Mons. Galantino: il mafioso è fuori dalla comunità dei credenti
A Locri il segretario della Cei ha portato anche il messaggio di papa Francesco. Papa Francesco “incoraggia la comunità cristiana e civile ad impegnarsi sempre più nella costruzione di una società giusta, libera dai condizionamenti malavitosi e pacifica dove siano tutelati dagli organi competenti le persone oneste e il bene comune”.

Papa Francesco “incoraggia la comunità cristiana e civile ad impegnarsi sempre più nella costruzione di una società giusta, libera dai condizionamenti malavitosi e pacifica dove siano tutelati dagli organi competenti le persone oneste e il bene comune”. È il messaggio inviato dal Papa, attraverso il cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, ai familiari delle vittime di mafia radunati a Locri per la Giornata della memoria e dell’impegno, che è stato letto sabato scorso da monsignor Nunzio Galantino, segretario della Cei. “Il Santo Padre - ha riferito mons. Galantino leggendo il messaggio - invia il suo cordiale saluto e l’espressione della sua spirituale vicinanza a quanti sono convenuti a Locri in occasione della Giornata in memoria delle vittime innocenti delle mafie, per ricordare coloro che hanno perso la vita e manifestare sentimenti di condivisione con i loro familiari. Sua Santità auspica che l'incontro aiuti a riflettere sulle cause delle numerose violazioni del diritto e della legalità, che in non pochi casi sfociano in episodi di violenza e fatti delittuosi. Con tali voti - conclude il messaggio - papa Francesco, mentre assicura la sua preghiera per quanti combattono la piaga sociale del crimine e della corruzione, adoperandosi per un futuro di speranza, di cuore invia la benedizione apostolica”.
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Dopo aver letto il messaggio del Papa, mons. Galantino ha specificato di essere a Locri a nome di tutta la Chiesa Italiana: "è inutile che vi mettiate in processione, che portiate le statue, che facciate offerte, il Santo Padre proprio qui in Calabria è stato chiaro, chi sceglie la mafia è fuori dalla comunità dei credenti". Il vescovo, rivolgendosi ai familiari delle vittime della mafia, ha detto che “il vostro lutto, il vostro dolore e la vostra sofferenza non possono e non devono restare chiusi nella vostra casa e nella cerchia dei vostri parenti e conoscenti, ma devono provocare rimprovero, vergogna e condanna per coloro che questi lutti lo hanno provocato per realizzare i propri piani di sopraffazione malavitosa. Non siete voi a dover rimanere chiusi nel vostro dolore, devono essere loro a nascondersi e vergognarsi”. Il presule ha voluto richiamare “alla responsabilità per quanti amministrano a diversi livelli la cosa pubblica”. Essi “devono sentire forte il bisogno di prendere con chiarezza le distanze dal malaffare, devono avvertire forte lo schifo del compromesso e della vicinanza di chi vi ha privato di un affetto”. Mons. Galantino ha proseguito: “deve essere sempre chiaro a tutti che con parole forti e gesti credibili la Chiesa è lontana mille miglia da chi con arroganza e prepotenza vuole imporre logiche di sopraffazione e di malavita, da chi a volte cerca in maniera subdola di strumentalizzare la Chiesa e le realtà sacre per coprire le proprie malefatte. Di fronte a chi guida la macchina della violenza della sopraffazione e della morte noi dobbiamo fare tutto il necessario per strappare il volante della violenza dalle mani della malavita. Senza risparmiarci”.
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