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Il messaggio di mons. Francesco Nolè alla comunità diocesana: «Ora tocca a noi lasciarci guidare dallo Spirito!»

Veglia di Pentecoste in Cattedrale: un carezza gentile le parole di Nolè alla comunità

L'esortazione conclusiva di Nolè: «Lasciamo entrare lo Spirito Santo nella nostra storia. Viviamo fino in fondo il nostro credo, pronti ad accoglierne i doni»

Veglia di Pentecoste in Cattedrale: un carezza gentile le parole di Nolè alla comunità

Come una carezza gentile, le parole consegnate da mons. Nolè alla comunità dei fedeli riuniti in Cattedrale per veglia vespertina di Pentecoste.

Molte le considerazioni sorte dalle parole dell'Arcivescovo, destinate ai presenti e alla comunità diocesana tutta, che è stata esortata a pregare senza esitazione alcuna, per lasciare agire l'azione salvifica dello Spirito Santo: «Voglio esprimere un sentito ringraziamento al Signore per averci dato questo giorno di preghiera, un dono che ci ricorda la permanenza di Dio tra di noi per sempre attraverso il suo Spirito. Questo abbiamo appena ascoltato nel Vangelo: che tutti i credenti in lui avrebbero ricevuto lo Spirito. E i credenti in lui siamo tutti noi, che abbiamo accolto lo Spirito Santo nel giorno del Battesimo e molti, poi, lo hanno confermato anche con la Cresima. Pertanto, ora tocca a noi lasciarci guidare dallo Spirito!»

«Ascoltando le diverse letture sorgono spunti di riflessione - continua mons. Nolè con tono pacatamente incalzante - come si può parlare un'unica lingua, se non viviamo la stessa fede? Se non speriamo nelle stesse Verità rivelate? Se non ci amiamo dello stesso amore con cui ci ha amato Cristo, sino a dare la tutta vita per i fratelli? Se scendesse oggi il Signore in mezzo a noi, nelle nostre comunità, nelle nostre parrocchie, nelle nostre diocesi e nelle nostre famiglie, che cosa cosa ci direbbe? Dio non gode della nostra divisione. Quante volte, inconsapevolmente, sfidiamo Dio? Lo facciamo di certo tutte le volte che progettiamo la nostra esistenza senza di lui, escludendo. Lo dice il Signore stesso:"Io conosco le tue opere, che tu non sei né freddo né caldo. Oh, fossi tu freddo o caldo! Così, perché sei tiepido e non sei né freddo né caldo". Spesso noi siamo tiepidi, superficiali: pensiamo di vivere senza Dio. Allora se Dio venisse in mezzo a noi, nel mio episcopio, nella mia comunità, nella mia famiglia che cosa direbbe? Stanno parlando un'unica lingua? Si amano dello stesso amore che insegnato a loro? Quando manca lo Spirito, non viviamo. Allora è necessario domandarsi se viviamo nelle vita dello Spirito oppure viviamo solo di interessi? La vita di Dio non si nutre di soltanto di cose materiali, ma soprattutto di Spirito.

Abbiamo bisogno di essere purificati, ecco il senso dell'aspersione durante la veglia di Pentecoste: lasciamo entrare lo Spirito Santo nella nostra storia. Viviamo fino in fondo il nostro credo, pronti ad accogliere i doni dello Spirito. Solo se si prega lo Spirito Santo, allora la speranza diventerà realtà. E accoglierLo nella nostra vita significa anche perdonare: il Dio trinitario ci ha creati figli e fratelli, a Sua immagine».

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