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IL CANTO "CRISTO SALVATORE DEL MONDO"

In allegato il testo con le note testuali e lo spartito.

E' stato composto dai seminaristi Antonio Acri e Pasquale Panaro

Riportiamo il testo e il significato teologico del canto Cristo Salvatore, composto e musicato dai seminaristi Antonio Acri e Pasquale Panaro per il nuovo complesso pastorale parrocchiale di Mendicino.

Alle Querce Abramo vide il Signore

nell’ora più calda, Ospite inatteso;

gli corse incontro e prostrato fino a terra

lo supplicava di fermarsi li.

Rit.

Cristo, Salvatore del mondo

hai visitato il popolo eletto;

con la tua speciale presenza

doni speranza e pace vera.

Quando fu arrivato Mosè sul santo monte

fuoco egli vide, voce udì soave;

tolti i calzari, si copriva il volto:

gli era dinnanzi il Signore della vita.

Accolse Maria la visita celeste,

la Sua ombra l'ha resa feconda;

sorge nel mondo aurora di salvezza,

tutta la terra aspettava il suo "Sì".

All’alba del giorno di nuova creazione

Lì, nel giardino, Giovanni giunse primo

e dopo Pietro, entrando nel sepolcro

vide e credette: Gesù non era lì.

Nel nostro cammino, uniti nella Chiesa,

dolce è l’incontro sicuro della fede;

come i discepoli, anche noi chiediamo:

"Resta con noi, Signore Gesù"!

PRESENTAZIONE E COMMENTO TEOLOGICO

“Cantate al Signore un canto nuovo, cantate al Signore da tutta la terra.
Cantate al Signore, benedite il suo nome, annunziate di giorno in giorno la sua salvezza”.

 dal Salmo 95

 

«Nutrire ed esprimere la fede sono il fine della musica sacra».

Lo ha detto papa Benedetto XVI all’Associazione Italiana Santa Cecilia per la musica sacra, il 10 novembre 2012.

E’ con questo spirito che in occasione della Dedicazione della nuova Chiesa di Cristo Salvatore in Mendicino (CS), su premurosa richiesta del parroco Don Enzo Gabrieli, è stato composto  questo canto liturgico, avendo come obbiettivo quello di congiungere il cuore di chi canta e di chi ascolta al cuore di Dio: “Cor ad Cor loquitur(San Francesco di Sales).

Il canto Cristo Salvatore del mondo (il titolo stesso ricorda il nome della nuova Chiesa dedicata) vuole ripercorre, a partire dalla Sacra Scrittura, alcune tappe della visita di Dio nella storia: dall’apparizione ad Abramo alle querce di Mamre, fino all’incontro con il Cristo Risorto di due discepoli, lungo la strada di Emmaus. Si vuole evidenziare come,  nella storia dell’umanità, a Dio sia piaciuto stabilire con gli uomini una relazione d’amore e di grazia, rivolgendosi in particolare ad alcuni personaggi diventati icone del cammino di fede dei credenti. In ognuna delle cinque strofe ne è richiamato uno.

Dopo ogni strofa, nel ritornello vi è un’invocazione a Cristo,  Salvatore del mondo, «nel quale trova compimento tutta intera la Rivelazione di Dio Altissimo» (Costituzione Dogmatica sulla Divina Rivelazione «Dei Verbum», n. 7).  Così tutte le promesse dell’Antico Testamento si realizzano nella salvezza operata dal Cristo, il quale, mediante il mistero della sua morte e risurrezione, manifesta la sua presenza salvifica nella Parola e nei Sacramenti (Costituzione sulla Sacra Liturgia «Sacrosanctum Concilium», n. 7).

Il secondo verso del ritornello si unisce alla lode di Zaccaria, che benedisse il Signore, Dio d’Israele e potente Salvatore,  «perché ha visitato e redento il suo popolo» (cfr. Lc 1, 68).

Nel terzo verso invece è specificato il modo con cui Dio interviene nella storia dell’uomo: con una “speciale presenza”. Papa Francesco nella meditazione mattutina Quando Dio visita del 16 settembre 2014 parla della visita di Dio al suo popolo come di una presenza del tutto speciale.                  E’ speciale innanzitutto perché personale, ma nello stesso tempo comunitaria. L’esperienza di Dio che ognuno di noi fa è sempre speciale: così come lo è stata per Abramo, Mosè, Maria e i discepoli, lo è oggi per la Chiesa.

E quando Egli visita il suo popolo non può che infondere speranza e pace vera (cfr. Gv 14, 27).

Il canto inizia con la parola “querce”, rievocando l’incontro di Abramo con Dio alle querce di Mamre (cfr. Gn 18, 1-8). Tutto il progetto teologico della nuova Chiesa di Cristo Salvatore si è sviluppato intorno a questa scena vetero-testamentaria e, infatti, il nuovo tempio nasce come una vera e propria tenda ai piedi di una quercia.

