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Dante Monda: papa Francesco e il popolo

L'autore interpreta il pensiero e lo stile di papa Francesco partendo dalla categoria di popolo, tanto cara al pontefice. Per capire a fondo il pensiero di papa Francesco bisogna mettere a fuoco alcuni snodi della sua vita, della esperienza di appartenenza ad un popolo che è quello argentino ma che è anche popolo di Dio in cammino, in quanto Bergoglio è cittadino e pastore.

Dante Monda: papa Francesco e il popolo

Una esegesi del pensiero e dello stile di un pontificato è cosa impegnativa, soprattutto se è ancora il papa è alla guida della Chiesa. Ma dopo un decennio si può tentare una lettura, per cominciare a cogliere con maggiore profondità la mens e, oserei dire con l’autore, la vision di Francesco. In questo lavoro ci sono proposte alcune categorie e un percorso che tocca gli ambiti della filosofia e della teologia, della pastorale e dell’ethos, della politica e dell’impegno, all’interno del cammino e della concezione stessa di popolo. Una categoria che diventa luogo teologico e sfida sia per la Chiesa che per il cammino democratico che l’umanità è chiamata a fare ancora oggi.

Nel libro sono diversi i percorsi, alcuni dai tratti davvero inediti, che l’autore propone ai suoi lettori. C’è quello di taglio più ecclesiologico e quello politico, ma è possibile anche sfruttare le provocazioni per una riflessione che apra nuovi dibattiti.

Per capire a fondo il pensiero di papa Francesco bisogna mettere a fuoco alcuni snodi della sua vita, della esperienza di appartenenza ad un popolo che è quello argentino ma che è anche popolo di Dio in cammino, in quanto Bergoglio è cittadino e pastore. Egli legge la sua storia e ci spinge a fare altrettanto, a partire dalle nostre esperienze, per cucire una vera e propria trama dove il popolo passa da massa e individui numerati (pensati e studiati, ma anche usati, dagli algoritmi) ad una comunità che condivide, sogna, si proietta verso il futuro e custodisce il proprio passato fatto di trasmissioni di tradizioni. Bisogna rimettere mano alla trama dell’umanità, per fare la nostra a parte, a cominciare dal quartiere che è lo spazio vitale dove questo “popolo” vive, soffre, lotta e spera. E qui emerge il pensiero conciliare di un popolo che “sente ed interpreta”, che è aperto, che è capace di cogliere e sfide, ha un intuito, un sesto senza, che va ben oltre i titoli accademici dei singoli.

Francesco dà senso a queste istanze del popolo che cerca affrancamento nell’esercizio di diritti negati o sopiti, per i quali i leader, quelli che hanno cuore il bene comune, devono farsi stimolatori di esperienza e di memoria. Il cristianesimo, in questa stagione nella quale rischia la sua irrilevanza, può giocare anche la carta della fecondità di un popolo di persone, legate tra loro e non una somma di individui anonimi (Guardini). Il politico, in questo senso, è un costruttore, un artista che aiuta l’uomo a situarsi in un determinato contesto spazio-temporale. Ci sono anche le tentazioni, grandemente attualità, che la popolarità porta con sé: il populismo e l’autorefenzialità, il clericalismo e l’atrofia spirituale. Questi rischi il papa li paragona a locomotive sociali senza controllo che richiedo non una critica fine a se stessa, ma l’impegno a formare nuovi conducenti che tengano ancora in mano il timone della storia del popolo senza usarlo o abusarne.

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