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Il Vescovo di Norcia: "ricostruire come prima cancellando le ferite?"

La domanda se la pone mons. Boccardo: "è giusto “che le ferite del terremoto vengano completamente cancellate? O piuttosto bisognerà riproporre” il nostro patrimonio di arte e di fede colpito “in modo nuovo, che racconti alle generazioni future anche questo capitolo doloroso della nostra storia?”.

Il Vescovo di Norcia: "ricostruire come prima cancellando le ferite?"

È giusto “che le ferite del terremoto vengano completamente cancellate? O piuttosto bisognerà riproporre” il nostro patrimonio di arte e di fede colpito “in modo nuovo, che racconti alle generazioni future anche questo capitolo doloroso della nostra storia?”. A porre l’interrogativo è monsignor Renato Boccardo, arcivescovo di Spoleto-Norcia, intervenuto questa mattina alla seconda e ultima giornata del XIX convegno nazionale teologico-pastorale “Il pellegrinaggio: fede e bellezza” promosso da Opera romana pellegrinaggi (Orp) e da Vicariato di Roma – Ufficio edilizia di culto, arte sacra e beni culturali. “Il terremoto della Valnerina – spiega il presule – ha non solo creato delle ferite al patrimonio artistico e ambientale, ma anche una cesura tra il passato e il futuro” perché “il terremoto – attraverso le ferite prodotte al paesaggio, agli edifici, alle opere d’arte – ha ferito il cuore e la mente delle persone”. Tuttavia, “dall’angosciante desolazione” è sbocciata anche “tanta solidarietà” che “ha riempito di colore il grigiore della polvere dei crolli; e la sofferenza e la paura si sono stemperate nella speranza di un futuro che ancora potrà esserci”. In questi mesi, prosegue mons. Boccardo, “abbiamo sentito declinare in tutte le sue forme e tempi il verbo ‘ricostruire'”. Pur riconoscendo che la ricostruzione di case, aziende e chiese “deve essere una priorità per restituire alla gente della Valnerina una vita dignitosa e sicura”, il presule esprime qualche perplessità “circa il ricostruire tutto ‘come prima’, specialmente per quanto riguarda le chiese”. Per due ragioni principali: anzitutto “ricostruire tutto come se nulla fosse avvenuto significherebbe, al termine dei lavori, trovarsi davanti ad un ‘vero falso’, anche se un ‘falso d’autore’. È corretta un’operazione simile?”. E poi, “le ferite, con il tempo e la cura adeguata, si rimarginano, non scompaiono, e diventano cicatrici che rimangono ben visibili. E il terremoto è comunque un evento che fa storia, ed entra nella memoria dei popoli. Gli edifici – sacri e profani – portano i segni delle vicissitudini che hanno affrontato o subìto nel corso dei secoli”.

Fonte: Sir
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