Chiese di Calabria
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Da 43 anni prete in uscita

on Francesco Savino, oggi vescovo, ed il dono del sacerdozio di Cristo

Da 43 anni prete in uscita

«Tibi gratias agens benedixit...»In ogni Messa sistematicamente facciamo memoria del primo sentimento espresso da Gesù nell’atto dello spezzare il pane: quello del rendimento di grazie. Effettivamente il sacerdozio ministeriale o gerarchico è in strettissimo rapporto con l’eucaristia. Essa è la basilare e principale ragion d’essere del sacramento del sacerdozio, nato realmente nel momento dell’istituzione dell’eucaristia e insieme con essa. Da qui matura la consapevolezza spirituale che un prete ha un rapporto costitutivo con il corpo di Cristo, nella sua duplice e inseparabile dimensione di Eucaristia e di Chiesa, di corpo eucaristico e di corpo ecclesiale.

Dentro quest’espressione di gratitudine confluisce la gioia di tutta la nostra chiesa. Oggi 24 agosto, memoria liturgica dell’apostolo Bartolomeo, ricorre il 43°anniversario di ordinazione sacerdotale del nostro vescovo Francesco Savino. Una commemorazione provocatoriamente significativa perché contiene la storia di una vita al servizio della Chiesa. Poi da sei anni monsignor Savino è anche vescovo della nostra Diocesi di Cassano All’Ionio.

È doveroso per una Chiesa fare memoria della storia del proprio Vescovo, rivivendola, per come le è possibile. È bene, tuttavia, co­gliere che, più propriamente, un Vescovo è sempre facitore di storia, non solo ecclesiale, e che la sua azione non può essere osservata to­talmente con la categoria della ricerca storica. Infatti è una storia, la sua, autenticata dalla radice della trascendenza. Alla genesi del suo essere consacrato c’è una chiamata (Eb 5, 4), misteriosamente personale (Mc 3, 13), eternamente pensata (Ger 1, 5) ma storicamente sempre nuo­va. Non è una chiamata onorifica che nessuno, d’altronde, può attri­buirsi (Eb 5, 4) ma una illuminazione misterica che mette la vita in movimento continuo con una carta da viaggio dalle piste e compor­tamenti ben delineati (Lc 10, 2). Per questo mons. Savino è uomo del suo tempo perché è l’uomo dell’Eterno. La sua fedeltà, come ogni fedeltà, non è staticità ma novità perenne come quella del­l’Amore. È sempre uguale e sempre diverso per farsi tutto a tutti. Ha, nel silenzio del­l’Assoluto, la passione dell’ascolto, nella radicazione dell’Immutabile l’apertura ai segni dei tempi e nella trascendenza della parola, di cui è portatore, la varietà del linguaggio. La sua vera passione di interprete di una visione pienamente conciliare, è quella di essere perennemente vero nella capacità di un modo di essere incessantemente nuovo e storica­mente a servizio.

L’evoluzione storico-culturale e sociale in cui siamo immersi, è complessa e densa di problemi antichi e nuovi, che assumono tonalità di inedita emergenza epocale, a tratti veramente drammatiche. In tale contesto di umanità incompiuta un grigiore sembrerebbe spegnere i colori e la gioia. In una contemporaneità disfatta e scoagulata servono pastori immersi e incarnati nello storico per leggerlo profeticamente e coglierne le istanze.

Tra i tanti aspetti di interesse della sua personalità ricca e poliedrica, si impone l’attenzione che egli manifesta per le questioni sociali del nostro tempo. 

Savino si mostra non tanto un teorico dell’uomo ma un condividente, uno che si fa carico, come Gesù. La sua predica più bella è anzitutto la sua presenza illumi­nata, segno della Pasqua in ogni vicenda. Egli non lavora per avere potere ma per servi­re l’uomo, non per conquistarlo ma per salvarlo promuovendo sem­pre più dinamicamente la sua autentica crescita.

 La logica che ne anima l’opera non è quella di chi possiede ricette pronte e attuabili per ogni problema, ma quella di chi cerca di porsi al servizio degli ultimi, partendo proprio dall’ascoltarne fatiche e speranze: ben prima di attuare politiche specifiche di intervento, intende essere un segno di attenzione nei confronti di quanto agita il cuore dell’uomo nel suo vivere strutturato e sociale.

In questo prete poi chiamato all’episcopato si delinea il volto di una Chiesa in uscita – come auspica il Papa – e presente nelle questioni sociali della comunità civile, capace di proporre iniziative per far fronte alle ingiustizie patite soprattutto dai più deboli ed esclusi.

Il Vangelo altro non è che liberazione da tutte le oppressioni. Per essere credibili – ripete spesso mons. Savino – bisogna fare l’opera di Dio.  «Sono stato mandato, diceva Gesù, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista, per rimettere in libertà gli oppressi e predicare un anno di grazia.... » (Lc 4, 18-19).

Questo prete bitontino – don Ciccio – che oggi ricorda il 43° anniversario della sua ordinazione presbiterale è da sei anni Vescovo in Calabria, e lo è con una sua iden­tità, con un suo timbro e con un suo stile. E un uomo essenziale sen­za essere astratto, è concreto nelle opere senza essere un pragmatico ed è silenzioso senza essere evasivo. Infine, è Vescovo che sa vivere il suo ruolo, che timbra con la sua umanità, dai tanti valori e dai molti pudori.

Il vicario generale, il clero e il popolo di Dio della Chiesa di Cassano All’Ionio si uniscono al gaudio del vescovo Francesco per ringraziare il Signore nel giorno del suo anniversario sacerdotale e invocare sulla sua persona la grazia di Cristo che è il più grande ed il più prezioso di tutti i doni e la protezione di Maria madre dell’Uomo-Dio.

Auguri di cuore Eccellenza e ad multos annos!

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