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Le strade maledette di tutta Italia

Se in tutto il 2020 si erano verificati 24.205 incidenti, con 911 decessi e 36.518 feriti, il numero è triplicato anche semplicemente nel periodo tra gennaio e giugno 2021: 65.116 sinistri stradali, 1.239 morti, 85.647 feriti, per una media di 360 scontri, 7 vittime e 473 feriti ogni giorno.

Le strade maledette di tutta Italia

Strade maledette, strade asfaltate male, senza un sistema di illuminazione adeguato. Strade su cui si sbanda, strade i cui guardrail non sono in sicurezza. Strade non a norma, in difetto di corsie. Strade su cui muoiono tante, troppe persone.
I dati, disponibili sul sito dell’ACI (Automobile Club d’Italia) e raccolti in collaborazione con l’ISTAT (Istituto Nazionale di Statistica), fotografano una realtà drammatica: se in tutto il 2020 si erano verificati 24.205 incidenti, con 911 decessi e 36.518 feriti, il numero è triplicato anche semplicemente nel periodo tra gennaio e giugno 2021: 65.116 sinistri stradali, 1.239 morti, 85.647 feriti, per una media di 360 scontri, 7 vittime e 473 feriti ogni giorno.
Significativo il giorno di pubblicazione di questa inchiesta: il 18 novembre, alla vigilia della Giornata mondiale in Memoria delle Vittime della Strada.
Non ci si stupisca di un bilancio in preoccupante ascesa: le statistiche relative all’anno appena trascorso erano “dopate” al ribasso dall’emergenza coronavirus, che ha obbligato la popolazione a rimanere in lockdown da marzo a maggio e poi di nuovo nei mesi di ottobre e novembre. In termini di quali strade sono le più “pericolose”, la statistica è ancora ferma al 2020: in particolare, si nota che 73 incidenti su 100 sono avvenuti nei centri urbani, 22 su 100 in zone extraurbane e soltanto 5 su 100 in autostrada. Per il primo semestre del 2021, invece, si sa già che proprio le autostrade sono i punti in cui i decessi sono aumentati. A sistema si registra un +50%, complice una maggiore percorrenza veicolare, parametro per cui si è registrato un +24%. Non buoni i dati relativi alle strade urbane ed extraurbane, la cui incidenza di sinistri stradali è aumentata rispettivamente a +17% e a +20%.
Variegata la “mappa” per orientarsi nel tentativo di evitare le arterie pericolose: tra le strade più a rischio punti di interesse sia al Nord, come la Tangenziale di Milano e la Tangenziale Nord di Torino, che al Sud, come il Raccordo di Reggio Calabria e la Diramazione di Catania A 18 dir. Inevitabile, poi, la presenza nella lista di un nodo nevralgico per il traffico italiano come il Grande Raccordo Anulare di Roma. Roma che è in graduatoria anche per la pericolosità nel transitare sulla A24. Per le strade extraurbane, invece, sono da monitorare soprattutto la Statale 36 del Lago di Como e dello Spluga nel tratto in provincia di Monza Brianza, ma anche la SS 207 Nettunense in provincia di Latina, la SP 227 di Portofino, in provincia di Genova, l’Asse interurbano di Bergamo e, purtroppo, la SS 106.
Motocicli e biciclette non sono mezzi di trasporto granché più sicuri. Nello specifico i motociclisti sono coinvolti nel 20,8% di incidenti stradali, con un tasso di mortalità di 5,2 decessi ogni 100 mezzi implicati nello scontro, un tasso cinque volte maggiore rispetto all’1,4 di vittime per le automobili. Tra le tratte più pericolose per le due ruote a motore, si segnalano la SS 001 Aurelia nelle province di Savona, Massa e Lucca, la SS 016 Adriatica nei pressi di Rimini, la SS 035 dei Giovi vicino Milano e la SS 002 Cassia e la SS 008 bis Ostiense a Roma. Per il Sud, invece, sono da evitare la SS 018 Tirrena-Inferiore nella zona di Salerno e la SS 145 Sorrentina in provincia di Napoli. Napoli che è pericolosa anche per lo stato in cui si trova la Tangenziale Est-Ovest.
Da sottolineare, infine, il 3,4% di sinistri stradali nei quali sono coinvolti pedoni. Le province di Savona, Firenze, Sondrio e Salerno sono le più colpite dal fenomeno.

Il focus sulla Calabria

In diminuzione, sì, ma per effetto di un lockdown che ha “ritoccato” al ribasso le statistiche: anche in Calabria si parla di emergenza sulle strade,
L’ultimo report dell’ISTAT, pubblicato il 24 novembre e relativo ai dati per il 2020, fotografa una realtà di 2.079 incidenti stradali che hanno provocato 61 decessi e 3.264 feriti. Ovviamente, l’emergenza sanitaria e le misure di contenimento del coronavirus hanno determinato un decremento rispetto al 2019. I sinistri stradali sono diminuiti del 25%, i morti del 41,3% e i feriti del 28,3%. Numeri incoraggianti? Niente affatto, perché la statistica comunque è inferiore rispetto alla media in Italia, dove gli incidenti e i feriti sono rispettivamente diminuiti del 31,3% e del 34%. La Calabria, inoltre, si conferma una Regione in cui l’indice di mortalità sulle strade è tra i più alti d’Italia, con un’oscillazione tra il 2,67% e il 6,61% di probabilità di decesso.
Estendendo il parametro temporale al triennio 2018-2020 si osserva come Cosenza sia maglia nera di pericolo stradale: nella provincia si sono verificati 96 impatti mortali in tre anni, contro i 64 di Reggio Calabria, i 54 di Catanzaro, i 34 di Crotone e i 21 di Vibo Valentia.
Tra le tratte più pericolose in Regione, impossibile non pensare alla SS 106, tristemente soprannominata “la strada della morte”. Un report pubblicato nel 2019 e relativo al quinquennio 2014-2018 basta a restituire un’immagine sconfortante: 107 morti in Calabria, equamente distribuiti nel tempo e tra le tre province di Cosenza, Crotone e Reggio Calabria. Il 30% di loro aveva meno di 30 anni. E non ci si dimentichi di un’autostrada perennemente “work in progress” come la Salerno-Reggio Calabria: non si è al sicuro neanche in un tratto apparentemente “tranquillo” come lo svincolo di Cosenza Sud, uscita obbligatoria per chiunque voglia entrare in città, ma teatro di quotidiani incidenti, complice un manto stradale non in perfette condizioni e una viabilità abbastanza arzigogolata.
In Calabria, comunque, non sono soltanto le strade a presentare difetti infrastrutturali e di sicurezza. Ultimo episodio increscioso, la rapina subita da una ventiduenne cosentina in servizio per Ferrovie dello Stato presso la stazione di Sibari. Gli inquirenti hanno individuato il ladro, ora detenuto nel carcere di Castrovillari, ma la paura rimane. Così come i ritardi, una linea ad alta velocità che a Cosenza proprio non arriva e un progetto di rifacimento elettrico annunciato nel 2019 che, tra un lockdown e tanta burocrazia, proprio non parte. Ci si deve accontentare di fermarsi a Paola. Per ora.

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