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L'epopea del Ricovero Umberto I in un libro di Dalena

"La prigione degli inutili" in un volume edito da Falco racconta la storia dell' "ospizio di mendicità" di Cosenza nel quale operarono con "opera caritatevole" le Suore Piccole Operaie dei Sacri Cuori.

Parole chiave: acri (6), picocle operaie (1), ricovero umberto I (1), dalena (1), cosenza (519)
Archivio Casa generalizia Piccole Operaie dei Sacri Cuori

Per centodiciassette anni, dal 1880 al 1997, centinaia di persone, considerate eufemisticamente “diverse” dalla società, furono “recluse” nel ricovero di mendicità Umberto I di Cosenza. Storie tragiche di sofferenza e abbandono ai danni di “inutili” e anormali obbligati all’oblio perché le loro deformità fisiche e alienazioni mentali “rischiavano – come spiega Ercole Giap Parini – di turbare i sentimenti di una città che avanzava verso la costruzione di una posticcia raffinatezza post unitaria”. La storia del “gigante dal ventre molle” è stata ricostruita da Matteo Dalena in collaborazione con Alessandra Carelli nel volume “Ricovero Umberto I. La prigione degli inutili” (Falco editore, 2015). La prefazione alla parte di Dalena è appunto a cura di Parini. Matteo Dalena ha ricostruito, con un certosino lavoro d’archivio, la storia brutale dell’ospizio di mendicità, svelando istituzioni verticali e severe, “complete e austere", veri e propri depositi nei quali discaricare, isolare, separare o segregare tutta quella parte di umanità, più sfortunata che si faceva fatica a esibire sotto i raggi del sole. Come spiega lo stesso autore: «Parlo di storpi, ciechi, deformi, affetti da cretinismo, mostruosità, alienati mentali. Parlo di tutti coloro che per anzianità o malattie pregresse erano considerati inabili al lavoro. Ho cercato di ricostruirne semplicemente i movimenti lenti e abitudinari interni a uno spazio di reclusione, regolato da ordini, regole e punizioni esemplari, con un potere pronto a lucrare persino sulle loro misere paghe d’impagliatori di sedie oppure, più avanti, che li utilizzava come mezzo per procacciare fondi mai spesi in loro favore». In questo scenario, però, lo studioso svela anche una presenza positiva che fin dal suo arrivo al ricovero, ha cercato di portare sollievo, in ossequio alla sua missione, agli infermi. Sono le Suore Piccole operaie dei Sacri Cuori, congregazione religiosa particolarmente attive nel campo dell’assistenzialismo. Lo studioso ha tracciato, in tal senso, uno spaccato dell’opera caritatevole delle religiose – attingendo al corpus documentaristico finora inedito dell’Archivio della Casa generalizia delle suore – dall’arrivo di suor Rita nel 1911 fino alla loro partenza nel 1997. Se da un lato il loro arrivo decretò, di fatto, il fallimento della distorta filantropia laica, dall’altro, contribuì, con grande umanità, a rendere meno dura e "militarizzata" la vita nel ricovero comportando l'abbandono del vecchio severo regolamento. Tra le suore, Dalena ricorda, per esempio, la figura di suor Aurelia (al secolo Letizia Palaia) che operò con abnegazione nel ricovero per quasi quarant’anni (morì a 67 anni) o anche suor Amelia, originaria di Fuscaldo, suor Scolastica che fu superiora dal 1979 al 1991 e suor Sofronia che prestò opera infermieristica fino al 1997. La parte curata da Alessandra Carelli, invece, affronta il tema dal punto di vista storico e artistico. Pochi sanno, infatti, che il ricovero fu impiantato sui resti di un antico convento dei frati cappuccini. La studiosa ha quindi ricostruito la storia della presenza monastica a Cosenza nonché quella dell’edificio nei secoli passati.

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