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Card. Kasper al Corsera: riflettere sul voto irlandese e sulle unioni gay

Intervista al quotidiano da parte del porporato. il voto in Irlanda "emblematico della situazione nella quale ci troviamo, non soltanto in Europa ma in tutto l’Occidente". Per Kasper dobbiamo trovare nuove parole per raccontare l'uomo e la donna.

Card. Kasper al Corsera: riflettere sul voto irlandese e sulle unioni gay

“Non possiamo accettare l’equiparazione col matrimonio”, ma occorre “trovare un nuovo linguaggio per dire i fondamenti dell’antropologia, l’uomo e la donna, l’amore… Un linguaggio che sia comprensibile, soprattutto ai giovani”. In un’intervista pubblicata oggi sul “Corriere della Sera”, il cardinale Walter Kasper, al quale Papa Francesco affidò la relazione introduttiva al Sinodo dello scorso ottobre, commenta i risultati del referendum irlandese e afferma: “Uno Stato democratico deve rispettare la volontà popolare, mi pare chiaro, se la maggioranza del popolo vuole queste unioni civili è un dovere dello Stato riconoscere tali diritti. Ma non possiamo dimenticare che anche una legislazione simile, pur distinguendo fra il matrimonio e le unioni omosessuali, arriva a riconoscere a tali unioni più o meno gli stessi diritti delle famiglie formate da uomo e donna. Questo ha un impatto enorme sulla coscienza morale della gente. Crea una certa normatività. E per la Chiesa diventa ancora più difficile spiegare la differenza”. Il porporato definisce il referendum irlandese “emblematico della situazione nella quale ci troviamo, non soltanto in Europa ma in tutto l’Occidente”.

Guardare in faccia la realtà, spiega il card. Kasper, “significa riconoscere che la concezione postmoderna, per la quale è tutto uguale, sta in contrasto con la dottrina della Chiesa. Non possiamo accettare l’equiparazione col matrimonio”. Per Kasper, nella Chiesa “si è taciuto troppo, su questi temi. Adesso è il momento di discuterne”, e il Sinodo di ottobre “deve dire qualcosa, rispondere a questa sfida. L’ultima volta la questione è rimasta marginale ma ora diventa centrale”. Il porporato non immagina “un cambiamento fondamentale nella posizione della Chiesa. È chiara la Genesi, è chiaro il Vangelo. Ma le formule tradizionali” evidentemente “non raggiungono più la mente e il cuore della gente. Ora non si tratta di fare le barricate. Dobbiamo piuttosto trovare un nuovo linguaggio per dire i fondamenti dell’antropologia, l’uomo e la donna, l’amore... Un linguaggio che sia comprensibile, soprattutto ai giovani”. Il card. Kasper esclude contrasti tra vescovi: “La posizione della Chiesa è sempre la stessa. Quello che differisce è il contesto, è la sensibilità della società, diversa in Africa e in Europa. E in Europa le cose sono cambiate. Non è più il tempo in cui la posizione della Chiesa su questi temi era più o meno supportata dalla comunità civile”.

Se “negli ultimi decenni la Chiesa si è sforzata di dire che la sessualità è una cosa buona”, ora, avverte il card. Kasper, “dobbiamo parlare anche di che cosa sia la sessualità”, della dignità e della diversità di uomo e donna “nell’ordine della creazione”. “Bisognerà fare attenzione - il suo monito - a non usare espressioni che possano suonare offensive, senza peraltro dissimulare la verità”; è “il catechismo a dire che non dobbiamo discriminare. Le persone omosessuali devono essere accolte, hanno un posto nella vita della Chiesa, appartengono alla Chiesa…”. Quanto alle coppie gay, il porporato chiarisce: “Se c’è una unione stabile, degli elementi di bene esistono senz’altro, li dobbiamo riconoscere. Però non possiamo equiparare, questo no. La famiglia formata da uomo e donna e aperta alla procreazione è la cellula fondamentale della società, la sorgente di vita per il futuro”. Non è “un problema interecclesiale, riguarda tutti, si devono valutare con la ragione e il buon senso conseguenze enormi per la società: pensi alle adozioni, al bene dei bambini, a pratiche come la maternità surrogata, alle donne che tengono un bambino per nove mesi sotto il loro cuore e magari vengono sfruttate perché povere, per qualche soldo. Non bisogna discriminare - conclude il card. Kasper - ma nemmeno essere ingenui”.

Fonte: Sir
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