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Gli auguri di Natale dei vescovi calabresi

Alcuni stralci dai messaggi di auguri dalle diocesi di Rossano-Cariati, Mileto-Nicotera-Tropea, Lamezia Terme e Cosenza-Bisignano

Nelle prossime ore arriveranno altri messaggio e gli auguri dei vescovi durante le celebrazione del Natale nelle cattedrali delle nostre diocesi

Gli auguri di Natale dei vescovi calabresi

Liberarci dall’orgoglio, non aver paura di “impastarsi” con le contraddizioni di questo mondo, abbattere i muri dell’indifferenza e del rancore, promuovere  “fratellanza e riconciliazione, pace interiore e serenità”. Sono gli auspici dei vescovi calabresi per questo Natale ormai alle porte. Auspici da concretizzare nelle nostra vita di tutti i giorni mettendo al primo posto il “Dio- Bambino”.

“Quello di Dio è un amore grande che si fa piccolo, che trova spazio anche nelle fenditure più impenetrabili del nostro egoismo, per donarci attraverso il perdono, l’opportunità di percorsi di riconciliazione capaci di farci a gustare la sua tenerezza e la ritrovata gioia di vivere”, scrive l’arcivescovo di Rossano-Cariati, mons. Giuseppe Satriano nel suo messaggio dal titolo “Entriamo…nella terra della tenerezza”. Per il presule "sembra una stridente contraddizione parlare di tenerezza di fronte a tanta barbara violenza, a tanto vuoto di senso e smarrimento, ma credo fermamente che la tenerezza, che sgorga dalla mangiatoia di Betlemme, sia l’atteggiamento interiore più solido, più vero, più maturo, per un cuore che ha sperimentato l’amore e si rende disponibile a donarlo". La "tenerezza" è "l’opposto della violenza", spiega ma è un atteggiamento che "coinvolge tutto l’essere umano e lo rende capace di riconoscere l’altro come realtà positiva, bella, sapendo rivelarglielo mediante scelte fatte di ascolto, accoglienza, accompagnamento e condivisione".

L’anno della misericordia che stiamo vivendo può essere “il tempo favorevole, perché Gesù nasca nel nostro cuore e lo riempia di gioia e di tenerezza”, ha sottolinea l’arcivescovo di Cosenza-Bisignano, mons. Francesco Antonio Nolè: “con gli Angeli canteremo anche noi, ogni giorno con la nostra vita ‘Gloria a Dio e pace agli uomini che egli ama’, davanti alle grotte e ai tuguri, alle capanne e alle baracche, spesso camuffate da palazzi e grattacieli, supermercati e alberghi di lusso, ma contenitori di persone vive, come allora, come sempre, bisognose di calore umano e vera dignità, fratellanza e riconciliazione, pace interiore e serenità, che solo Lui, Dio- Bambino, può donare con gratuità e tenerezza di padre”. Mons. Nolè invita, quindi, a incontrare il Bambino nella sua “carne viva” che “giace in un letto di ospedale o in una casa di cura, in una struttura di accoglienza o in famiglia, sui marciapiedi o nelle stazioni, in casa e vicino a noi, per asciugare una lacrima o lenire una sofferenza, o semplicemente per fargli compagnia”. “L’uomo oggi sembra essere assente a se stesso e ai suoi valori più sacri, come se non lo riguardasse. A volte sembriamo finiti in un gioco di equilibrismi tali da farci dimenticare la bellezza vincente di avere un Dio ‘con e per noi’, un Emanuele che viene a cercarci per caricarsi delle nostre deficienze e per abbattere dentro e fuori di noi le molteplici barriere mentali che ci stanno facendo rinchiudere, forse senza nemmeno accorgercene, in un privatismo e individualismo che non contraddistinguono affatto l’agire cristiano”, scrive il vescovo di Mileto-Nicotera-Tropea, mons.  Luigi Renzo  invitando a “non giudicare e non condannare nemmeno quelli che sbagliano; restare lontani da invidie e gelosie; a partire dalle nostre famiglie, mostrarci strumenti di perdono; aprire il cuore e portare consolazione e solidarietà a quanti vivono in precarietà e sofferenza e a quanti sono privati della loro dignità; spezzare la barriera dell’indifferenza”. L’annuncio del Natale, quest’anno ci trova da un lato esultanti per l’indizione del Giubileo, ma dall’altro lato, ancora sgomenti di fronte ai tanti segnali di violenza presenti nel mondo: guerre, terrorismo, sofferenze dei più deboli, impoverimento e insicurezza di intere popolazioni. Una storia fratricida e contraddittoria appare la nostra!”, constata il vescovo di Lamezia Terme, mons. Luigi Cantafora sottolineando che “proprio qui si incarna il Natale!”. Dio “non ha avuto paura di ‘impastarsi” con “le contraddizioni proprie della condizione umana. Il presule lametino ricorda l’inizio dell’Anno santo e sottolinea che il Natale “ci chiama a un risveglio, a un soprassalto di umanità, che consiste nel  condividere il bisogno del prossimo” a partire dalle preoccupazioni per i tanti giovani che oggi soffrono “la mancanza di lavoro” e invitando, poi, a “lasciarci alle spalle il cancro dell’individualismo e dell’indifferenza”.

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