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San Giovanni in Fiore celebra "la pacchiana"

Il comune silano incorona la sua diciassettesima Regina della Sila

San Giovanni in Fiore celebra "la pacchiana"
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La comunità di San Giovanni in Fiore in festa per la diciassettesima edizione della “Pacchiana”, una suggestiva manifestazione che porta in passerella gli usi, i costumi, e le tradizioni del paese silano che fu. Il così detto “Ritùartu”, era l’abito comune col quale le donne e fanciulle sangiovannesi suggellavano, ad un pezzo di abito alla volta, il raggiungimento di uno status: quello di donna, sposa, e madre. Colei che lo indossava, veniva chiamata per l’appunto “Pacchiana”. Originariamente questo vestito, formato da una lunga e ricca gonna, un corpetto di velluto arabescato e maniche corte e larghe, presentava solo due tonalità di colori, ovvero il bianco e il nero, proprio ad indicare quello spirito di rigore, serietà e rettitudine che doveva caratterizzare la donna del tempo. Successivamente, la tradizione ha effettuato dei cambiamenti, conferendo agli abiti diversi colori, talvolta molto sgargianti e contrastanti tra loro. Si potrebbe definire a questo punto un inno alla donna e alla sua dignità, e proprio per questo il popolo di San Giovanni ha tenuto particolarmente a tenere viva questa tradizione che, da diciassette anni, celebra una serata di festa. Dalle più grandi pacchiane alle più piccine, dette teneramente “pacchianelle”, la serata si è consumata tra divertimenti e floklore, ma anche attraverso una sana competizione. Durante la sfilata, le “pacchiane” sono state giudicate dall’apposita commissione in base a costume e portamento, mentre le “pacchianelle”, in base ai gioielli che indossavano. A proposito di ciò, questi eventi mirano ad incentivare sempre più l’arte orafa, per tradizione, tanto a cuore ai sangiovannesi. “Questa manifestazione ha avuto inizio soprattutto per dare valore a questa tradizione, e che si porta dietro tantissimi significati.” – spiega l’assessore alla cultura Milena Lopez – “La tradizione vuole che questo abito doveva essere indossato dalla donna pezzo per pezzo, per poi essere completato il giorno delle nozze, con il famoso copricapo bianco. Ricostruire le nostre radici, andare a verificare ciò che i nostri nonni ci hanno tramandato, cioè il raggiungimento, attraverso questo vestito, della condizione di donna rispettabile e madre di famiglia, motivo d’orgoglio per la singola e per il nucleo familiare stesso. E’ un retaggio davvero importante, e quando questo vestito viene indossato, è come se diventasse parte di te”. Dopo il termine della sfilata, la giuria ha decretato le vincitrici, aggiudicando loro il titolo di “Regina della Sila 2017”: la “pacchianella” Maria Assunta Mancina, e la “pacchiana” Maria Chiara Lucente: “E’ davvero bello rivivere i tempi di una volta,” – ha dichiarato la vincitrice Maria Chiara – “mi ha trasmesso una forte gioia ed emozione, soprattutto perché così ho dato forma ai racconti della mia bisnonna”.

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