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Mons. Nolè: nelle sofferenze, accogliamo Dio come Padre

L'Arcivescovo ha celebrato l'Eucarestia della domenica delle palme commentando la passione secondo Luca e invitando a contemplare l'ingresso a Gerusalemme di Gesù.

Mons. Nolè: nelle sofferenze, accogliamo Dio come Padre
Messa Palme

Un tripudio di ramoscelli d’ulivo, una chiesa addobbata a festa, una celebrazione fortemente partecipata. Da giovani e anziani, singoli e famiglie. E’ stata questo e molto altro la domenica delle Palme della cattedrale di Cosenza. A presiedere un rito notoriamente sentito dai fedeli, il Vescovo, monsignor Francesco Nolè, che ha accolto i presenti con la veste rossa, evocativa del sacrificio di Gesù sulla croce e del suo sangue versato per il mondo. La funzione ha preso avvio dalla benedizione degli ulivi e dalla lettura del Vangelo di Marco, quello dell’arrivo di Cristo a Gerusalemme su un asino tra grida d’Osanna e rami di palma di una folla esultante. Subito dopo la lettura del passo del Nuovo testamento, mons. Nolè ha varcato la porta giubilare del Duomo accompagnato da canti solenni e da un fitto seguito. Per rievocare l’ingresso di Cristo in Terra Santa verso il mistero della sua morte e della sua resurrezione. Una volta in chiesa i fedeli hanno rivissuto attraverso le parole di Luca il tradimento di Giuda Iscariota e di Pietro “tre volte prima che il gallo canti” e infine la sofferenza e morte del Salvatore. “Abbiamo inaugurato oggi il cammino verso la Pasqua - ha detto mons. Nolè nell’omelia - vivendo in maniera simbolica tutto ciò che vivremo poi nel triduo pasquale. Siamo partiti coi ramoscelli d’ulivo e abbiamo ascoltato la passione del Signore, Dio che, come dice San Paolo, da figlio di Dio diventa uomo come noi, prende la nostra natura umana e la vive tutta nella sua drammaticità, nel dolore perchè vuol provare tutto ciò che l’uomo può provare nella sua vita”. “Abbiamo iniziato- prosegue il presule - con Gesù che si serve di un asinello, un puledro che però nessuno aveva mai cavalcato e finisce questo racconto con un sepolcro intatto, da nessuno ancora provato. Questo perché - spiega accorato - Dio entra nella sua natura umana in maniera dignitosa, non è né superficiale né sciattone e anche per noi il Signore vuole dei figli capaci di fare delle scelte povere e semplici ma nella dignità”. “Abbiamo cantato- ricorda infine riecheggiando le parole di Cristo sulla croce -“Padre mio perche mi hai abbandonato?” e anche a noi - proclama dal pulpito - può capitare di sentire Dio lontano nella prova e nella sofferenza. Perché? Perche non lo vediamo come Padre. Ma il vangelo di Luca- conclude il vescovo rassicurante - è il Vangelo della misericordia: Gesù che accoglie Giuda nel momento più alto, quello dell’Eucarestia, proprio come fa con noi a patto che accogliamo questo grande dono”.

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