Attualità
stampa

Il Tar boccia la "Fase 2" made in Calabria

Prima il via libera a sorpresa di bar, ristoranti, pizzerie e agriturismi. Poi il Ministro degli Affari Regionali, Francesco Boccia che impugna il provvedimento del Presidente Jole Santelli. Infine il TAR che dichiara illegittima la delibera regionale.

Il Tar boccia la "Fase 2" made in Calabria

Quel pasticciaccio brutto de Via Merulana, o meglio di Corso Mazzini. Prima il via libera a sorpresa di bar, ristoranti, pizzerie e agriturismi. Poi il Ministro degli Affari Regionali, Francesco Boccia che impugna il provvedimento del Presidente Jole Santelli, indugiando quel tanto che basta perché, nel frattempo, gli esercenti si organizzino per riaprire. Infine il TAR che dichiara illegittima la delibera regionale, ma lo fa il 9 maggio, nove giorni prima di quella che, probabilmente, sarà la data del “libera tutti” al Sud.

Se la Fase 2 in Italia procede a intermittenza, non è sicuro che in Calabria la linea soft adottata dalla Presidente Santelli si possa rivelare efficace. In soccorso di chi spinge per la riapertura arrivano – in teoria – i dati: da più di una settimana si registrano in media cinque contagi giornalieri in tutta la Regione e nella città di Cosenza gli attualmente positivi al coronavirus sono soltanto otto – a fronte di una popolazione di 70.000 abitanti. Perché non premere il piede sull’acceleratore, dunque? Perché secondo le ultime rilevazioni statistiche condotte dall’Istituto Superiore di Sanità, l’indice di contagiosità (R0) di coronavirus in Calabria è fermo allo 0.8. Il che significa che quattro volte su cinque un positivo al Covid-19 ha sufficiente potere di virulenza per infettare un’altra persona. A questo numero non rassicurante si aggiunga quello relativo ai posti in terapia intensiva attualmente disponibili nella Regione: sono soltanto 156, infinitamente pochi per una popolazione di 2 milioni di abitanti.

Chi scrive è convinta che, a differenza di Regioni come la Lombardia e il Piemonte, la Calabria stia lentamente tornando a una pseudo-normalità post-coronavirus. Non ci si può fermare per sempre: le attività commerciali soffrono, il turismo è in ginocchio e anche noi, per la maggior parte cittadini coscienziosi, non riusciamo più a vedere la natura che va avanti senza di noi. Proprio per questo, però, forse sarebbe stato meglio aspettare un paio di settimane prima della riapertura definitiva. In questa prima parte di Fase 2, iniziata il 4 maggio, la Regione avrebbe potuto adeguarsi alle indicazioni dell’esecutivo nazionale quel quanto che sarebbe bastato per portare l’indice di contagiosità a un valore compreso tra 0.5 e 0.7, per poi ripartire con le attività di servizio al tavolo e vendita al dettaglio dal 18 maggio. Questa soluzione sarebbe stata comunque meno soft rispetto a quella preferita dal governo centrale, ma sia il Presidente del Consiglio Conte, sia lo stesso Ministro Boccia avrebbero probabilmente chiuso un occhio.

La Calabria ha resistito stoicamente nei giorni più neri dell’emergenza coronavirus: richiudere per la fretta di aver aperto vorrebbe dire essere come Sisifo che non riesce a portare il masso in cima alla montagna.

Il Tar boccia la "Fase 2" made in Calabria
  • Attualmente 0 su 5 Stelle.
  • 1
  • 2
  • 3
  • 4
  • 5
Votazione: 0/5 (0 somma dei voti)

Grazie per il tuo voto!

Hai già votato per questa pagina, puoi votarla solo una volta!

Il tuo voto è cambiato, grazie mille!

Log in o crea un account per votare questa pagina.

Non sei abilitato all'invio del commento.

Effettua il Login per poter inviare un commento