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L'INTERVISTA 

Un nuovo "morso" alla Grande Mela... ecco l'ultimo romanzo di Antonio Monda.

A Cosenza per presentare "L'evidenza delle cose non viste". Nostra intervista ad Antonio Monda, famoso scrittore di New York di madre cosentina. 

Un nuovo "morso" alla Grande Mela... ecco l'ultimo romanzo di Antonio Monda.

L’Amore è un sentimento ampio, profondo, è un lato emotivo che può presentare in varie forme definite, in mille sfaccettature, come, d'altronde, è la rappresentazione “ariostesca” della definizione della personalità dell’uomo. L’amore è spesso spiegazione, è causa di tormento, matrice di gioia e di felicità, propulsione della vita e, anche, slancio verso Dio. Queste “facce” del sentimento vengono scrutate e interpretata dai poeti, dagli scrittori, veri “lettori” del cuore. Antonio Monda, scrittore, giornalista, docente della Tisch School of the Arts dell’Università di New York, collaboratore di Rai News 24, del quotidiano “la Repubblica” e direttore artistico del Festival del Cinema di Roma, venerdì 14 luglio, ha fatto tappa a Cosenza nell’ambito dei “Beni parlati” del “Festival della Invansioni-Confluenze”, nello scenario del chiostro San Domenico. Monda ha presentato, nel dibattito animato con Pino Sassano, il suo ultimo romanzo L’evidenza delle cose non viste” (150 pp., 18 euro, Mondadori), ulteriore sforzo letterario in cui analizza il decennio degli anni ’80 di New York. “Erano anni entusiasmanti – fa soffermare Monda dopo gli spunti di riflessione lanciati da Sassano -, ma pieni di criticità”. “Il libro in superficie ha una sua cura. Lo stile che cerco di imitare è quello di Hemingway e di Giulio Cesare. Tuttavia, nella sostanza i sentimenti si riuniscono in un habitat dove si condensano elementi di un vissuto. C’è una disamine sulla vita, sul significato esistenziale. Credo che il libro avrà successo se, al termine della lettura, il lettore si identifica con il personaggio maschio”. Al centro della storia, come accennato, la forma dei sentimenti: “nel libro, ritengo che l’arte sia la definizione dell’universale nel particolare. In un qualcosa concepiamo tutto l’universo. L’amore che racconto è un adulterino, ma è un sentimento vero”. Nobel a Dylan? “Lo considero un grandissimo. Lo merita. Era dal 1993 che gli Usa non ricevevano un Nobel per la letteratura. Tuttavia, ogni 15-16 anni fanno un qualcosa di innovativo. C’è molto equilibrio nella giuria per il Nobel”.

 

Monda, un nuovo romanzo sempre su New York… la nuova città eterna…

“Beh la città eterna è Roma, però New York non dorme mai. Questo è il quinto romanzo che dedico a questa città, ai personaggi che la vivono. Fa parte di una serie di dieci libri, oppure un libro unico di dieci volumi, come dico spesso, ognuno ambientato in un decennio diverso con personaggi che ricorrono. Per esempio, questo ha un libro gemello, "La casa sulla roccia". Li c’era un matrimonio raccontato dalla moglie, in questa storia c’è, invece, il matrimonio raccontato dall’amante. Che è lo stesso matrimonio”.

Parla dei sentimenti, che come ama spesso ribadire “non sono solo illusioni”…

“Non mi auguro che siano un illusione. Questa storia racconta una amore autentico. Una storia tormentata, dolorosa, dove la protagonista femminile dice all’uomo che ama di non nascondere la sua scelta perché è vera. Noi siamo fatti di carne, di odori, di sentimenti, che non sono un illusione”.

Di decennio in decennio, come cambia il volto di New York negli anni?

“Cambia sempre per non cambiare mai, un po’ come la formula del Gattopardo, perché chi la vede resta sempre colpito dalla grandiosità, dalla sfida, dall’energia e dalla solitudine”.

Come vede il nuovo presidente degli Stati Uniti, Donald Trump?

“Innanzitutto ho perso le elezioni, perché ho votato la sconfitta (Hillary Clinton, nda). Quindi, non sono ne un sostenitore, ne un ammiratore, anzi vedo con grande preoccupazione”.

antonio monda

(Antonio Monda. Nella foto di copertina, lo scrittore nel dibattito insieme con Pino Sassano. Foto Osvaldo Spizzirri). 

Crede che ci possa essere un avvicendamento dei sindaci delle grandi città che si stanno mettendo in mostra, come Bill De Blasio, Sadiq Khan di Londa? In particolare, De Blasio può  essere un leader anti-Trump?

“De Blasio precede Trump di tre anni come nomina. Se devo essere franco, finora non ha dato una grandissima prova. Detto questo, rispetto a Trump siamo proprio su un’altra galassia, De Blasio è una persona che non si può condividere, anzi, l’ho contesto per molte cose. Tuttavia, possiede un forte senso della dignità, della civiltà, del rispetto, della tolleranza, che Trump, finora, non ha dimostrato di avere”.

Sarà una presidenza all’insegna dell’imprevedibilità, come dimostrano le recenti dichiarazioni  inerenti il patto sul clima?

“Temo che sarà una presidenza all’insegna dell’improvvisazione. Non sempre in positivo”.

Cosa pensa dello scenario politico italiano ed europeo?

“Ennio Flaiano, grande commediografo e sceneggiatore, dice che in Italia la situazione è sempre tragica, ma non è mai seria”.

Un saggista e politico italiano, Francesco Saverio Nitti, diceva che gli italiani sanno fare discorsi…

“(ride) Non la conoscevo come battuta, ora la faccio mia. Purtroppo siamo in un momento complicato, perché mi sembra che c’è un ritorno al passato, nel peggiore dei sensi possibili. Siamo tornati ad una situazione simile a venti-venticinque anni fa e con prospettive di alleanze antiche, senza le personalità di quel periodo passato”.

Lei è l’esempio positivo dell’italianità nella Grande Mela, qual è stato il contributo degli italiani a New York?

 “E’ inconcepibile immaginare la città senza il contributo degli italiani che, insieme agli ebrei, agli irlandesi e a tante altre minoranze, hanno reso grande il centro americano. Gli italiani si sono distinti in tantissimi settori: dall’arte, alla scrittura, pensate a scrittori come John Fante e Don DeLillo, al cinema con Robert De Niro e Martin Scorsese, ma anche Al Pacino e tanti altri. Potrei continuare con l’arte figurativa di Frank Stella. È stata una conquista dolorosa per gli italiani. Non sono approdati senza dover conquistare con lacrime e sangue, come direbbe Churchill, quello che hanno conquistato”.

Come rivede Cosenza?

“E’ sempre un grande amore. Sono figlio di una cosentina, ora (venerdì 14, nda) siamo in questo meraviglioso chiostro (San Domenico, nda) ed è sempre un piacere. Purtroppo, riesco a visitare la città solo uno o due volte l’anno. Sono onorato di esserne cittadino onorario. Comunque vedo che ci sono nuovi centri commerciali e la città è ricca di iniziative culturali, questo è un segno importante”.

Tornerà l’edonismo reaganiano?

“Quel mondo non tornerà esattamente, ma tutto quel movimento, lo yuppismo, l’edonismo reaganiano, tutto ciò che è liberismo, potrà tornare, ma non sarà lo stesso. Il mondo termina il 9 ottobre del 1987 con il primo crollo finanziario di Wall Strett, prodromo del botto del 2008. Era un altro mondo, anche entusiasmante”.

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