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Milicchio, la voce storica del Cosenza si racconta

Da Lorica dove sta seguendo il ritiro del Cosenza il noto teleradiocronista cosentino racconta la sua carriera, che si intreccia con la storia del glorioso club rossoblù. Da Marulla a Di Marzio, da Salerno a Padova a Casarano. C'è tanto nel cassetto dei ricordi.

Milicchio, la voce storica del Cosenza si racconta

Lorica. Buona giornata di sole, cielo sereno, nessuna nuvola in cielo. Aria pura rinfresca in questi torridi giorni di caldo intenso. Il lago lambisce la riva creando un ritmo armonioso che si intona con la natura circostante. Cosenza Calcio al lavoro sul campo d’allenamento, due scatti, un’intervista e poi al Brillo (locale di Lorica) ad aspettare Giuseppe. Verso le 12 arriva. Dice “aspetta”.

Milicchio con suo figlio e il cameraman preparano l’attrezzatura per la trasmissione “Ritiro da Lupi” in diretta dalle 15 dalle colonne di Jonica Radio, TvSud e Lupiindiretta in cui si racconta la preparazione estiva del sodalizio calabrese. Dopo una paio di giri di lancette, Giuseppe dà l’ok ed iniziamo, seduti ad un tavolo con lo sfondo il Lago Arvo.

La scomparsa di Gigi Marulla ha fatto piangere una città intera e anche una Regione (e non solo). Qual è il suo ricordo del bomber?

Di Gigi ho tanti ricordi. Uno è riduttivo. Ricordo i suoi primi gol al San Vito (da ora in poi “Marulla”). In particolare una partita contro il Campania. Pioveva a dirotto allo stadio. Segnò un gol facendo schizzare l’acqua davanti la porta avversaria. Avevamo capito che era un gran giocatore. Per Gigi Marulla feci la prima guerra giornalistica. Avevamo un giornalino, “Forza Lupi” con direttore responsabile Pierluigi Ardenti. Mi spinse, ero ragazzo, a dire quello che pensavamo. A dire la voce della tifoseria nei confronti della società. Attaccammo duramente l’allora presidente Morelli per quel trasferimento. Forse era un atto dovuto per le condizioni economiche di quella società, però frustrava le ambizioni di una squadra che tendeva alla vittoria. Questo fu il primo impatto. Secondo ricordo: partiamo da giovani cronisti e giovani tifosi a vedere il nostro ragazzo in trasferta. Allora il ritiro del Cosenza era a Reggello, ma la nostro comitiva decise di fare un giro a Barga di Lucca per salutare questo ragazzo che aveva cambiato maglia. Noi eravamo orgogliosi perché era il nostro Marulla. Scendendo a Barga di Lucca, però, facemmo un incidente clamoroso. L’altro Marulla, velocemente, è quello che torna al Cosenza al momento della firma con il segretario Tonino Covino. Poi Padova e Pescara sono due ricordi indelebili.

Cosa ha dato Marulla, non solo dal punto di vista sportivo, a Cosenza?

Marulla ha dato e ha ricevuto poco dalla città di Cosenza. Sta ricevendo adesso ed è un po’ tardi. Gigi avrebbe meritato più riconoscenza dalla nostra tifoseria. Dobbiamo dire che, a scusante di tutti, che Gigi ha fatto la storia del Cosenza Calcio, però non ha partecipato ai momenti importanti, delle feste. Quelle con Sonzogni e Di Marzio. Era lontano da Cosenza. Dal punto di vista umano ha dato tanto.

 Raccontaci dal vostro punto di vista queste due partite.

Pescara. Era questo spareggio contro la Salernitana. C’era grande paura perché i salernitani erano molto più forti di noi. Pensa- spiega - che la mia migliore amica, radiofonicamente parlando, era di Salerno. Quel giorno mi passò un cavo telefonico dalla tribuna centrale alla tribuna inferiore per fare la radiocronaca. Sedevo insieme all’allora sindaco Mancini e gridammo e ci abbracciammo come pazzi al momento del gol. Dopo, mi girai dietro e persi l’amica. Da quel momento il gol di Marulla fece tramontare un’amicizia storica, però il calcio fa anche questi brutti scherzi. Padova. Era, invece, il dramma. Ricordo che lanciai all’aria il telefono nel momento in cui il Padova pareggiò. Esultai tantissimo al gol di Marulla, per poi tornare a Cosenza con un rabbia che non finiva mai. Momenti belli e brutti, insomma.

 Da radiocronista a quali promozioni hai assistito?

