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"Fate politica con la P maiuscola"

Il monito del Papa ai movimenti poplari ricevuti nell'Aula Paolo VI per il loro Giubileo. E denuncia ancora la situazione degli immigrati.

"Fate politica con la P maiuscola"

“Non abbiate paura di entrare nelle grandi discussioni, nella Politica con la maiuscola”: è l’appello che il Papa ha rivolto oggi alle “organizzazioni degli esclusi e tante organizzazioni di altri settori della società” perchè rivitalizzino e rifondino “le democrazie che stanno attraversando una vera crisi”. Il rapporto tra popolo e democrazia, ha osservato, “dovrebbe essere naturale e fluido”, ma “corre il pericolo di offuscarsi fino a diventare irriconoscibile”. “Il divario tra i popoli e le nostre attuali forme di democrazia – ha sottolineato – si allarga sempre più come conseguenza dell’enorme potere dei gruppi economici e mediatici che sembrano dominarle”. I movimenti popolari, che “non sono partiti politici” esprimono una “forma diversa, dinamica e vitale di partecipazione sociale alla vita pubblica”. Il Papa ha però messo in guardia contro “due rischi che ruotano attorno al rapporto tra i movimenti popolari e politica: il rischio di lasciarsi incasellare e il rischio di lasciarsi corrompere”. “Finché vi mantenete nella casella delle ‘politiche sociali’ – ha osservato -, finché non mettete in discussione la politica economica o la politica con la maiuscola, vi si tollera. Quell’idea delle politiche sociali concepite come una politica verso i poveri, ma mai con i poveri, mai dei i poveri e tanto meno inserita in un progetto che riunisca i popoli, mi sembra a volte una specie di carro mascherato per contenere gli scarti del sistema”. Invece quando si osano “mettere in discussione le ‘macrorelazioni’, quando strillate, quando gridate, quando pretendete di indicare al potere una impostazione più integrale, allora non ci si tollera più tanto perché state uscendo dalla casella, vi state mettendo sul terreno delle grandi decisioni che alcuni pretendono di monopolizzare in piccole caste”. Così “la democrazia si atrofizza, diventa un nominalismo, una formalità, perde rappresentatività, va disincarnandosi perché lascia fuori il popolo nella sua lotta quotidiana per la dignità, nella costruzione del suo destino”. “Non cadete nella tentazione della casella che vi riduce ad attori secondari o, peggio, a meri amministratori della miseria esistente – ha avverito -. In questi tempi di paralisi, disorientamento e proposte distruttive, la partecipazione da protagonisti dei popoli che cercano il bene comune può vincere, con l’aiuto di Dio, i falsi profeti che sfruttano la paura e la disperazione, che vendono formule magiche di odio e crudeltà o di un benessere egoistico e una sicurezza illusoria”.

Francesco ha affrontato anche il tema del dramma dei migranti, dei rifugiati e degli sfollati, che - ha detto - “è una situazione obbrobriosa, che posso solo descrivere con una parola che mi venne fuori spontaneamente a Lampedusa: vergogna”.

Fonte: Sir
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