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Novità per il TG4

Alessandro Cecchi Paone è il nuovo conduttore fisso.

Novità per il TG4

Dopo la lunga era di Emilio Fede – direttore-conduttore dal giugno 1992 al marzo 2012 – il Tg4 sotto la direzione di Mario Giordano ha deciso di tornare a puntare sul conduttore unico di richiamo, riportando davanti alle telecamere Alessandro Cecchi Paone, a cui è stata anche affidata la vicedirezione della testata. La scelta è stata determinata dallo scarso riscontro del Tg4 in termini di ascolto, nella speranza che il volto noto del giornalista possa risollevare un po’ l’audience.
Il buon Cecchi Paone, che già caratterialmente tende a un certo protagonismo, si è subito calato nella parte personalizzando la conduzione dell’edizione delle 18.55 e allungandone la durata di 25-30 minuti, per una durata complessiva di quasi un’ora (il doppio rispetto al formato abituale dei notiziari televisivi). Rispetto alle altre edizioni condotte dai suoi colleghi in piedi, Cecchi Paone ha recuperato la classica posizione del “mezzobusto” seduto al centro della lunga scrivania che occupa lo studio, quasi in posizione di comando a ribadire di essere lui a tener le fila della testata. Sul tavolo del nuovo volto del Tg4 campeggia anche un mappamondo dorato e l’intera scenografia è strutturata a imitazione dei notiziari televisivi americani, che tendono ad affermare la figura dell’anchorman.
In una televisione popolata di reti “all news” e ricca di appuntamenti con i notiziari che si susseguono di ora in ora, non è facile per una testata telegiornalistica distinguersi dalle altre. Ciò che può fare la differenza, oltre alla scelta degli argomenti o dei temi da privilegiare, è il modo in cui le notizie vengono date. Per questo si cerca la personalizzazione della conduzione, puntando su volti noti e cercando di favorire un legame empatico fra conduttore e pubblico.
Le nuove tecnologie ci hanno abituato all’informazione in tempo reale e difficilmente uno spettatore si pone di fronte al telegiornale della sera senza conoscere già il contenuto delle notizie che saranno esposte. In questo senso, la funzione dei tg è più quella di riassumere le news di giornata che rivelare qualcosa di ignoto e si gioca molto sull’editing, ovvero sulla forma dell’esposizione, che dipende direttamente dallo stile enunciativo del conduttore.
La dilatazione della durata conferma la tendenza dell’informazione televisiva a scovolare sempre più verso l’infotainment (informazione + intrattenimento), che mira soprattutto a intrattenere lo spettatore più che a renderlo edotto sui fatti del mondo. Le notizie diventano un pretesto per collegamenti trasversali fra gli argomenti, spazi di dialogo, interviste a opinionisti e divagazioni varie; l’importante, per la testata, è conquistare il maggior numero di spettatori per il tempo più lungo possibile, attuando un traino anche sugli spazi pubblicitari all’inizio e alla fine del programma.
Tutto il contrario di quanto accadeva nei telegiornali delle origini, a metà degli anni Cinquanta, quando l’imparzialità nell’espressione e la neutralità formale erano una regola, insieme all’obbligo per gli speaker di non farsi notare troppo per i modi di condurre e di rappresentare sempre e comunque l’immagine “istituzionale” della testata. I primi conduttori, del resto, non venivano scelti fra i giornalisti ma fra i doppiatori, in quanto fra i requisiti indispensabili per svolgere al meglio il ruolo c’erano la corretta pronuncia e la dizione infallibile.
Da allora a oggi si sono affermate sempre più le esigenze spettacolari, che hanno trasformato anche il telegiornale in un prodotto mediatico più da vedere che da sentire.

Fonte: Sir
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