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Papa Francesco: "i martiri testimoni di fede ed ecumenismo nel sangue"

Santa Messa presieduta dal Papa a Namugongo, in Uganda. "I martiri fanno la storia di una nazione", l'invito a lasciarsi guidare dallo Spirito Santo. Ancora l'attenzione ad anziani e poveri, vedove ed orfani.

Parole chiave: papa (389), uganda (1), messa (46), agensir (678)
Papa Francesco: "i martiri testimoni di fede ed ecumenismo nel sangue"

“Oggi, ricordiamo con gratitudine il sacrificio dei martiri ugandesi, la cui testimonianza d’amore per Cristo e la sua Chiesa ha giustamente raggiunto ‘gli estremi confini della terra’. Ricordiamo anche i martiri anglicani, la cui morte per Cristo dà testimonianza all’ecumenismo del sangue”. Ha esordito così Papa Francesco nell’omelia pronunciata in italiano questa mattina, nella Messa al Santuario dei martiri ugandesi a Namugongo, nel secondo giorno del suo viaggio in Uganda (il quarto in Africa). Una ocation particolare, quella della celebrazione di questa mattina, per un momento di forte commozione, in quello che è il cuore della Chies augandese. “Tutti questi testimoni – ha osservato il Papa nel santuario immerso nel verde che fa memoria di san Charles Lwanga, Joseph Mkasa e dei loro compagni – hanno coltivato il dono dello Spirito Santo nella propria vita e hanno dato liberamente testimonianza della loro fede in Gesù Cristo, anche a costo della vita, e molti in così giovane età”. Anche noi lo abbiamo ricevuto “per diventare figli e figlie di Dio, ma anche per dare testimonianza a Gesù e farlo conoscere e amare in ogni luogo”. Un dono dato “per essere condiviso”. “La loro fede – ha sottolineato Francesco – divenne testimonianza; oggi, venerati come martiri, il loro esempio continua ad ispirare tante persone nel mondo. Essi continuano a proclamare Gesù Cristo e la potenza della Croce”. Se, come i martiri, “noi quotidianamente ravviviamo il dono dello Spirito che abita nei nostri cuori, allora certamente diventeremo quei discepoli missionari che Cristo ci chiama ad essere”.

L’apertura verso gli altri “incomincia nella famiglia, nelle nostre case, dove si impara la carità e il perdono, e dove nell’amore dei nostri genitori si impara a conoscere la misericordia e l’amore di Dio”, ha detto il Papa. “Tale apertura verso gli altri incomincia nella famiglia, nelle nostre case, dove si impara la carità e il perdono, e dove nell’amore dei nostri genitori si impara a conoscere la misericordia e l’amore di Dio. Tale apertura si esprime anche nella cura verso gli anziani e i poveri, le vedove e gli orfani”. Dal Papa un pensiero riconoscente ai vescovi, sacerdoti, uomini e donne consacrati e catechisti “che in tanti modi hanno offerto il loro aiuto alle famiglie cristiane. Possa la Chiesa in questo Paese, specialmente mediante le comunità parrocchiali, continuare ad assistere le giovani coppie nella preparazione al matrimonio, incoraggiare gli sposi a vivere il legame coniugale nell’amore e nella fedeltà, e assistere i genitori nel loro compito di primi maestri della fede dei figli”. Come gli apostoli e i martiri dell’Uganda prima di noi, “abbiamo ricevuto il dono dello Spirito Santo per diventare discepoli missionari chiamati ad uscire verso gli altri e portare il Vangelo a tutti”. Tuttavia, ha fatto notare il Santo Padre, “non abbiamo bisogno di viaggiare per essere discepoli missionari. In realtà abbiamo soltanto bisogno di aprire gli occhi alle necessità che incontriamo nelle nostre case e nelle nostre comunità locali per renderci conto di quante opportunità ci attendono”.

I martiri d’Uganda “ci indicano la via”, ha detto ancora il Papa nell’omelia. “La loro fede cercò il bene di tutti, incluso lo stesso re, che li condannò per il loro credo cristiano” e “la loro risposta intese opporre all’odio l’amore, e in tal modo irradiare lo splendore del Vangelo”. Per Francesco, hanno mostrato che “dire ‘sì’ a Gesù” significa “misericordia e purezza di cuore, essere umili e poveri in spirito e avere sete della giustizia, nella speranza della ricompensa eterna”. La loro testimonianza rivela inoltre che “i piaceri mondani e il potere terreno non danno gioia e pace durature. Piuttosto, la fedeltà a Dio, l’onestà e l’integrità della vita e la genuina preoccupazione per il bene degli altri ci portano quella pace che il mondo non può offrire”. E questo “non diminuisce la nostra cura per questo mondo”; al contrario “offre uno scopo alla vita in questo mondo e ci aiuta a raggiungere i bisognosi, a cooperare con gli altri per il bene comune e a costruire una società più giusta, che promuova la dignità umana, senza escludere nessuno, che difenda la vita, dono di Dio, e protegga le meraviglie della natura, il creato, la nostra casa comune”. Questa, per papa Francesco, è l’eredità dei martiri ugandesi: “vite contrassegnate dalla potenza dello Spirito Santo” che “testimoniano anche ora il potere trasformante del Vangelo di Gesù Cristo”. Un’eredità che si onora portando “la loro testimonianza a Cristo nelle nostre case e ai nostri vicini, sui posti di lavoro e nella società civile, sia che rimaniamo nelle nostre case, sia che ci rechiamo fino al più remoto angolo del mondo”.

Fonte: Sir
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