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Falabretti: i giovani vedano il Vangelo che vive in noi

La relazione del responsabile CEI di Pastorale giovanile. Il valore della formazione dei laici

Falabretti: i giovani vedano il Vangelo che vive in noi

“Lavorare insieme è decisivo per la credibilità del Vangelo e perché, come risultato, i giovani vedano delle esperienze, vedano il Vangelo”.

Vedere il Vangelo che vive. Un’immagine evocativa quella che don Michele Falabretti, ospite a Cosenza per il Convegno diocesano, ha scelto per la sua relazione. “Ascoltare, accompagnare, annunciare” il tema dell’assise, affidata alle cure dell’equipe di Pastorale giovanile diocesana, guidata da don Franco Staffa. Oltre 700 i delegati delle parrocchie convenute presso l’auditorium Giovanni Paolo II di Rende per l’incontro che dà inizio ufficialmente al nuovo anno pastorale. Sono i giovani al centro del programma diocesano. La Chiesa locale si inserisce nel solco del cammino voluto da papa Francesco e che ha visto prima la celebrazione del Sinodo dei Vescovi sui giovani e poi la diffusione dell’esortazione pontificia Christus vivit. Giovani e adulti, giovani e anziani, categorie “che non si possono disgiungere” se, con papa Francesco, si vogliono raggiungere alleanze educative. “Gli adulti hanno bisogno di capire che la loro vocazione più grande è quella di essere generativi. E la Chiesa deve chiedersi la stessa cosa. Per generare bisogna essere capaci di accompagnare” - ha detto il relatore - che rispetto alla difficoltà nel coinvolgimento dei giovani nella pastorale ha esortato a “non rassegnarci”. “Il tema non è definire la modalità del generare perché nessuno ha la bacchetta magica, ma è essere noi stessi generativi. Siamo dentro un tempo in cui nessuno può star tranquilli e dobbiamo comprendere che la consegna del Vangelo dipende da ciascuno di noi”. La convinzione di don Falabretti è che “in questo tempo siamo chiamati a seminare una speranza che parte dell’attesa di un mondo nuovo che può nascere, ecco perché bisogna investire del tempo nell’esperienza educativa”. Considerando che “l’educazione non può ridursi a ricette, ma deve essere pensata e discussa”, il responsabile Cei di Pg ha evidenziato che “ciò significa iniziare a progettare insieme”. Questa la consegna e l’augurio. 

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