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Famiglia e media al centro delle prime pagine dei giornali diocesani

I settimanali cattolici, in uscita in questi giorni, si occupano della Giornata mondiale delle comunicazioni sociali. "I media - è l’auspicio delle testate Fisc - servano a raccontare la bellezza della famiglia e la famiglia sappia testimoniare le sue potenzialità come scuola di comunicazione.

Famiglia e media al centro delle prime pagine dei giornali diocesani

“In famiglia s’impara a comunicare”. I giornali aderenti alla Fisc (Federazione italiana settimanali cattolici), in uscita in questi giorni, si occupano della Giornata mondiale delle comunicazioni sociali. “I media - è l’auspicio delle testate Fisc - servano a raccontare la bellezza della famiglia e della vita che vi circola; e la famiglia sappia testimoniare anche attraverso i media le sue potenzialità come scuola di comunicazione”. Tra gli altri argomenti affrontati dai settimanali: situazione in Italia, cronaca e vita delle diocesi. Proponiamo una rassegna degli editoriali giunti ad oggi in redazione.
Giornata mondiale delle comunicazioni sociali. “Famiglia e media”. È il tema al centro della 49ª Giornata, come ricordano molte riflessioni. “Che cosa entra nelle case? Di tutto con internet, attraverso non solo il computer ma soprattutto attraverso i nuovi telefonini, che sono dei veri computer con i quali i ragazzi sanno giocare in maniera perfetta. La straordinaria invenzione della rete, applicata ormai agli strumenti tascabili, ci consente operazioni assai utili. Ci tiene informati ogni istante. Può generare odio e facilitare il terrorismo. Ma è foriera anche di fenomeni positivi. Pensiamo alla colletta per il Nepal. È possibile perché le immagini, le informazioni giunteci minuto per minuto ci invitano alla carità. L’informazione in questo caso ha generato una catena di bontà”, evidenzia Bruno Cescon, direttore del Popolo (Concordia-Pordenone). “Impariamo a comunicare fin dal grembo materno perché la comunicazione è essenziale alla vita, meglio le è connaturata. La famiglia, a sua volta, diventa grembo che educa perché lì si impara a ‘convivere nella differenza’ grazie a un legame costante e a un rapporto continuo di dare e avere attraverso la parola e ogni altra forma di linguaggio”, osserva Vincenzo Tosello, direttore di Nuova Scintilla (Chioggia). La comunicazione “dovrebbe partire o ripartire dall’ascolto, dal confronto e diventare magari formazione oltre che informazione, cioè qualcosa di costruttivo ed edificante. E questo vale per tutti non soltanto per i giornali e i media. Vale in famiglia - che quest’anno è il tema della Giornata mondiale delle comunicazioni sociali - vale in tutti i rapporti interpersonali. Come allenarsi all’ascolto, all’apertura agli altri, alla contaminazione che diventa confronto e arricchimento? Ad esempio leggendo. Leggere è un buon modo di ascoltare”, afferma Walter Lamberti, direttore della Fedeltà (Fossano). “La cultura e la comunicazione non sono forse la piazza pubblica dove si può dialogare, confrontarsi, testimoniare ciò che si vive anche a chi ancora è in ricerca o non crede? La diocesi per anni si è impegnata nel sostenere i suoi media e ha fatto dell’esperienza riminese una realtà pilota che molti studiano, a volte copiano. Gli esperti dicono che il futuro della comunicazione giornalistica sta nella sintesi fra i diversi strumenti (carta, video, rete)”, evidenzia Giovanni Tonelli, direttore del Ponte (Rimini). “Se la comunicazione è inficiata dall’attuale crisi antropologica, troviamo un motivo in più, antropologico prima ancora che teologico, per ripartire dalla famiglia. Essa è il grembo in cui impariamo la dimensione umana, divina, bene - dicente della comunicazione, in cui apprendiamo che il cuore della comunicazione, ad ogni livello, non è la trasmissione di informazioni, ma la gioia dell’incontro. Essa è il grembo in cui la comunicazione riflette e umanizza la realtà”, osserva Emmaus (Macerata-Tolentino-Recanati-Cingoli-Treia).
