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Il sudario non ha tasche

"Noi possiamo, essere tanto attaccati al denaro, avere tante cose, ma alla fine non possiamo portarle con noi" ha detto papa Francesco. 

Il sudario non ha tasche

Vigilare non è un atteggiamento marginale della vita cristiana, ma ne riassume la tensione caratteristica verso il futuro di Dio, congiungendola con l’attenzione e la cura per il momento presente”. È quanto scriveva il cardinale Carlo Maria Martini, arcivescovo di Milano, nella Lettera pastorale “Sto alla porta”. Proprio vigilare è il tema di fondo delle letture; due le immagini che accompagnano questo verbo, le vesti strette ai fianchi e le lampade accese. La prima indica l’atteggiamento di chi si mette in cammino, mai pago di ciò che ha raggiunto, ma sempre pronto ad andare oltre; è anche il modo con cui il popolo di Israele si prepara, nell’Esodo, a celebrare la Pasqua: con i fianchi cinti, i sandali ai piedi, il bastone in mano… In qualche modo sono parole che evocano quando ha detto Papa Francesco ai ragazzi a Cracovia, chiedendo loro di lasciare il divano e di mettersi le scarpe ai piedi: uscire, dunque; andare verso l’altro. Le lampade accese è la classica metafora del vegliare durante la notte, pronti ad accogliere l’ospite inatteso.

Ma tutto questo è anche sinonimo di una scelta verso l’essenziale, cioè non una attenzione solo alle cose della terra, ma un distacco dal mondo, come diceva Papa Benedetto, nel suo discorso a Friburgo, 25 maggio 2011, ai cattolici impegnati nella chiesa e nella società, cioè una chiesa demondanizzata. Il pericolo della mondanità, affermava Papa Francesco il 4 ottobre 2013 ad Assisi, nella Sala della spoliazione, è “un pericolo che minaccia ogni persona nella chiesa”.
Di qui l’invito che, all’Angelus, Francesco rivolge a quanti lo ascoltano, di dare valore all’elemosina come opera di misericordia; invito “a non riporre la fiducia nei beni effimeri, a usare le cose senza attaccamento ed egoismo, ma secondo la logica di Dio, la logica dell’attenzione agli altri, la logica dell’amore”. Fuori dal testo scritto, Francesco aggiunge che possiamo essere attaccati ai denari, avere tante cose, ma alla fine, gli ricordava sua nonna, non possiamo portarle con noi: il sudario non ha tasche. Altre volte diceva: non ho mai visto un camion da trasloco dietro un corteo funebre. Come dire, i beni terreni si possono perdere, mentre i tesori celesti non corrono rischi: “Fatevi borse che non invecchiano, un tesoro sicuro nei cieli, dove ladro non arriva e tarlo non consuma”, come si legge in Luca. Nella tradizione ebraica si ricorda: “I miei padri hanno accumulato tesori per sotto, e io ho accumulato tesori per sopra. I miei padri hanno accumulato tesori che non fruttano alcun interesse, e io ho accumulato tesori che fruttano interesse”.
Nel brano di Luca troviamo poi tre parabole: i servi che aspettano il ritorno del padrone pronti ad aprirgli la porta, il padrone che scruta l’orizzonte per non farsi sorprendere dal ladro e l’amministratore che si prende cura dei servi in assenza del padrone. Tre modi diversi di vigilare: prontezza e attenzione, perché in ogni momento può giungere il padrone o il ladro; pazienza e perseveranza, l’attesa dell’arrivo del padrone da parte dei servi, pronti ad aprirgli la porta anche durante la notte; fedeltà nel compiere il proprio dovere, non come l’amministratore che percuote i servi, vista la prolungata assenza del padrone. “Questa scena – afferma Francesco all’Angelus – descrive una situazione frequente anche ai nostri giorni: tante ingiustizie, violenze e cattiverie quotidiane nascono dall’idea di comportarci come padroni della vita degli altri. Abbiamo un solo padrone a cui non piace farsi chiamarsi ‘padrone’ ma ‘Padre’. Per questo siamo chiamati ad un impegno: rendere più giusto e abitabile il mondo”. Ricorda ancora il Papa: “Proprio questa nostra speranza di possedere il Regno nell’eternità ci spinge a operare per migliorare le condizioni della vita terrena, specialmente dei fratelli più deboli”.
È come se Francesco dicesse che essere distratti dalle troppe cose terrene ci impedisce dall’avere quella libertà e quella forza di guardare oltre il nostro mondo. E forse non è un caso che il Vangelo di Luca si apra con l’affermazione: “Non temere piccolo gregge…”.

Fonte: Sir
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