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Mons. Nolè celebra la Pasqua: "nella resurrezione di Gesù c'è tutta l'umanità"

Celebrazione del giorno di Pasqua nella cattedrale cosentina con la benedizione di un'icona di San Francesco di Paola nel 600esimo anniversario della sua nascita.

Mons. Nolè celebra la Pasqua: "nella resurrezione di Gesù c'è tutta l'umanità"
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“Nella resurrezione Cristo ha portato tutta la nostra umanità". La certezza di monsignor Francesco Nolè nella celebrazione pasquale in Cattedrale.
"Il Signore per intercessione dei Santi, interviene nella nostra vita. I Santi sono amici di Cristo, colui che ci dona la grazia. Questa amicizia l’ha donata ad ognuno di noi, beati noi se sappiamo accoglierla”. Questo è il messaggio dell’Arcivescovo metropolita di Cosenza-Bisignano mons. Francesco Nolè nella Santa Messa della Resurrezione di Gesù Cristo. La celebrazione è stata preceduta dalla benedizione di un’ icona dedicata a San Francesco di Paola in commemorazione dei suoi 600 anni. “Siamo testimoni – ha detto mons. Nolè – dei 600 anni dalla nascita di San Francesco e stasera a Paola ci sarà una grande concelebrazione per incontrare quest’uomo di Dio che ha adorato, per tutta la sua vita, Dio nella carità dei poveri, dei bambini. Proprio il motto dei suoi fedeli Caritas, Carità, Amore”.

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Poi la Santa Messa di Pasqua, nella domenica della Resurrezione di Gesù, molto partecipata dai cittadini: “anche nel periodo di penitenza – ha spiegato il Vescovo nell’omelia -  preparazione, di ascolto della parola di Dio che era luce anche nel buio, nella sofferenza, nella prova, anche nel silenzio Dio era a soffrire con noi. E poi, l’esplosione nella Pasqua".
"Questo corpo sepolto nel sepolcro - ha riflettuto il presule. E’ difficile pensare subito alla resurrezione. Ci vuole quella fede – ha spiegato Nolè – che ancora neppure gli apostoli e donne avevano, perché non avevano ricevuto ancora lo Spirito Santo, colui che ci da luce, forza, intelligenza, la capacità di capire che oltre la morte c’è luce. Da soli non ce la facciamo, arriviamo al massimo ad una curiosità, ma di fronte al mistero, siamo come Maria Maddalena, colei che aveva servito il Signore da quando era stata liberata dai sette demoni e aveva avuto modo di sperimentare la Misericordia. Infatti, Maria quando vide che il sepolcro era vuoto, non aveva ancora la forza di affermare che il Signore fosse risorto, perché non ha ricevuto la certezza della sua presenza”. Il pastore della chiesa cosentina ha poi approfondito il messaggio del Vangelo di Giovanni: “Maria Maddalena, allora, porta la notizia agli amici di Gesù i quali erano chiusi nel cenacolo. Nemmeno loro ne erano certi. Infatti pensavano: 'avevamo la certezza che fosse il figlio di Dio, invece, è morto come tutti gli altri. Ormai non crediamo più che possa risorgere'".

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Gesù era con loro – ha ripreso il vescovo – camminava insieme a loro. Anche a noi, capita di sentire l’impossibilità di essere vicini a Dio, ma il Signore è con noi. E’ questa la Misericordia, l’Amore. Ritornando al Vangelo, il Signore è vicino agli apostoli, è vicino a Maria ed infatti ha quella forza di andare ad annunziare che il sepolcro era vuoto. Giovanni e Pietro correndo si recano innanzi al Santo sepolcro. Qui Giovanni, osservate la delicatezza – annota Nolè indicando il Vangelo -, rispetta gli anziani. Arriva per primo e non entra, anzi, si prostra. Questo lo fa non solo perché ha riconosciuto che Pietro è il capo degli apostoli, ma anche perché è più anziano. Questa è una storia di perdono, misericordia, amore. E’ la storia di Dio che Giovanni rispetta. Infatti entrano insieme nel sepolcro. Prima Pietro, poi Giovanni. Giovanni ha bisogno di vedere e toccare per capire, come quando noi chiediamo al Signore un segno della sua esistenza".
"Il Signore lo fa – come accennato sopra – tramite i Santi, suoi amici - prosegue l'Arcivescovo. Dio fa la storia con noi, con ogni uomo, con ogni donna. Nella resurrezione Cristo ha portato tutta la nostra umanità”. In conclusione mons. Nolè ha sottolineato il comportamento che ha avuto Giovanni dinanzi all’evento. “dovete credere. Credere significa, confidarsi, abbandonarsi totalmente a Dio. Fatelo sempre, soprattutto nei momenti di difficoltà, perché Dio è sempre con noi, anche quando non ce lo aspettiamo”.

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