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Il convegno pastorale continua nelle parrocchie e nelle foranie

Va avanti il confronto su Amoris Laetitia perché non rimanga lettera morta ma diventi realtà viva attraverso l'impegno comunitario rivolto al raggiungimento di obiettivi condivisi

Il convegno pastorale continua nelle parrocchie e nelle foranie

Il convegno pastorale diocesano non può ritenersi concluso. Che senso avrebbe essersi incontrati, aver invitato ospiti illustri, chiesto ai delegati di studiare e avanzare delle proposte, se tutto il lavoro svolto finisse nel dimenticatoio? Che valore avrebbe il nostro convenire se a esso non seguisse il desiderio di rinnovare il nostro modo di pensare e di agire? se al dire non seguisse il fare? Per questi e altri motivi, il vescovo, mons. Francesco Nolè, ha stabilito che il tema scelto per il convegno, “Parrocchia: missione famiglia”, sia oggetto di riflessione non solo di questo anno pastorale ma anche dei prossimi due anni. Necessario, perciò, riprendere i contenuti e i suggerimenti emersi dagli interventi di mons. Nolè e dei relatori, i coniugi Giuseppina De Simone e Franco Miano; ma anche rileggere le sintesi i suggerimenti individuati dai delegati nel secondo giorno del convegno, dopo il lungo confronto che li ha portati ad avanzare alcune proposte da realizzare a livello parrocchiale, foraniale e diocesano. Importante sarà anche seguire passo dopo passo gli sviluppi delle decisioni prese nelle sette foranie. Sono iniziati, infatti, in questo mese e proseguiranno nel mese di novembre gli incontri del nostro vescovo con le foranie, per una programmazione comune che porti a scelte condivise. In primavera, mons. Nolè incontrerà nuovamente le foranie per una verifica del lavoro pastorale svolto; ma anche per mettere a fuoco eventuali criticità nel frattempo emerse nelle singole comunità parrocchiali. L’invito è ad avere occhi nuovi per guardare le nostre comunità e le famiglie; per “sviluppare una nuova mentalità che ci renda capaci di cogliere anche nei momenti di crisi la presenza di Dio”: sono le parole di Giuseppina De Simone che, insieme a suo marito, ha invitato l’assemblea dei delegati ad “accogliere la sfi da responsabilizzante affidata alle comunità cristiane…e rivolta alle coppie di sposi perché non si sentano semplici spettatrici ma si impegnino in prima linea per la famiglia”. Per essere luce, per off rire luce, perché in quanto cristiane – ha sottolineato mons. Nolè - “le famiglie hanno un dono, la fede, in grado di illuminare chi si trova nel buio; chi non riesce ad uscire dal tunnel del dolore e della solitudine” . Con i migliori auspici è iniziata nella diocesi di Cosenza la missione delle e per le famiglie nella convinzione che “il bene della famiglia è decisivo per il futuro del mondo e della Chiesa” (AL 31).

I contenuti del convegno in tre parole-chiave

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1 - COMUNIONE

Il nesso che unisce parrocchia e famiglia e` nella parola 'comunione': sono questi "i due luoghi in cui si realizza quella comunione d’amore che trova la sua fonte ultima in Dio” (papa Francesco 9.9.2015).

Parrocchia e famiglia sono chiamate a dilatare la comunione e a rendere l’intera societa` comunitaria. “Domandiamoci – ha suggerito mons. Francesco Nole` - qual è il sogno di Dio sulla famiglia? Come l’ha

sognata e come la vuole il Signore? Per rispondere basta leggere la Sacra Scrittura: ci vuole certamente fratelli, civuole in comunione. E la via del matrimonio deve essere la via caritatis, la via dell’amore”.

Impariamo in famiglia l’arte della relazione, l’arte di non spezzare i fi li che ci tengono uniti gli uni agli altri.