Situazione in Italia. L’Araldo Abruzzese (Teramo-Atri) rilancia un editoriale pubblicato dal Sir: “L’Italia è approdata solo in anni recenti ad un alto astensionismo, complice la disaffezione verso un sistema politico delegittimato dalle inchieste giudiziarie e sostanzialmente incapace di autoriformarsi. Un recupero degli astensionisti in una dimensione fisiologica sarebbe, a ben pensarci, la soluzione per rendere ancor più accettabile l’Italicum e il suo premio di lista. Se infatti gli elettori tornassero numerosi alle urne, aumenterebbe di gran lunga la reale capacità di rappresentare effettivamente la base elettorale sia del partito vincente sia del principale oppositore”. “L’Italicum è per Renzi uno strumento vincente. In questa fase storica e con questa legge elettorale il premier non ha rivali. Troppo deboli i suoi oppositori a sinistra e troppo squagliata l’opposizione di centro-destra. Matteo potrà quindi continuare nelle sue riforme indisturbato, minacciando elezioni, se necessario, che lo darebbero per vincitore. Ma i tempi cambiano e ciò che è un punto di forza oggi, domani potrebbe diventare un punto di debolezza”, sottolinea Giorgio Zucchelli, direttore del Nuovo Torrazzo (Crema). “La neonata legge elettorale è, indubbiamente, la vittoria personale più eclatante di Matteo Renzi”, rilancia il Popolo (Tortona). In occasione delle elezioni amministrative così riflette Paolo Lomellini, direttore della Cittadella (Mantova): “Si pensa spesso che il male e il declino italiano stiano in gran parte nella sfera politico-direttiva della nostra società. Purtroppo questa è una verità molto limitata e parziale. C’è un male altrettanto sottile che si è diffuso e alligna nel tessuto sociale del Paese. La frammentazione che ci sta davanti anche a livello locale è una spia abbastanza eloquente di questo malessere”. Ma in Italia non si parla solo di elezioni. “Nella settimana corrente forse giunge al traguardo la legge che rottama matrimonio e famiglia. Assistiamo attoniti e addolorati ad una rincorsa per passare dal divorzio breve agli accordi prematrimoniali per approdare alle unioni civili. Queste ultime sotto il titolo piuttosto amorfo e furbescamente accattivante nascondono il fenomeno delle nozze gay!”, denuncia Vincenzo Finocchio, direttore dell’Appennino Camerte (Camerino-Sanseverino Marche). E Davide Maloberti, direttore del Nuovo Giornale (Piacenza-Bobbio), rincara la dose: “Ecco quindi confezionato con il ddl Cirinnà, a otto anni dalla proposta dei ‘Dico’, un nuovo “Cavallo di Troia” che vuole di fatto equiparare unioni civili e matrimonio. è lecito chiedersi se, di fronte alle fatiche quotidiane delle famiglie, è proprio di questo che il Paese ha bisogno; varrebbe piuttosto la pena aiutarle a svolgere bene il loro compito”. Un altro problema è “la globalizzazione”, che “ha posto al centro l’economia permeando tutti gli ambiti della società, soffocando o attutendo le altre dimensioni umane. Il ‘buon vivere’ - ha ricordato in un suo intervento a Forlì il premio Nobel Amartya Sen - si realizza solo in una società, a più dimensioni e con al centro la persona”, dichiara Luciano Sedioli, direttore del Momento (Forlì-Bertinoro). E che dire della scuola? “Se tutte le scuole cattoliche dovessero chiudere i battenti, hanno misurato i responsabili politici il peso economico che pioverebbe tutto d’un colpo sulle spalle dello stato per provvedere a sedi, materiale didattico e stipendi agli insegnanti necessari per riempire i vuoti? Ci pensi chi non vuole oneri per lo stato e applichi questo principio con la stessa durezza finora dimostrata”, afferma Giordano Frosini, direttore della Vita (Pistoia). C’è poi il problema dei migranti: “Solo un supplemento di umanità ci farà aprire gli occhi e il cuore e capire che non si può fare alcun paragone tra noi italiani e i profughi. Chi fa questi paragoni, pur in situazione di difficoltà, dimentica colpevolmente i costanti e notevoli aiuti che da un lato la Chiesa attraverso la Caritas, le parrocchie, le associazioni e dall’altro le istituzioni danno a tantissime famiglie italiane, senza fare distinzioni”, fa notare Lauro Paoletto, direttore della Voce dei Berici (Vicenza).
