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Occhi aperti sui pericoli del web

Bullismo. Un fenomeno che preoccupa specialisti ed educatori e di cui vittime sono i giovani 

Occhi aperti sui pericoli del web

“C’è bisogno di far crescere ragazzi sani e pronti ad affrontare le difficoltà e le sfide del nostro tempo. E quella della violenza che corre sul web è una delle tematiche su cui dobbiamo porre maggiormente l’attenzione”. Ha aperto così Maria Pia Galasso - presidente della Fidapa (Federazione italiana donne, arti, professioni, affari) sezione di Rende - l’incontro svoltosi nel Museo del Presente di Rende sabato scorso alla presenza anche di numerosi studenti dell’IC Rende-Commenda. Ad entrare nel merito della tematica il vice ispettore della Polizia Postale Fabio Ferraro che ha sottolineato quali sono i principali rischi che si corrono sul web: cyberbullismo, truffe online, cyberstalking, violazione del diritto d’autore, violazione della privacy e quelli legati alla difficoltà di capire chi si nasconde dietro un profilo o un sito internet. “La prima cosa da tutelare - ha sottolineato il vice ispettore - sono i nostri dati personali, perché se anche la legge pone delle restrizioni la prima attenzione deve partire da noi. A questo si aggiungono le foto e gli altri materiali condivisi sui profili social”. Insieme alle insidie, il web è ovviamente e soprattutto anche un luogo “ricco di opportunità dove si può comunicare, conoscere e, magari, anche innamorarsi”. Tra i fenomeni più diffusi e inquietanti di cui si è parlato c’è sicuramente il cyberbullismoche a partire dal 2017 è considerato un vero e proprio reato. “Questa legge, tra le altre cose, ha stabilito che nelle scuole ci fossero dei docenti che si occupino di contrastare il bullismo e il cyberbullismo” - ha spiegato la docente e giornalista Antonietta Cozza. “Tante sono le storie legate al cyberbullismo, che spesso si sono trasformate in tragedia, e tra tutte c’è quella di Carolina Picchio che per colpa di un video messo in circolo sul web si è poi tolta la vita per il troppo dolore e la vergogna”. Sul concetto di bullismo, a partire dalla sua vicenda personale, si è concentrato ancora lo psicoterapeuta Giorgio Marchese che ha cercato di analizzare cosa porta ad alcuni comportamenti. A chiudere l’incontro monsignor Francesco Nolè che ha subito sottolineato come sia importante parlare di questi fenomeni che toccano troppo spesso in maniera tragica le nostre vite. “Non dobbiamo tollerare quello che succede, ma denunciare e far conoscere”. Poi, rivolgendosi ai ragazzi, ha ribadito l’importanza di “educare voi giovani generazioni a saper ascoltare chi vi vuole bene; a saper scegliere le figure di riferimento che devono essere i vostri genitori, i vostri insegnanti”. Da qui l’invito, questa volta rivolto a genitori e insegnanti, a dire sempre la verità ai giovani su quelle che sono le insidie e i pericoli che corrono non solo sul web, ma che sono presenti nel mondo. Poi l’esortazione finale a “fidarsi solo di chi sarebbe disposto a dare la vita per me. Questo internet non lo farà mai, solo chi vi ama è disposto a farlo”.

I dati su bullismo e cyberbullismo. L’età più a rischio è dagli 11 ai 17 anni

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Da una specifica rilevazione Istat risalente al marzo del 2019 emerge che nel nostro Paese un ragazzino su due è vittima di episodi di bullismo. Per bullismo si indicano generalmente le prepotenze perpetrate da bambini e ragazzi nei confronti dei loro coetanei. La definizione del fenomeno si basa su tre condizioni: intenzionalità, persistenza nel tempo, asimmetria nella relazione. 

L’età a rischio è quella compresa fra 11 e i 17 anni, anche se il periodo più critico è fra 11 e 13: all’inizio parolacce e insulti, seguiti dalla derisione per l’aspetto fisico e poi, in 4 casi su cento, si arriva a botte, calci e pugni. Dai dati Istat emerge che poco più del 50% dei ragazzi ha subito qualche episodio offensivo, non rispettoso o violento. Nel 9,1% dei casi gli atti di prepotenza si sono ripetuti ogni settimana; a subire costantemente comportamenti offensivi, non rispettosi o violenti sono stati nel 22,5% dei casi i ragazzini fra 11 e 13 anni e nel 17,9% dei casi gli adolescenti fra 14 e 17 anni. A subire il bullismo sono più le femmine (20,9%) che i maschi (18,8%), mentre tra gli studenti delle superiori le vittime più numerose sono tra i liceali (19,4%), seguiti dagli studenti degli istituti professionali (18,1%) e degli istituti tecnici (16%). Ci sono differenze anche tra Nord e Sud: il fenomeno è più diffuso nelle regioni settentrionali, con una percentuale del 57%. Le violenze più comuni sono offese, parolacce e insulti (12,1%), la derisione per l’aspetto fisico o per il modo di parlare (6,3%), la diffamazione (5,1%), l’esclusione per le proprie opinioni (4,7%), le aggressioni con spintoni, botte, calci e pugni (3,8%). Il fenomeno è in continua evoluzione grazie alla nuove tecnologie a disposizione, Internet e telefono cellulare, che sono divenute ulteriori potenziali mezzi attraverso cui compiere e subire prepotenze o soprusi. Il cyberbullismo ha colpito il 22,2% di tutte le vittime di bullismo. Nel 5,9% dei casi si è trattato di azioni ripetute (più volte al mese). Bullismo e cyberbullismo tendono spesso a colpire gli stessi ragazzi: tra quanti hanno riportato di aver subìto ripetutamente azioni offensive attraverso i nuovi canali comunicativi una o più volte al mese, ben l’88% ha subìto altrettante vessazioni anche in altri contesti del vivere quotidiano.

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