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Natale in (casa) famiglia

La festa più attesa per i piccoli che vivono nelle opere nel cosentino

Natale in (casa) famiglia
fato casa famiglia  (4)

Sarà un Natale diverso ma dal sapore più autentico quello del 2020. Sicuramente rimarrà impresso nella memoria collettiva a causa di un virus che spezza i contatti, ma non le relazioni. Sembra diminuita l’inutile corsa affannosa ai regali e ci si concentra di più sugli aspetti veri della festa, in primis la carità. Ci siamo chiesti: come vivranno queste festività i minori ospiti delle case famiglie del cosentino? Sono numerosi, infatti, i minori che per problematiche di natura familiare abitano nelle case famiglia. La diffusione del Covid19 ha, di fatto, blindato le strutture, ma all’interno si respira aria di casa e, come in ogni famiglia, ci si prepara all’arrivo del Natale.
Le Suore Minime della Passione hanno a Cosenza tre case famiglia. Quella intitolata al “Cuore Immacolato di Maria” è sita nel quartiere di città 2000 e qui dimorano abitualmente otto minori tra i 9 e i 17 anni. Per le festività cinque torneranno nelle famiglie, su autorizzazione dell’autorità giudiziaria, mentre tre rimarranno con le suore. Le altre due case, invece, site in via dei Martiri (Cosenza Casali) ospitano diciotto tra bambini e ragazzi di età compresa tra i 4 e i 20 anni. Qui solo quattro minori faranno ritorno in famiglia. Per gli altri il Natale sarà condiviso con le quattro educatrici che li seguono e con le suore. “I ragazzi sono molto responsabili e stanno affrontando questo periodo dimostrando molta umanità nei confronti di tutti. Nonostante le difficoltà dovute all’isolamento, stiamo cercando di vivere l’atmosfera natalizia anche dilettandoci in cucina con la realizzazione di alcune ricette tipiche del periodo e bambini e ragazzi rispondono con gioia ai nostri stimoli”, così Eloisa Bove, una delle educatrici delle case “Goccia di Rugiada” e “Pioggia di Rose”. I nomi sono stati attribuiti dalla superiora, suor Eugenia Amodio, ispirati al messaggio di Santa Teresa del Bambin Gesù.
Suor Antonietta Mottola, delle Figlie di Sant’Anna, racconta che nella struttura di Largo Vergini vengono ospitati otto bambini di cui sei in età prescolare e due in età scolare. La maggior parte tornerà in famiglia. Inoltre, sempre nel rispetto della normativa anti covid, arriverà Babbo Natale ad allietare i piccoli ospiti.
Nell’Istituto Divina Provvidenza, retto dalle suore Figlie di Santa Maria della Divina Provvidenza (Guanelliane), per il Natale rimarranno sei bambini che verranno seguiti dagli educatori e dalle suore.
La madre superiora, suor Giustina Valicenti, racconta che il periodo è duro ma interessante: “I nostri ragazzi hanno riscoperto l’ambiente domestico e, per facilitare la didattica a distanza, oltre ad utilizzare la sala computer già presente in istituto ne è stata creata un’altra”.
Molti dei minori presenti nell’istituto si trovano in una condizione di pre-affido o affido e per questo, su autorizzazione della magistratura, potranno vivere le feste nelle famiglie collocatarie.
Gianni Romeo ed Adele Vallone raccontano che, nonostante le difficoltà attraversate dagli otto tra bambini ed adolescenti ospitati presso la casa famiglia “L’Arca” di Celico a causa delle restrizioni, il Natale sarà trascorso in famiglia, previo tampone che sarà eseguito sui minori giorno 23 dicembre e al rientro. “Nel periodo estivo abbiamo adibito il terrazzo a piccola palestra in modo da poter far svolgere ai giovanissimi attività motoria. Abbiamo seguito rigidamente i protocolli e, nonostante i numerosi contagi nella nostra zona, il Covid19 non ha varcato la soglia dell’Arca. In più siamo riusciti ad organizzare la didattica a distanza avvalendoci anche dei pc che si trovavano presso il Centro Polifunzionale Maddalena Romolotti di palazzo Gervasi, momentaneamente chiuso a causa della pandemia. È importante per i ragazzi che seguiamo quotidianamente nello studio avere un rapporto uno ad uno con l’educatore”.
Le case famiglia, dunque, rappresentano un porto sicuro per tanti minori. Andrebbe sicuramente data più attenzione a queste strutture e agli operatori che vi lavorano. Spesso, infatti, i ritardi nei pagamenti determinano una vera e propria compressione dei diritti di questi ragazzi che già si trovano a vivere una situazione di svantaggio. Ecco che allora un piccolo gesto di carità può diventare grande, non solo in occasione del Natale.

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