Cronaca. Diversi gli spunti dalla cronaca. Una riflessione sull’Umbria in vista delle elezioni viene offerta da Elio Bromuri, direttore della Voce (Umbria): “Il popolo umbro, ricompattato da questa ricerca di identità regionale - da non lasciarsi sfuggire né rubare da nessun politico o ‘maestro di pensiero’ - deve essere il custode di se stesso e dei suoi veri interessi e valori. Veri custodi dovrebbero essere anche coloro che si presentano alle elezioni; possibilmente dovrebbero essere ‘umbri’, e dunque sensibili, in sintonia con la nostra storia di spiritualità e di misticismo che è prevalentemente cattolico, ma è anche condiviso da altre confessioni”. Partendo da “fattacci di cronaca” Amanzio Possenti, direttore del Popolo (Treviglio), scrive: “Mentre s’invoca che la legge faccia il suo corso e punisca ogni tipo di violenza che infrange le regole della civiltà - sia le brutalità di gesti omicidi, sia le conseguenze di devastazioni organizzate -, l’auspicio è che nelle famiglie si faccia spazio grande ai Valori quali esempi primari nel cammino nella vita. O si accetta il criterio, umano e cristiano, del rispetto quale regola insostituibile, o l’inciviltà dell’arroganza e della prevaricazione allargherà a dismisura i suoi micidiali tentacoli”. Scrive del sindaco di Bologna (e metropolitano) Virginio Merola Andrea Ferri, direttore del Nuovo Diario Messaggero (Imola): “Le scelte di Virginio Merola - condivisibili o no - sono tutte funzionali alla situazione politica ed alle necessità bolognesi. Le reazioni irritate dei sindaci di Romagna e di Modena per la giravolta sulle azioni Hera e per il disinvolto tentativo di accaparrarsi i fondi europei da parte di Merola sono la riprova più evidente dell’imprinting esclusivamente bolognacentrico dell’attuale sindaco del capoluogo regionale. E questo dovrebbe indurre anche Imola ad approcci più critici e meno proni”. “La nostra terra non è solo da visitare, ma da vivere insieme, crescendo insieme. Una sfida aperta, se non si vuol stare indietro”, osserva Corrado Avagnina, direttore dell’Unione Monregalese (Mondovì). “Una scuola coi fiocchi: in novanta giorni l’aspetto della scuola ‘Pessina’ è passato dall’enorme fiocco rosso della riapertura(12 gennaio) alle strisce bianche e rosse del sequestro giudiziale (13 aprile) dopo la drammatica mattina in cui c’era stato nell’aula della seconda E il crollo di una vasta porzione di intonaco dal soffitto, con il ferimento di due scolari e di una maestra, l’abbandono di tutte le aule, la sospensione delle attività didattiche per dieci giorni nell’attesa che l’Amministrazione dislocasse le classi in vari altri edifici scolastici”, sottolinea Ferdinando Sallustio, direttore dello Scudo (Ostuni). “Se la nomina di Matera capitale europea della cultura 2019 è un bene comune, come lo è davvero, rischia seriamente di diventare un male se ognuno accampa il merito di questa nomina contro gli altri o se si guarda oltre bypassando la data del 2019”, avverte Logos e ragioni della verità (Matera-Irsina). Problemi di natura diversa quelli citati dalla Vita Casalese (Casale Monferrato): “Di notte… con i ladri in casa, o che ti fanno razzia in negozio. Valcerrina presa di mira dai predoni della notte con furti a ripetizione negli ultimi giorni”. Analoghe problematiche per Alessandro Repossi, direttore del Ticino (Pavia): “Pavia è sempre stata conosciuta, e apprezzata, come un luogo ideale per vivere. Negli ultimi tempi, purtroppo, la tranquillità che caratterizza il nostro capoluogo è stata in parte intaccata da gravi fatti di cronaca. Pensiamo alle violenze, alle rapine, alla serie ininterrotta di furti, alle truffe che colpiscono gli anziani. È una