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Papa Francesco: possibile una data fissa per la Pasqua

Incontro mondiale dei sacerdoti a Roma con una postilla importante. Per favorire l'incontro tra le confessioni e i riti si potrebbe fissare un'unica data per la celebrazione della Resurrezione del Signore. Lunghissima meditazione del Papa, che ha parlato ancora dei cristiani perseguitati, così come della misericordia di Dio e dell'omelia. Da Bergoglio anche l'immagine suggestiva della Chiesa come "donna". Un discorso a tutto tondo che potrebbe significare un passo importante del pontificato di Jorge Mario Bergoglio.

Papa Francesco: possibile una data fissa per la Pasqua

“Vedere i vescovi insieme ai sacerdoti è la cosa più bella di una Chiesa particolare”: ha esordito così Papa Francesco, nella lunga meditazione tenuta questo pomeriggio nella basilica di San Giovanni in Laterano agli oltre mille sacerdoti che, provenienti da 90 differenti Paesi dei cinque continenti, stanno partecipando al terzo ritiro mondiale a Roma. “Abbiamo bisogno di sacerdoti vicini al popolo di Dio, abbiamo bisogno di vescovi vicini al popolo di Dio”, ha proseguito Francesco”, e tra loro si devono parlare con parresìa: “Questo è il principio che ha salvato la Chiesa primitiva, il coraggio di Paolo di dire le cose, il coraggio degli apostoli di discutere tra loro”. “Dove c’è prossimità, lì c’è lo spirito di Dio”, ha detto ancora il Pontefice sottolineando l’importanza di confrontarsi: “Che ci sia una discussione è un bene perché dove non si discute c’è una Chiesa morta. Solo nei cimiteri non si discute”. Il Papa si è detto quindi “contento di vedere” i “preti di periferia in prima fila”. “Il genio femminile nella Chiesa è una grazia. La Chiesa è donna; è ‘la’ Chiesa, non ‘il’ Chiesa, è la sposa di Cristo, è la madre del santo popolo fedele di Dio”- ha detto ancora il Papa aprendo un capitolo a lui caro. Il giorno della Pentecoste, ha ricordato Francesco, “le donne erano lì insieme agli apostoli”. Rivolgendosi alle presenze femminili in basilica, il Papa le ha definite “immagine della Chiesa e della madre Maria”. “La chiamata al sacerdozio ministeriale è prima di tutto una chiamata d’amore; la vostra risposta è una risposta d’amore”, ha detto ancora Francesco - ai partecipanti al terzo ritiro mondiale del clero. Importante, ha spiegato ai sacerdoti, “cantare al Signore” anche “quando avete delle tentazioni”, quando “state litigando con Lui o gli siete stati infedeli”. “Andate da Lui - l’esortazione di Francesco - per dirgli: ‘Guarda quanto sto soffrendo’. Poi “lasciate che le lacrime scendano. Questo sarà un momento di santità”. “Non dimenticate mai che non siete servi, ma amici. Alla chiamata d’amore si risponde con amore. Quando un sacerdote è innamorato di Gesù lo si vede, lo si riconosce, anche quando è stanco come uno straccio”, l’efficace immagine del Pontefice, secondo il quale “il sensus fidei sa riconoscere quando un sacerdote è innamorato di Gesù, oppure è un funzionario con orari fissi, o una persona attaccata alla legge”. “Che non ci sia doppiezza nel cuore!”, l’esortazione di Francesco, “che non ci sia ipocrisia, ma ci sia misericordia, amore, tenerezza! Per favore, siate misericordiosi con la gente!”. La prima motivazione per l’evangelizzazione, ha quindi spiegato, “è l’amore di Gesù che abbiamo ricevuto, questa esperienza di essere salvati che ci spinge ad amare di più”. “Sentitevi delle persone salvate!”.

