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Mattarella: "siamo un Paese generoso e solidale"

Consueto messaggio di fine anno per il presidente della Repubblica che ha auspicato un'ampia partecipazione al voto del prossimo 4 marzo e rivolto un pensiero ai giovani del 1999 che per la prima volta andranno alle urne. Tra le urgenze sottolineate dal Capo dello Stato, quella delle politiche del lavoro. Un messaggio breve per l'ultimo giorno del 2017.

Mattarella: "siamo un Paese generoso e solidale"

“Le elezioni aprono, come sempre, una pagina bianca: a scriverla saranno gli elettori e, successivamente i partiti e il Parlamento. A loro sono affidate le nostre speranze e le nostre attese”. Lo ha affermato il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, nel messaggio di fine anno. Il Presidente si è richiamato subito in apertura ai 70 anni della Costituzione, “con il suo patrimonio di valori, di principi, di regole, che costituiscono la nostra casa comune, secondo la definizione di uno dei padri costituenti”. “Su questi valori, principi e regole si fonda, e si svolge – ha aggiunto il Capo dello Stato – la nostra vita democratica. Al suo vertice si colloca la sovranità popolare che si esprime, anzitutto, in libere elezioni”. Qui Mattarella ha ricordato di aver firmato “il decreto che conclude questa legislatura” e il voto fissato per il prossimo 4 marzo, sottolineando l’importanza di aver rispettato “il ritmo, fisiologico, di cinque anni, previsto dalla Costituzione” e di andare “a votare con una nuova legge elettorale approvata dal Parlamento, omogenea per le due Camere”. Legge che il Presidente evidenzia “insieme ad altri esiti positivi” della legislatura.

“Si è parlato, di recente, di un’Italia quasi preda del risentimento. Conosco un Paese diverso, in larga misura generoso e solidale”. “Ho incontrato tante persone – ha aggiunto Mattarella – orgogliose di compiere il proprio dovere e di aiutare chi ha bisogno. Donne e uomini che, giorno dopo giorno, affrontano, con tenacia e con coraggio, le difficoltà della vita e cercano di superarle”. “I problemi che abbiamo davanti sono superabili – ha sottolineato il Presidente – possiamo affrontarli con successo, facendo, ciascuno, interamente, la parte propria. Tutti, specialmente chi riveste un ruolo istituzionale deve avvertire, in modo particolare, la responsabilità nei confronti della Repubblica”.
Il Capo dello Stato ha ricordato “tutti coloro che nel corso dell’anno hanno attraversato momenti di dolore”. Ha citato le vittime di Rigopiano e dell’alluvione di Livorno, i cittadini di Ischia colpiti dal sisma e coloro che sono stati colpiti dai terremoti dell’Italia centrale e “vivono queste festività in condizioni di disagio”. “Gli interventi per la ripresa e la ricostruzione proseguono – ha detto Mattarella – e, talvolta, presentano difficoltà e lacune. L’impegno deve continuare in modo sempre più efficiente fino al raggiungimento degli obiettivi”. Il Presidente ha ricordato anche gli italiani vittime nell’attentato di Barcellona e da questo ha preso spunto per rammentare “il dovere di mantenere la massima vigilanza nella lotta al terrorismo”. A questo proposito ha ribadito la riconoscenza nei confronti delle Forze dell’ordine, dei Servizi d’informazione e delle Forze armate.

“Mi auguro un’ampia partecipazione al voto e che nessuno rinunzi al diritto di concorrere a decidere le sorti del nostro Paese”. Lo ha affermato il Presidente della Repubblica nel discorso di fine anno. “Ho fiducia nella partecipazione dei giovani nati nel 1999 che voteranno per la prima volta”, ha sottolineato Mattarella, che ha preso spunto da questo dato per una suggestiva riflessione storica. “Nell’anno che si apre – ha spiegato il Capo dello Stato – ricorderemo il centenario della vittoria nella Grande guerra e la fine delle immani sofferenze provocate da quel conflitto. In questi mesi di un secolo fa i diciottenni di allora – i ragazzi del ’99 – vennero mandati in guerra, nelle trincee. Molti vi morirono”. “Oggi i diciottenni vanno al voto, protagonisti della vita democratica”, ha osservato il Presidente, e la riflessione proposta è necessaria “perché, tavolta, corriamo il rischio di dimenticare che, a differenza delle generazioni che ci hanno preceduto, viviamo nel più lungo periodo di pace del nostro Paese e dell’Europa”. Ma “non avviene lo stesso in tanti luoghi del mondo” e si assiste persino “al riaffacciarsi della corsa all’arma nucleare”. Per questo “non dobbiamo “smarrire la consapevolezza di quel che abbiamo conquistato: la pace, la libertà, la democrazia, i diritti”, condizioni che non sono “acquisite una volta per tutte” e “vanno difese con grande attenzione, non dimenticando mai i sacrifici che sono stati necessari per conseguirle”.

Fonte: Sir
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