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Famiglia in cammino con Cristo

Come ogni anno la redazione  incontra l'Arcivescovo per la  tradizionale intervista di fine anno  e lo scambio di auguri. Un appuntamento per ascoltare il pastore ma  anche per un piccolo bilancio annuale e per guardare con speranza alle iniziative, alle scelte ai sogni per la nostra Chiesa diocesana

Parole chiave: francesco nolè (3), parola di vita (104)
Famiglia in cammino con Cristo

Anche quest'anno la pattuglia di redazione ha incontrato l'Arcivescovo di Cosenza-Bisignano, monsignor Francesco Nolè, per un piccolo bilancio annuale sul cammino della diocesi. Il presule ha un punto di osservazione preferenziale proprio per il suo ministero di pastore e guida, ma anche di padre e fratello maggiore in questa Chiesa locale.
E allora, con l'entusiasmo di sempre, dopo aver raccontato le gioie e anche le fatiche dell'anno, una serie di domande per fare il punto e gettare, oltre il 31 dicembre, il cuore e la testa, per una nuova avventura di servizio e una esperienza di discepolato.
"Voi fate un grande servizio alla Chiesa" ci ha detto il Vescovo, "un apostolato che raggiunge tanti attraverso i mezzi di comunicazione, a loro vogliamo annunciare, anche attraverso di voi, la buona notizia del Vangelo, vogliamo ricordare che il Natale senza Gesù è effimero, vuoto ed inutile".
Comincia così il Vescovo Francesco, che si lascia intervistare e si racconta a noi, ai nostri lettori, anche con piccoli aneddoti e ricordi dei Natele trascorsi in famiglia o in convento. "Per noi frati la famiglia diventa la comunità - ci dice - e io solo da vescovo ho ripreso l'abitudine di festeggiare il Natale con i parenti, nella famiglia dove ho ricevuto il dono della vita e quello della fede". Al piccolo Francesco restano nella memoria, impresse indelibilmente, le serate della festa dove si gioiva per cose semplici, per il grande ceppo di legno "che restava acceso tutta la notte" e che il papà portava la sera di Natale "perchè la Madonna deve asciugare i panni del Divono Bambino; la preghiera al focolare, ma anche i botti "artigianali" di chi aveva in casa il fucile da cacciatore e salutava il nuovo anno con qualche colpo. Dal rumore, dalla lontanza cercavamo di capire chi era stato ad annunciare la festa per primo".
Scene e racconti di vita familiare, vissuti nella casa, nel piccolo paesello, ma anche le strategie dei superiori per far vivere i momenti di crescita senza troppo rammarico: le tombolate la sera di Natale, i regali dei benefattori che venivano estratti a sorte, la messa della notte...
Il Vescovo richiama alla memoria il ricordo di famiglie sane, non con un senso di nostalgia per un passato che non può tornare, ma per additare quel tesoro di valori che proprio nella semplicità delle case meridionali si esprimeva nella festa, nella fraternità, con una preghiera attorno alla tavola o davanti al fuoco, con la messa in parrocchia o i saggi racconti dei nonni...
"Ma il Natale è tutti i giorni, tutte le volte che permettiamo a Dio di nascere nella nostra vita..." aggiunge monsignor Nolè, che passa alla disamina di un anno fatto di visite, incontri, ascolti e anche qualche difficoltà... si perchè dove c'è l'uomo che vive c'è il bene e la fragilità, le ferite e la gioia...

nolè

La nostra chiesa sta lavornado sulla centralità della famiglia da qualche anno...
Si, perchè siamo convinti che il futuro della società e della stessa Chiesa sta nella famiglia come ci ha più volte ricordato anche il Papa. Dopo un triennio faremo una verifica, per vedere dove siamo arrivati con le tante iniziative di formazione, di riflessione, di preghiera e anche di ascolto...

Quali le fragilità delle famiglie oggi ?
Visitando le scuole, incontrando tanti giovani, ho potuto cogliere che le tentazioni sono tante, ma il vero problema è la solitudine dei giovani. Tanti di loro colmano il bisogno di affetto, di speranza, con scelte effimere, fino a rischiare le dipendenze non solo da droghe, ma anche da alcool e da un uso smodato dei social... I giovani hanno bisogno di relazioni vere, forti, e se non vengono costruite in famiglia le cercheranno altrove.

Si avvicina il Sinodo dei giovani; cosa sta pensando la Chiesa cosentina per loro?
Abbiamo commissionato a tre professori universitari una indagine per cercare di capire cosa vogliono, i loro bisogni; non vogliamo di certo proporre quello che loro non cercano. Abbiamo potenziato la nostra presenza nelle scuole, con inziative di ascolto accanto alla preziosa opera degli insegnanti, e questo grazie anche ad un lavoro importante dell'ufficio scuola. Ci sono stati una serie di incontri insieme alle istituzioni, quasi sempre insieme al Prefetto, al Questore, alle forze dell'ordine, al procuratore e ad esperti delle diverse discipline, per ascoltari i giovani, accogliere le loro sollecitazioni, provare a torvare insieme alcune risposte... offrire percorsi di speranza possibili. Sono state individuate alcune dipendenze, come ad esempio quello da bevande alcoliche e il gioco d'azzardo anche online. Queste dipendenze stanno all'origine di piccoli episodi di microcriminalità, piccoli furtarelli (purtroppo anche in casa) per procurarsi la bevanda o continuare a giocare.

