Il Cristo portato da don Roberto Malgesini
Oggi il sacerdote comasco è stato ucciso con una coltellata. Era un uomo e un sacerdote particolarmente dedito agli ultimi, ora bisogna farne memoria.
Di don Roberto Malgesini dovrà rimanere la memoria di una vita donata. Un uomo e un sacerdote votato fattivamente agli ultimi, che per quella cristiana passione ha dato tutta la sua esistenza. Fino all'effusione del sangue. Oggi la sua nascita al cielo, avvenuta in modo così drammatico e umanamente ingiusto, unisce tutti, senza limiti geografici o di fede o di altro.
Un prete è stato ucciso. E per noi che facciamo giornalismo ecclesiale questo è ancora di più un colpo. Oggi che don Roberto non c'è più, anche se molti di noi ne avevamo solo sentito parlare senza averlo mai incontrato quanto meno lo possiamo raccontare. Raccontare il bene. Di tanti uomini e donne, sacerdoti e laici impegnati, che per strada incontrano, consolano e abbracciano. Ce ne sono tanti. Giocano di sguardi, e meritano anche il nostro, senza giudizi o pregiudizi. Raccontare con il dovere di ricordare. Ha ragione papa Francesco quando ci chiama a fare memoria. Accadimenti come quelli di oggi ci impongono l'esercizio della memoria, che è espressione della carità cristiana. Ricordare è far vivere, anche quando chi ricordiamo non è più tra noi. Don Roberto era un operaio della vigna che lo aveva reso felice. Ci piace immaginarlo, anche questa mattina, felice di portare Cristo a suo modo. Per questo dobbiamo dirgli grazie, e con lui pregare il Signore.
Non sei abilitato all'invio del commento.
Effettua il Login per poter inviare un commento