Apprendiamo in famiglia lo stile dell'accoglienza delle diversita` e del perdono: “L’amore vero, quello cristiano – ha continuato mons. Nole` - non è quello usa e getta, è un amore fedele fi no alla croce; un

amore crocifisso è l’amore vero. Stare vicino a qualcuno crocifisso come Maria che ha vissuto la passione con il fi glio: Stabat mater dolorosa. Vivere la croce che non è soltanto la malattia, ma anche la difficoltà, la separazione. Stare vicino a chi soff re: "il prete da solo non ce la fa. C'è bisogno di famiglie coraggiose e disponibili" che collaborino con il parroco perché la comunione si

realizzi anche in parrocchia: “non ci sia più l’esclusione ma l’inclusione, perché siamo tutti fi gli di Dio” – ha sottolineato mons. Nole` -. “Tuttavia il Papa, in Amoris Laetitia, ci invita a una accoglienza che non scandalizzi. Siamo chiamati alla comunione ma non è una legge, piuttosto è un tendere verso la piena comunione che forse non si raggiungerà sulla terra. Ciò che conta è sapere di essere fi glio di Dio, sentirsi accolti dalla comunità, che è famiglia delle famiglie. Non escludere nessuno, ma nemmeno illudere qualcuno. Fare un percorso, camminare insieme. Non abbandonare nessuno ma vivere in comunione nella chiarezza della dottrina".

2 - APPARTENENZA

Sogniamo un giorno in cui ognuno si sposi nella propria parrocchia e non vada altrove a celebrare le nozze; così da evitare che non ci siano santuari con più matrimoni al giorno e parrocchie che, al contrario,

non hanno matrimoni per tutto l’anno! (mons. Nolè). Riscoprire l'appartenenza alla propria parrocchia che può essere pessima ma diventare migliore "nel momento in cui comprendo che mi appartiene, che è casa mia, che è lì che svolgo la mia vita, che costruisco relazioni significative." Sono ancora le parole del nostro Vescovo che ci invita a riconoscere la parrocchia come dono, come luogo accogliente, in cui nessuno è escluso ma ciascuno accolto e reso protagonista della vita comunitaria. Puntando a un'educazione all'appartenenza che passa attraverso l'accoglienza: le famiglie devono sentirsi sostenute; non solo quelle che sono impegnate in parrocchia, ma tutte. La vita parrocchiale deve essere pensata a loro misura. Solo così ognuno sentirà e amerà la chiesa come casa sua.

3 - CONVERSIONE

Mons. Nole` ha posto l’accento soprattutto su questa parola-chiave: conversione. “Dobbiamo convertirci a una mentalità e a uno stile aperto, disponibile; accoglienti il parroco e le famiglie: ambedue soggetti di pastorale. La parrocchia non è il parroco ma è il popolo di Dio, una porzione del popolo di Dio, guidata dal parroco a nome del vescovo. Ciò significa profonda comunione e convinzione che insieme bisogna convertirsi, altrimenti uno si converte e l’altro zoppica. C’è una grande richiesta da parte dei fedeli di comunione con il parroco; di camminare insieme. Per una parrocchia convertirsi signifi ca prendere seriamente gli impegni assunti con il battesimo. Avendo ricevuto il dono del battesimo, questa fede deve svilupparsi negli altri sacramenti. Necessaria, in tal senso, una conversione a un cammino di revisione di quello che è il sacramento delle nozze”. Fin da quando i fi danzati si preparano alla celebrazione del loro matrimonio. Pensiamo a quanto sperpero di denaro in fi ori, fotografi e, canti; richieste che non hanno nulla a che fare con il sacramento che “deve essere dignitoso ma non occasione di spreco. Quando ci decidiamo a cambiare mentalità e a pensare che non possiamo gioire da soli? Ci sono tanti che non mangiano e noi sprechiamo in cibo e in altre cose che nulla hanno a che fare con le nozze. Si potrebbe investire quel denaro in qualcosa che serve a tutta la comunità, andando incontro a chi vive momenti difficili e continuamente bussa alle porte delle nostre parrocchie e della Caritas". Un cammino di conversione e` importante anche quando, dopo le nozze, si vive il dramma della separazione: "Lo scopo di Amoris Laetitia non è quello di fare sconti sul matrimonio ma è di ricercare insieme il vero senso del matrimonio cristiano che è sacramento. E dobbiamo farlo nelle parrocchie, nelle diocesi. Ma non è dando la comunione che risolviamo i problemi di chi è in difficoltà. Occorre offrire, innanzitutto, un cammino di conversione perché chi si sente ferito si riconcili interiormente con se stesso e con gli altri".

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