Ci può ricordare qualche testimonianza?
Ricordo di un giovane che ha raccontato a tutti che lui è riuscito a liberarsi da uan dipendenza grazie alla parrocchia, grazie al gruppo di azione cattolica che gli è stato vicino, ha fatto esperienza vera di famiglia e di accoglienza; ha detto a tutti che si è sentito voluto bene e ha potuto incontare Gesù. Abbiamo firmato, di recente, anche un protocollo di collaborazione tra scuola, istituzioni e chiesa.

Allora c'è ancora un bisogno di spiritualità anche fra i giovani...
Certamente! Confrontandoci con i responsabili della scuola, delle istituzioni, ci siamo detti che se i ragazzi scoprono anche la dimensione spirituale della vita sono capaci di grandi cose, di solidarietà, si servizio, anche di scelte consapevoli che incideranno nella vita.

Dal suo punto di osservazione ci può dire alcuni aspetti positivi che ha potuto cogliere nella nostra diocesi e anche quelli più deboli ?
Le cose belle che abbiamo sono: la santità canonizzata che in soli due anni abbiamo potuto cogliere in alcuni figli di questa Chiesa e quella nascosta. Il Signore ci dona alcuni testimoni per accompagnarci nel cammino che facciamo come Chiesa, ma anche tante persone di santa vita nelle famiglie, tanti laici, sacerdoti e consacrati che davvero vivono nella carne il Vangelo di Gesù. Un secondo aspetto di cui vado orgoglioso sono le vocazioni. Abbiamo due Seminari, cosa molto rara in Italia. C'è il Redemptoris Custos dove si formano i nostri ragazzi e poi il seminario missionario del cammino neocatecumenale Redemptoris Mater. Due esperienze vocazionali ma che insieme danno nuova linfa alla nostra Chiesa. Sia i primi che gli altri ragazzi appartengono alla nostra diocesi, si incardinano a servizio di essa. C'è poi da dire che oltre a servire Cosenza abbiamo con orgoglio alcuni fidei donum nelle chiese italiane e all'estero, proprio grazie a questa spinta missionaria che dà il Seminario di Fuscaldo. I nostri giovani che si formano a Rende hanno la possibilità di fare esperienza sia nelle parrocchie che nelle opere di carità e nei luoghi di sofferenza: ad esempio, quest'anno, alcuni di loro il sabato e la domenica, sono con i cappellani fra le corsie dell'ospedale per incontrare la sofferenza e crescere anche in questo che è uno degli aspetti fondamentali del ministero sacerdotale. Abbiamo anche due centri di formazione teologica di livello universitario che collaborano con la vicina Unical: l'Istituto teologico per i futuri sacerdoti, quello che chiamiamo Seminario, e l'Issr per i laici e le religiose. In questo secondo centro si formano non solo i futuri insegnanti di religione, ma laici e gli operatori pastorali, che dovranno incidere sempre di più nella chiesa e nella società.
Penso anche a tante coppie giovani che fanno un cammino cristiano verso il sacramento del matrimonio. Ed infine ho incontrato tanti volontari, giovani e adulti, che si spendono giornalmente e in silenzio nelle carceri, negli ospedali, nell'accoglienza dei migranti, non solo nelle mense che restano una cosa ammirevole.

Ha pensato ad una Visita Pastorale in diocesi?
Non ad una cosa strutturata, perchè visito costantemente tutte le parrocchie; stiamo immaginando forma di aiuto, non ispettiva, perchè i tempi sono cambiati. Stiamo pensando a valorizzare i vicari episcopali e quelli foranei, affinche nelle parrocchie, anche quelle più piccole, nascano esperienze di formazione delle famiglie e dei catechisti, la caritas, i consigli parrocchiali e affari economici.

Fra qualche anno la nostra Chiesa vivrà un momento forte attorno alla Cattedrale..
Si voglio annunciare che nel 2222 vivremo, se Dio vorrà, il giubileo della nostra Cattedrale. Ci prepareremo per un triennio con una grande peregrinatio della Madonna del Pilerio, così come fece san Giovanni Paolo II per il grande Giubileo, affinchè la Chiesa si scopra ancora di più una famiglia in cammino, alla sequela di Gesù, per una rinnovata presenza nel mondo, nella città degli uomini.

Dove vede la possibilità di un impegno forte dei cristiani...
Penso alla politica, dove i laici possono dare un grande contributo, senza la paura di pensare che tutto è sporco... ma naturalmente il cristiano deve formarsi alla dottrina sociale, secondo un percorso di crescita e di avvicinamento, evitando improvvisazioni. La politica è una vera forma di servizio; Paolo VI la definiva la prima forma di carità. Come chiesa dovremmo proporre spazi di formazione all'amore per la Città e per il servizio ad essa; è mancato forse questo impegno alla formazione delle nuove generazioni anche da parte della stessa Chiesa.

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