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Nespolo, eclettivo e irriverente

Necessaria una visita a San Benedetto del Tronto, dove sul lungomare...

Mentre lungo le strade di Torino soffiava il vento del Sessantotto, in Italia emergevano alcune forti ed eccentriche personalità del mondo dell’arte: Mario Schifano, Enrico Baj, Alighiero Boetto, celebri e conosciuti maestri, le cui opere hanno arricchito di internazionalità il patrimonio culturale del “Bel Paese”. Tra questi ricordiamo il torinese Ugo Nespolo con la sua lunghissima carriera che parte dalla metà degli anni Sessanta e giunge fino ai giorni nostri, attraversando i vari stili figurativi (arte povera, neo futurismo, pop art, concettuale ecc.) e spaziando nei vari generi dalla scultura alla pittura, dal cinema alla grafica pubblicitaria, dall’abbigliamento all’arredamento.Nespolo con il collega ed amico Mario Schifano diedero vita al Cinema degli Artisti, ispirato al New American Cinema. Da quella “spaghetti-factory” uscirono autentiche opere d’arte in 8 mm quali “Grazie Mamma Kodak”, “La galante avventura del cavaliere dal lieto volto”, “Buongiorno Michelangelo”. Si tratta di raffinate pellicole che avevano come protagonisti artisti come Lucio Fontana, Mario Merz, Enrico Baj e Michelangelo Pistoletto. La straordinaria capacità creativa e la voglia di sperimentazione hanno portato Ugo Nespolo a ricercare una sua personalissima cifra stilistica nella potenza espressiva del colore e nella scomposizione e ricomposizione della realtà attraverso la tecnica dei “puzzles”. Le opere di Nespolo consistono in fantasiose composizioni zigzaganti formate da una serie di coloratissimi pezzi di legno sagomati che, come tessere monocromatiche intense e lucenti vengono incastrate in vario modo così da comporre figure e ambienti dai contorni irregolari, in un intricato ed intellettualissimo gioco di citazioni, associazioni e rimandi alla realtà. Nelle sue creazioni è sintomatico il dialogo continuo tra materia, arte e design e così sul finire degli anni settanta nasce il famoso “Albero dei Cappelli”, una scultura plurimaterica la cui forma alberata ha la terminazione dei rami in colorati cappelli. Il grande successo avuto negli Stati Uniti da questa particolare scultura-non-scultura, ha fatto sì che l’opera, da pezzo unico è divenuta oggetto di design e prodotto seriale.Le opere di Nespolo si caratterizzano per un fascino tutto particolare sempre al limite tra ironia e raffinata citazione, è quel mondo di figure e parole danzanti, l’universo dei “camuffamenti”, un mondo quasi fiabesco. E su queste premesse che Jole de Sanna definisce Nespolo “un magicien…l’enfant terrible de la peinture italienne ou de la non-peinture italienne”, mentre Furio Camillo mette in evidenza la formidabile carica culturale delle sue opere, ricordando proprio che il maestro torinese “usa le forme (ombre, sagome, silhouettes, figure umane, definizioni di spazi in interni) al modo in cui Calvino usa il linguaggio, ingannevole realismo prodotto in laboratorio per un genere di alto artificio”. Con questo spirito, ecclettico ed irriverente, Nespolo ha dato vita ad una delle sue creazioni più divertenti e che è possibile ammirare passeggiando per il lungomare di San Benedetto del Tronto affollato di turisti. Un’enorme sagoma di parole colorate, ripetute come un ritornello ridondante, diviene un monumento alla gioia e alla libertà, un’opera che posta in quel luogo, sembra trattenere il suono delle onde e riprende i versi del poeta Dino Campana: LAVORARE, LAVORARE, LAVORARE, PREFERISCO IL RUMORE DEL MARE. Non si tratta di un invito all’ozio ma come ha precisato lo stesso artista: “quando il lavoro diventa lavoro & lavoro & lavoro l’uomo viene schiacciato. E non sempre dal bisogno ma spesso dall’avidità, dall’invidia, dal desiderio, da finte necessità che ci fanno trascurare i doni più belli”.

Fonte: Sir
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