Cultura
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Una conversazione con Mary Angela Schroth e Sandra Leone. Due donne nell'arte.

Un'arte che diventa intrecci di colore

Nina Bovasso in esposizione a Rende presso la Galleria Diffèrart

Per la fotografia in copertina si ringrazia la Galleria Diffèrart

Frugalità e fragilità, cromie che si oppongono al bianco e intrecci familiari, questo quanto emerso dalla conversazione con Mary Angela Schroth, direttrice di Sala 1 - Centro Internazionale di Arte Contemporanea a Roma, la madrina che ha inaugurato lo scorso venerdì, la seconda esposizione in Italia della mostra personale di Nina Bovasso ‘Intrecci di Colore’, ospitata nella galleria rendese Diffèrart di Sandra Leone, storica dell’arte. Appena entrati, veniamo attratti da installazioni di piccole dimensioni, stagliate su pareti bianche: tratto insolito rispetto alla produzione artistica cui ci ha abituati la Bovasso. Si tratta di listarelle di cartone, sovrapposte a intreccio, realizzate quindi con materiale comune e di piccole dimensioni. Alcune di queste opere sono caratterizzate da intrecci di colori, di tonalità armonizzate e in accordo tra di loro; altre invece simili nella forma, sono totalmente bianche. Tuttavia non possiamo fare a meno di notare che questi intrecci di forme e colori mostrano irrequietezza. Abbiamo chiesto a Mary Angela Schroth e a Sandra Leone di darci qualche indicazione sulle opere esposte e sulla Bovasso.

Chi è Nina Bovasso e che cosa rappresentano queste opere?

«Nina è una pittrice newyorkese molto conosciuta per la sua generazione, ci dice la Schroth: la particolarità delle opere esposte nella galleria di Sandra Leone è che costituiscono una nuova serie creativa che trae ispirazione dall’esperienza artistica dei genitori. Si tratta di un lavoro molto frugale, che però riesce a esprimere con forza la rottura con la pittura che l’artista realizzava prima e l’inizio di una nuova direzione più costruttivista. È vero che in pittura e in scultura tutto è stato fatto, ma non tutto è stato detto».

Si tratta, quindi, di un ‘intreccio’ che rappresenta le relazioni familiari dell’artista?

«Sì – continua la Schroth – come si evince da alcune opere esposte. Si ravvisa un certo conflitto: l’artista adesso sta attraversando un periodo di svolte e di cambiamento. Anche secondo me, questa nuova fase di Nina passa attraverso il suo rapporto con i genitori».

Sandra, quale il valore di questa esposizione per il nostro territorio?

«La Diffèrart vuole organizzare eventi legati all’arte di valore internazionale, che diano visibilità al nostro territorio, attraverso la collaborazione con realtà affermate, in questo caso, con Sala 1 e con la Josée Bienvenu Gallery di New York. ‘Intrecci di colore’ sarà aperta sino al 10 settembre. La forza di questa mostra nasce dalla purezza dell’espressività: essendo legata al valore psicoanalitico dell’arte, mi ha affascinato che un’artista come Nina Bovasso abbia rinunciato alla produzione di opere più commerciali e si sia dedicata a una produzione più complessa, sperimentale e intima, quasi fanciullesca. Sembrano, per certi aspetti, forme realizzate da bambini. Questo cambiamento d’identità che sta tentando di emergere da Nina è stato determinato anche da recenti esperienze di vita personali. Da sottolineare che le forme esposte sono molto importanti per comprendere la nuova produzione dell'artista: nel momento stesso in cui lei le ha realizzate, non si è resa conto del profondo cambiamento d’identità che stava avvenendo dentro di sé e che ha determinato una forte e irreversibile rottura con la produzione precedente. Emerge tutta la fragilità intima del momento che, attraverso l’artista e, al contempo, attraverso questi colori comunica con forza un cambiamento».

Un'arte che diventa intrecci di colore
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