CEI: Autonomia differenziata? Mina la solidarietà tra le regioni
Nota dei Vescovi italiani: "garantire i livelli essenziali di assistenza su tutto il territorio nazionale".
“Il Paese non crescerà se non insieme”. Parte da questa convinzione la nota della Cei sull’autonomia differenziata. Il testo, approvato dal Consiglio episcopale permanente il 22 maggio nel corso dei lavori della 79ª Assemblea Generale, raccoglie e fa proprie le preoccupazioni emerse dall’episcopato italiano. “Questa convinzione ha accompagnato, nel corso dei decenni, il dovere e la volontà della Chiesa di essere presente e solidale in ogni parte d’Italia, per promuovere un autentico sviluppo di tutto il Paese”.
“Il progetto di legge con cui vengono precisate le condizioni per l’attivazione dell’autonomia differenziata – prevista dall’articolo 116, terzo comma, della Costituzione – rischia di minare le basi di quel vincolo di solidarietà tra le diverse Regioni, che è presidio al principio di unità della Repubblica” il monito della Cei, nella nota sull’autonomia differenziata. “Tale rischio non può essere sottovalutato, in particolare alla luce delle disuguaglianze già esistenti, specialmente nel campo della tutela della salute, cui è dedicata larga parte delle risorse spettanti alle Regioni e che suscita apprensione in quanto inadeguato alle attese dei cittadini sia per i tempi sia per le modalità di erogazione dei servizi”, il grido d’allarme dei vescovi italiani, che spiegano: “Da sempre ci sta a cuore il benessere di ogni persona, delle comunità, dell’intero Paese, mentre ci preoccupa qualsiasi tentativo di accentuare gli squilibri già esistenti tra territori, tra aree metropolitane e interne, tra centri e periferie”.
Garantire i livelli essenziali di assistenza “in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale”. È una delle richieste dei vescovi, nella nota sull’autonomia. “Gli sviluppi del sistema delle autonomie – la cui costruzione con Luigi Sturzo, nel secolo scorso, è stata uno dei principali contributi dei cattolici alla vita del Paese – non possono non tener conto dell’effettiva definizione dei livelli essenziali delle prestazioni relative ai diritti civili e sociali che devono essere garantiti in maniera uniforme su tutto il territorio nazionale”, si legge nel testo, in cui a proposito del disegno di legge governativo si denunciano in particolare le “disuguaglianze” nel campo della salute. Di qui l’appello alle istituzioni politiche “affinché venga siglato un patto sociale e culturale, perché si incrementino meccanismi di sviluppo, controllo e giustizia sociale per tutti e per ciascuno”.
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