“Lasciatevi aprire il cuore e amare da Gesù, non solo contemplate Gesù, lasciate che Egli vi guardi: eccomi Gesù”.  Ma davanti al Tabernacolo ci si può anche addormentare per la stanchezza accumulata: se accade “è una preghiera bellissima - spiega Francesco - come il padre che guarda il figlio che dorme. Se vi addormentate davanti al Tabernacolo non vi preoccupate, va bene così. Gesù vi guarda”. Il Tabernacolo “può essere noioso, non è la tv, ma lì c’è l’amore”; è “un dialogo d’amore, senza parole”. Nelle omelie “abbiate pietà del popolo di Dio”, ha detto ancora il Papa. “Le persone - ha spiegato - non sopportano più di otto minuti, poi si disconnettono, e vogliono si parli al cuore”. “Un’idea, un’immagine, un sentimento: ecco - il suo monito - che cosa deve avere un’omelia”, che “non è una conferenza, né una lezione di catechesi, né un sacramentale”. La Parola di Dio, ha precisato il Papa, “è un linguaggio positivo, non proibitivo”. Dal Pontefice un invito: “Riunitevi tra sacerdoti per preparare le omelie. Per favore, non spaventate il popolo di Dio, non perdete tempo. Parlate del Regno di Dio, delle beatitudini, dell’amore che trasforma il cuore. L’amore di Dio - le parole del Papa - è più forte di ogni terrorismo assassino”.

Francesco ha poi sottolineato che “c’è un problema che è uno scandalo” ed “è il problema della divisione dei cristiani”. “L’ecumenismo - per Francesco - non è un compito in più da fare: è un mandato di Gesù”, è “cercare l’unità del Corpo di Cristo, rotta per i nostri peccati di divisione”. “Nella nostra coscienza - ha aggiunto - ci deve essere quel chiedere perdono” per “tutte le volte che abbiamo ucciso in nome di Dio”. Per il Papa “l’ecumenismo spirituale deve penetrare il nostro cuore di pastori”. “Guardate i martiri di oggi - l’esortazione di Francesco -. Guardate il sangue di uomini e donne che muoiono per Gesù Cristo e chi li uccide sa che sono la stessa cosa, hanno un’unica cosa in comune: credono in Gesù! Sa perfettamente bene che sono un’unica cosa. Non gli importa quale sia la differenza... Quello è l’ecumenismo del sangue che stiamo vivendo: è il sangue dei nostri martiri è mescolato” e “noi siamo uno in loro”. “Quello è un ecumenismo che già c’è: noi siamo già un’unica cosa nel sangue dei nostri martiri. Non dimentichiamo questo. Da lì l’ecumenismo spirituale: pregare molto, gli uni per gli altri”. “A volte siamo tentati di credere che siamo i padroni della grazia e non i dispensatori della grazia. La grazia non si compra. È gratuita: è grazia!”. Dal Pontefice anche il monito a non clericalizzare i laici: “E lasciate lavorare i laici in pace! Non clericalizzate! Il clericalismo è uno dei peccati e uno degli atteggiamenti peccaminosi che frenano la libertà della Chiesa”; è, ha spiegato Francesco, “un atteggiamento peccaminoso e complice, come il tango: si balla in due, con complicità. Perché al prete piace clericalizzare e al laico chiede ‘per favore ma clericalizzati!’. Perché è più comodo. Attenzione a questo peccato comodo del clericalismo”. “Vi chiedo che preghiate per me - la conclusione del Papa -, perché ho bisogno della misericordia di Dio, perché io voglio amare Gesù. Lo voglio amare ogni giorno di più, ma sono peccatore... Quindi, per favore, pregate per me”.

La possibilità di “una data fissa” per la Pasqua, comune a tutti i cristiani, e l’annuncio del viaggio, il prossimo novembre, in Repubblica Centrafricana e in Uganda, gli altri tremi al centro della lunga catechesi di Francesco.  Parlando dei suoi rapporti con il patriarca Bartolomeo, Francesco ha detto, rispondendo a un prete olandese: “Ci trattiamo come fratelli”, e ha riferito di avergli dedicato, quale “difensore del creato”, due paragrafi dell’Enciclica sull’ambiente che verrà presentata il 18 giugno. “Con gli ortodossi - ha assicurato - abbiamo in comune la difesa dei valori umani fondamentali”. Il Papa ha auspicato inoltre un accordo su una “data fissa” per la Pasqua, precisando che se ne parlava già dai tempi di Paolo VI. “Se Dio vuole - ha quindi annunciato nella risposta a un sacerdote del Burundi - sarò in Africa nel mese di novembre, nella Repubblica Centrafricana e poi in Uganda, prima del cambio della presidenza centrafricana e in occasione del 50° dei martiri ugandesi”.

Fonte: Sir
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