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I vescovi di Corea dicono un no deciso alla guerra

“Parlare di guerra senza dovuta considerazione è già un’azione di violenza contro l’umanità. Le azioni precipitose senza freni, che dimostrano la barbarie e la follia, non ci lasceranno che la morte di innumerevoli persone, la fatale devastazione di entrambe le parti, la regressione della storia umana e le piaghe profonde all’intera umanità”. La Conferenza episcopale coreana esorta, in un messaggio, “tutti i Paesi limitrofi a non prendere decisioni imprudenti che minaccerebbero l’amore e lo sviluppo morale e spirituale dell’umanità”.

I vescovi di Corea dicono un no deciso alla guerra

Un’Esortazione per la pace nella Penisola Coreana. A rivolgerla, in occasione del 72° anniversario del giorno commemorativo dell’indipendenza della Corea (15 agosto 2017), è la Conferenza episcopale nazionale (Sud e Nord).

In un messaggio, pervenuto al Sir, mons. Lazzaro You Heung-sik, vescovo di Daejeon e presidente della Commissione della giustizia e pace, tra i firmatari del documento, parla di una “situazione molto particolare e delicatissima”, esprimendo l’auspicio che “non scoppi la guerra in Corea”. Pubblichiamo di seguito il testo integrale dell’Esortazione:

Esortazione della Conferenza episcopale per la pace della Penisola Coreana

“Camminiamo nella luce del Signore” (Is 2,5)

La Conferenza episcopale coreana, dinanzi alla recente situazione di accresciuta tensione attorno alla Penisola, rivolge la seguente esortazione:

1. Ai Leader politici della Corea del Sud e della Corea del Nord

Dopo il lancio del missile Hwasong-14, la Penisola Coreana si trova in una situazione tesa e, potenzialmente, di grande rischio. Il test delle armi nucleari della Corea del Nord rappresenta evidentemente una violazione contro la risoluzione presa dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ed è un’azione che nuoce seriamente la pace dell’Asia del Nord-Est incitando l’armamento nucleare dei Paesi limitrofi. La Chiesa in Corea, pertanto, denuncia decisamente tutte le provocazioni imprudenti della Corea del Nord e si oppone a tutte le azioni che sollevano tensioni nella Penisola Coreana indietreggiando, in effetti, nel cammino della promozione della pace. Si afferma che non è realizzabile, in assoluto, la pace vera e definitiva attraverso l’armamento nucleare. Si esorta, dunque, che i leader politici della Corea del Sud e della Corea del Nord favoriscano il dialogo per la pace e facciano del loro meglio per stabilire un sistema istituzionale per garantire la pace nella Penisola Coreana tramite la cooperazione con le Nazioni limitrofe.

2. Ai leader politici dei Paesi limitrofi alla Penisola Coreana

Parlare di guerra senza dovuta considerazione è già un’azione di violenza contro l’umanità. Le azioni precipitose senza freni, che dimostrano la barbarie e la follia, non ci lasceranno che la morte di innumerevoli persone, la fatale devastazione di entrambe le parti, la regressione della storia umana e le piaghe profonde all’intera umanità. La Conferenza episcopale coreana, pertanto, esorta tutti i Paesi limitrofi a non prendere decisioni imprudenti che minaccerebbero l’amore e lo sviluppo morale e spirituale dell’umanità. Si auspica che i leader politici dei Paesi limitrofi risolvano l’attuale situazione in modo maturo e armonioso affinché contribuiscano alla pace e alla coesistenza dell’umanità, che è, infatti, il principale scopo della diplomazia e della politica.

3. Ai connazionali coreani

La diffusione delle armi nucleari è “l’azione cattiva” che minaccia fondamentalmente la pace della Penisola Coreana, nonché quella del mondo intero. La guerra, che non permette mai la ritrattazione della situazione, lascerà al Popolo Coreano solamente piaghe profonde e devastazione irreparabile. L’armamento nucleare e il rafforzamento militare non possono garantire la pace della nostra cara Penisola; invece, si può raggiungere la pace vera solo per mezzo dello sforzo che mira alla realizzazione della giustizia, attraverso il dialogo, che favorisce la riconciliazione e lo sviluppo cooperativo del Popolo Coreano, perché “la pace è il frutto della giustizia” (Is 32,17). Noi, Popolo Coreano, siamo chiamati a resistere al potere diabolico che tenta di aggravare l’attuale crisi. Perché non si pensa di ridurre il budget della spesa militare della Corea del Sud e della Corea del Nord al fine di utilizzarlo, invece, per lo sviluppo umano e culturale? Si assicurino, dunque, i nostri connazionali che noi promuoviamo le varie iniziative per la pace e la giustizia sia della nostra Penisola sia dell’umanità.

4. Ai Cristiani e a tutti i Popoli del mondo

La pace nella Penisola Coreana riguara non solo il Nord-Est Asia, ma il mondo intero perché detta Penisola, attesa la presenza dei Paesi potentissimi limitrofi, funge il ruolo di “bilanciamento” della pace nel mondo. La situazione attuale, pertanto, esige uno sforzo di collaborazione che coinvolge strettamente la coscienza, l’intelligenza, la solidarietà, la pietà e il mutuo rispetto. Non restiamo nell’atteggiamento d’indifferenza o di silenzio irresponsabile, ma proviamo a cercare insieme (con l’intelligenza, la coscienza e il pensiero critico-razionale) una saggezza che paleserebbe la radice del problema e che porrebbe la soluzione adeguata. Ci rivolgiamo, innanzitutto, a tutti i cristiani che sono chiamati collaboratori dell’opera creatrice e redentrice di Dio: la realizzazione della denuclearizzazione e della stabilizzazione della pace nella Penisola Coreana contribuirà, come “turning-point”, alle generazioni future proponendo loro una visione del mondo in cui il valore delle creature si realizza pienamente con l’amore e la giustizia reali e concreti. Rimaniamo nella ferma solidarietà della preghiera e dell’azione affinché vi sia il cambiamento del “forgiare le spade in vomeri, le lance in falci” (cfr. Is 2,4) nelle zone di conflitti, inclusa la Penisola Coreana. In tale solidarietà: che la luce della giustizia e dell’amore di Dio vinca i menzionati conflitti e la diffusione dell’odio attraverso le nostre preghiere che vanno insieme alle azioni concrete!
Invitiamo, in modo particolare, i fedeli coreani a chiedere alla Madonna la sua intercessione per la pace nella Penisola, in occasione della Solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria. Siamo chiamati a essere collaboratori di pace. Infine, esortiamo tutti i fratelli e le sorelle del mondo a un attento interessamento, una preghiera, una risposta di buon discernimento e una cordiale collaborazione per risolvere la crisi della nostra Penisola. La Chiesa in Corea non mancherà mai di coinvolgersi in questo problema, più di tutto, nella continua preghiera.

“Signore, abbia pietà di noi! Dona a noi la pace. Amen”

In occasione del 72° anniversario del giorno commemorativo dell’indipendenza della Corea

15 agosto 2017

Mons. Peter Lee Ki-heon, vescovo di Uijeongbu e presidente della Commissione della riconciliazione del popolo coreano della Conferenza episcopale coreana

Mons. Lazzaro You Heung-sik, vescovo di Daejeon e presidente della commissione della giustizia e pace della Conferenza episcopale coreana

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