Nella seconda strofa,  invece,  è narrata l’esperienza di Dio fatta da Mosè sul monte Sinai (cfr. Es 3, 1-6). Davanti al Roveto Ardente egli, ubbidendo alla Voce, si toglie i sandali; questo ci ricorda che l’esperienza di fede richiede di spogliarsi di tutto ciò che è superfluo per concentrarsi invece sull’essenziale: l’incontro con Dio, Signore della vita, che si è rivelato nel suo Figlio Gesù come via, verità e vita (Gv 14, 6).

Nella terza strofa protagonista è Maria, della cui verginità integra, dicono i padri greci, il Roveto Ardente è l’icona. Essa è adombrata dallo Spirito,  che diventa per lei una forza vivificante e feconda per l’umanità intera.

Cristo è il Salvatore, Maria è Aurora di salvezza cosi come l’ha invocata il beato Paolo VI in una preghiera da lui composta per il giorno dell’Immacolata Concezione del 1964.

Il testo suggella la scena dell’Annunciazione (cfr. Lc 1,26-38), rievocando l’attesa del mondo circoscritta nella frazione di secondo tra la proposta dell’angelo e la risposta di Maria, che San Bernardo di Chiaravalle in una bellissima e famosa omelia descrive perfettamente: «tutto il mondo è in attesa, prostrato alle tue ginocchia: dalla tua bocca dipende la consolazione dei miseri, la redenzione dei prigionieri, la liberazione dei condannati, la salvezza di tutti i figli di Adamo, di tutto il genere umano»(dalle omelie sulla Madonna, 4, 8-9).

Nella quarta strofa è narrato l’irrompere della Pasqua (cfr. Gv 20 1-9).

E’ nella Risurrezione del Cristo che Dio interviene con la sua potenza nella vita e nella storia degli uomini, talvolta segnata da esperienze di dolore e di morte.

Protagonisti, nella quarta strofa, sono gli apostoli Pietro e Giovanni. E’ descritta la corsa d’amore che i due fanno verso il sepolcro. Giovanni giunge per primo e si ferma, lasciando entrare prima Pietro; la Profezia cede il passo all’Istituzione, ma l’una e l’altra, insieme, sono necessarie per portare a tutti il Vangelo del Signore Risorto.

Nell’ ultima strofa, armonizzata a quattro voci come il ritornello,  il riferimento biblico è all’apparizione di Cristo Risorto ai discepoli lungo la via di Emmaus. Il canto si conclude con la solenne invocazione : «Resta con noi Signore Gesù»! (Cfr. Lc 24, 29). Come scrisse San Giovanni Paolo II nella lettera apostolica Mane nobiscum Domine, «tra le ombre del giorno in declino e l'oscurità che incombeva nell'animo, quel Viandante era un raggio di luce che risvegliava la speranza ed apriva i loro animi al desiderio della luce piena. Di lì a poco il volto di Gesù sarebbe scomparso, ma il Maestro sarebbe rimasto sotto i veli del pane spezzato, davanti al quale i loro occhi si erano aperti» (n.1).

Ciascuno, che canta o ascolta, è chiamato a riflettere sul grande mistero della Chiesa, Popolo di Dio, Corpo di Cristo e Tempio dello Spirito Santo (cfr. Costituzione dogmatica sulla Chiesa «Lumen Gentium»), all’interno della quale soltanto è possibile sperimentare quel dolce incontro con Cristo Gesù nella Parola e nei Sacramenti. Un’ esperienza che i credenti vivono concretamente nella parrocchia.

Il cardinale Angelo Bagnasco, nella prolusione all’assemblea della Conferenza Episcopale Italiana del 21-25 maggio 2012, ha ricordato che «laparrocchia è la presenza di Dio nella società».

 “Resta con noi” è l’invocazione che deve scaturire dal cuore di ogni credente con la consapevolezza che «nelle gioie e nelle speranze, nelle tristezze e nelle angosce degli uomini d’oggi» (cfr. Costituzione Pastorale sulla Chiesa nel mondo contemporaneo, «Gaudium et Spes»,                n. 1)  ci attende un dolce incontro ed una speciale presenza, l’unica capace di donare all’uomo la speranza e la pace.

E’ questa la supplica  più bella che la Chiesa, pellegrina nel tempo, rivolge al suo Signore Gesù Cristo, “unico Salvatore del mondo, ieri, oggi e sempre(cfr. Giovanni Paolo II, Tertio millennio adveniente, n. 40).

 

 

 Sem. Antonio Acri                                                                                                                                                             Sem. Pasquale Panaro

  Autore del testo                                                                                                                                       Compositore

E' stato composto dai seminaristi Antonio Acri e Pasquale Panaro
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