanto avvenuto in quel supermercato – ci racconta ancora Pasquale – perché ha reso visibile quello che crediamo e sosteniamo da tempo: il bene genera bene. Il fatto di trovare accoglienza, amore, attenzione, ti aiuta a guardare il mondo con maggiore riconoscenza perché si tende sempre a trasferire gli atteggiamenti con i quali si viene accolti. Se vogliamo che gli ospiti esprimano una forma di benevolenza diversa rispetto a quella che avevano in passato devono riceverli da chi li accoglie. Questo è lo spirito di Casa San Francesco”. Spirito che CSF, espressione della carità dei Frati Cappuccini di Calabria, porta avanti da diversi anni dando asilo quotidianamente a 102 persone che presso le diverse strutture messe a disposizione dalla fondazione riescono a trovare non solo un luogo dove soddisfare la loro emergenza fisico-abitativa, ma un luogo dove sentirsi accolti e amati. 

“Il nostro obiettivo ‘minimo’ è quello di dare un’offerta di famiglia, che va al di la del pasto, della doccia o degli abiti”.  Quindi una struttura che grazie alle competenze e alla professionalità messa in campo dai quindici dipendenti, dagli operatori del Servizio Civile e da quanti volontariamente donano tempo e disponibilità a CSF, riesce a portare avanti un’opera di carità e sostegno agli ultimi.

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