situazione non più tollerabile”. “Ormai la linea della Giunta comunale di Trieste è chiara. Chiarezza chiama chiarezza. Gli spazi dei mille distinguo si stringono fino a sparire. La Giunta procede a passo serrato nella corrosione dei valori principali su cui si fonda il sentire comune”, denuncia Stefano Fontana, direttore di Vita Nuova (Trieste). Un auspicio è quello che esprime Pier Giovanni Trossero, direttore dell’Eco del Chisone (Pinerolo): “Chissà che prima o poi ci tocchi un politico che la città ed il suo hinterland ce l’ha nel cuore e nella testa”. Uno sguardo al passato per il Corriere Cesenate (Cesena-Sarsina): “A Cesena la pagina strappata dal libro della memoria riguarda i morti nel cosiddetto ‘eccidio della Rocca’: 17 persone uccise sommariamente, a guerra ampiamente finita, da un commando di partigiani. Una pagina rimossa non tanto nei cuori dei familiari degli uccisi, tra i pochi a mantenere vivo il ricordo con il loro fardello di dolore, ma dalle celebrazioni ufficiali. Un altro 9 maggio è trascorso senza che l’Amministrazione abbia speso una sola parola per quei morti di 70 anni fa, nonostante in passato siano state spese promesse e rassicurazioni in tal senso”. Va ancora più indietro nel tempo la Valsusa (Susa): “L’impegno che il nostro settimanale ha preso con la pubblicazione de ‘Le pagine della Grande Guerra’ è teso a scoprire, o riscoprire, quanto e come gli uomini delle nostre montagne affrontarono il conflitto”. La Gazzetta d’Asti (Asti) ricorda che “è toccato a Primarosa Pia, figlia dell’internato Natalino Pia di Montegrosso, il pesante onore dell’orazione ufficiale il 9 maggio al campo di concentramento di Mauthausen nel 70° anniversario della chiusura del lager ad opera degli alleati”.
Attualità ecclesiale. Non manca l’attualità ecclesiale. Pierluigi Sini, direttore della Voce del Logudoro (Ozieri), ricorda l’incontro di Papa Francesco con 7mila bambini della “fabbrica della pace”: “Il Pontefice ha invitato l’umanità ad essere operatrice di unione e concordia. Nel suo discorso affabile e paterno, la triste costatazione che nel mondo, ogni giorno, nascono nuove incomprensioni che sfociano in odi e guerre. Tutti i cristiani, con impegno e sforzo, devono contribuire ad essere operatori di giustizia”. Vincenzo Rini, direttore della Vita Cattolica (Cremona), lancia l’allarme: “L’odio anticristiano nella storia e nella geografia assume vari volti; sa mascherarsi da democrazia, da arte, da liberté, da égalitè, da fraternitè... da laïcité. Quel che è certo è che, se l’Europa vuole fondarsi su queste basi, nega la sua storia e la sua vera cultura. Qualcuno vorrà rendersene conto?”. Il Corriere Eusebiano (Vercelli) ricorda che “l’11 maggio del 2014 monsignor Marco Arnolfo faceva il suo ingresso a Vercelli”. Voci e Volti (Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo) si occupa del convegno ecclesiale diocesano 2015: “Alla presenza della comunità nel territorio è legata, dunque, una testimonianza limpida che sa entrare negli spazi della vita con dolcezza, rispetto, retta coscienza, libertà operosa, rinnovando relazioni personali e istituendo nuovi legami e nuovi progetti sociali”. Luigi Sparapano, direttore di Luce e Vita (Molfetta--Ruvo-Giovinazzo-Terlizzi) parla delle comunicazioni in diocesi: “Nel progetto comunicativo diocesano Luce e Vita ricopre il posto d’onore, non soltanto per la sua ‘anzianità di servizio’, quanto per la sua voglia di suscitare riflessione, approfondimento, confronto, oltre la notizia immediata, e, se possibile, tracciare costantemente il filo rosso che lega la vita della diocesi alle città e al Paese”.

Fonte: Sir
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