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Il Giappone non è più una potenza di pace

Dopo l'approvazione di norme sul riarmo.

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Il Giappone non è più una potenza di pace

La pace non è più di moda in Giappone, a settant’anni dalla fine della seconda guerra mondiale? La domanda nasce spontanea dopo l’approvazione, ieri, da parte della Camera bassa del Parlamento giapponese di due progetti di legge che ampliano il ruolo delle forze armate all’estero e nelle missioni di pace, modificando così la natura pacifista della Costituzione adottata proprio dopo la fine della seconda guerra mondiale, che vieta l’uso della forza per risolvere le controversie internazionali, ad eccezione dell’autodifesa. Le norme sono state votate con il voto favorevole del Partito liberal democratico del primo ministro Shinzo Abe e del suo alleato di maggioranza New Komeito. L’opposizione ha invece lasciato l’aula in segno di protesta.
Per protesta sono scesi in piazza a Tokyo e in altre città giapponesi anche migliaia di cittadini, intellettuali, star dello spettacolo e dello sport, giovani e attivisti della non violenza per dire la propria contrarietà a questo “storico addio” al pacifismo. Tanti i cartelli con la scritta “Io non sono Shinzo Abe”. I provvedimenti devono ora essere approvati dalla Camera alta. Il governo ha giustificato la mossa in nome dell’autodifesa collettiva e ha detto che le forze giapponesi saranno autorizzate a intervenire solo in conflitti che mettano in pericolo la sicurezza del Giappone. Hanno inciso su questa scelta sia la vittoria del premier conservatore Shinzo Abe alle elezioni anticipate di dicembre sia la decapitazione di due giapponesi per mano dell’Isis. Malgrado ciò, i sondaggi dicono che quasi il 70% della popolazione avrebbe voluto che il Giappone restasse una potenza di pace. Infatti, temono che questa svolta verso il riarmo aumenti il rischio di una guerra nel Pacifico. In realtà, sullo sfondo della scelta del premier ci sono anche le tensioni per le ambizioni regionali della Cina, il cui budget per le spese militari aumenta notevolmente ogni anno.
Tutto ciò giustifica la strada presa da Shinzo Abe? Solo lo scorso marzo a Tokyo sono state commemorate le oltre centomila vittime dei bombardamenti americani per costringere il Giappone alla resa. E il 6 e il 9 agosto Hiroshima e Nagasaki ricorderanno le stragi legate alle bombe atomiche americane lanciate sulle due città. Il 15 agosto è poi l’anniversario della resa nipponica agli alleati. È per questo che il popolo giapponese non dimentica il passato e vorrebbe, a dispetto di chi comanda, che la pace non fosse oramai “fuori moda”.

Fonte: Sir
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