Editoriali
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Cento ragazzi in un bar: ma si può?

Tra una variante e l’altra, non c’è certamente da abbassare la guardia

Cento ragazzi in un bar: ma si può?

Tra una variante e l’altra, non c’è certamente da abbassare la guardia. Ma quel che più di tutto disturba, di questi tempi, è forse la deliberata cocciutaggine di quanti continuano a peregrinare per le strade facendo bella mostra di sé senza dispositivi di protezione individuale. Non c’è da indulgere a moralismi, ma ancora una volta ci troviamo a “denunciare” cattivi esempi di cittadinanza per le nostre strade. Ci è capitato, nei giorni scorsi, di imbatterci in alcuni locali su Rende che pullulavano di giovani. Erano in centinaia a banchettare, a metà pomeriggio, senza alcun tipo di distanza di sicurezza. Davvero assurdo che, alla soglia dell’anno dall’epidemia, ancora si assista a scene di un’imprudenza davvero disarmante. Verrebbe da chiedersi perchè le raccomandazioni e le accortezze che ci vengono date, entrino - come si dice - da un orecchio ed escano dall’altro con così grande facilità. Ammesso che siano state recepite.
In realtà, assistere a simili scene dopo dodici mesi di sacrifici, fa davvero male. Qui davvero non c’è logica economica che tenga, e l’appello è ai ristoratori, che pure sono tra le categorie più colpite da questo ambaradàn. Ma anche loro sono chiamati a uno sforzo in più, a dire qualche “no” perchè la capienza, al giorno d’oggi, non sia solo un numero, ma una cosa seria. Proprio nelle settimane in cui si torna a parlare di lockdown, mentre le ramificazioni di un virus così insidioso mietono dati preoccupanti, continuare a far prevalere la ragione del cocktail è anacronistico e ingiustificato.
Che ci siano però pure maggiori controlli, lunedì o sabato o domenica che sia.

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