Le promozioni le ho fatte tutte. Dalla prima col Potenza al San Vito con lo stupendo gol di Walter Perrotta. Poi con il Casarano, quando ci fu la prima diretta satellitare con Teleuropa Network. Fu entusiasmante per due punti di vista: da giornalista e tifoso. Perché si vedeva la propria squadra tornare velocemente in Serie B con Giuliano Sonzogni. Per parlare dell’anno con Gianni di Marzio si dovrebbe scrivere un libro. Monopoli è Monopoli. Ricordo la mia giornata. Di Marzio mi diede una commissione da fare. Mi mandò a Frosinone per prendere una videocassetta perché doveva vedere coi calciatori nel ritiro di Monopoli. Quindi parto da Cosenza il sabato mattina, vado a Frosinone, poi a Monopoli. Riesco a dare la cassetta a Di Marzio, che poi non visionò. Era simbolico il gesto. La sera tornai a Cosenza e la mattina successiva andai di nuovo a Monopoli. Poi la festa del dopo-partita è stata incontenibile fino allo stadio a montare le amplificazioni e far risuonare il “Lupi Alè” di Tonino Lombardi”.

 E si è arrivati al Centenario, com’è l’hai vissuta questa annata?

Avevo un sogno e l’ho realizzato. Quello di avere una manifestazione nel dopo Centenario, cioè, quello di organizzare il ritorno a Cosenza di tanti amici con i quali abbiamo vissuto e condiviso gioie e amarezze del calcio. Serata splendida all’auditorium Guarasci a Cosenza. Tornarono giocatori che rimarranno nel cuore dei tifosi. Da Campanini, De Carolis a De Paola, Napolitano. Vecchi e nuovi per vivere una serata che rimarrà nella storia. Nella medesima sera c’è quella mitica gag di Gigi Marulla che con la sua grande ironia si raccontò.

 Il Cosenza attuale guidato da mister Roselli ti piace?

Mi ricorda il Cosenza degli anni 85/86. Un Cosenza che andava costruendosi e strutturandosi. I presidenti erano Parise e Morelli. Si ricominciava dai giovani come Brandolino, Simeoni, Simoni, Bergamini, Padovano. Erano giocatori che prendevamo a costo zero. Il direttore sportivo ricorda l’attuale Meluso. Molto riservato, lavorava da aziendalista cercando di far quadrare il cerchio con quello che aveva a disposizione. Un vero signore del calcio. Questo è un buon viatico per il Cosenza. Quest’anno – afferma – loro puntano ad un quinto posto. Penso che bleffino perché ritengo che nel prossimo mercato si faranno altri aggiustamenti e, anche, in quello di gennaio e se il pubblico risponderà si potrebbe spingere per fare qualcosa di importante. Il calcio, attualmente, è malato. Il Cosenza la malattia se le scrollata già di dosso.

 Un commento sulla società attuale.

La società ha un manager che non vuole fare l’imprenditore del calcio. Sa gestire in modo egregio e qui a passare al momento del rischio, con Guarascio è difficile, perché si deve essere innamorati del calcio. Guarascio è una persona che sta con i piedi per terra e l’obiettivo lo raggiungerà ugualmente con cadenze che, però, non infiammano la piazza.

Come ti è nata la passione per il calcio, raccontaci un po’ la vostra carriera da giornalista.

La carriera è iniziata nel 1974 con Roberto Costabile che mi portò a Radio Montescuro da cui, leggendo un articolo e benedetto maledetto a lui, cominciò questa avventura (si ferma e spiega che la sua carriera è troppo lunga da sintetizzare). La passione per il calcio c’è stata da bambino. A sei anni giocavo già. A sette si prendeva la radiolina ascoltando il calcio minuto per minuto. Cominciai da subito ad appassionarmi al Cosenza Calcio. Amavo vedere le partite. Allo stadio entravamo gratis. Bisognava soltanto aspettare nel momento in cui un signore ti prendeva sottobraccio e di faceva entrare. Giocavo nella Frienz che era una squadra di giovanissimi. L’allenatore Armando Spera era il magazziniere del Cosenza. Ricordo un pre-partita al San Vito di un Cosenza-Morrone. Pioveva. Abbiamo giocato solo venti minuti per non rovinare il campo. Il Cosenza vinse per uno a zero con gol di Rigoni. Ricordo indimenticabile. Facevo il racchetta palle e vedere lo stadio pieno era veramente un sogno incredibilie.

 Ora è alle prese con questo ritiro. Come sta andando?

E’ un’altra della mie creature. Una nuova scommessa. La prima creatura è stata la radio con”Radio incontro”, poi i vari passaggi alle televisioni come Teleuropa 52 passata poi di mano e portata a grandi livelli. La prima diretta con lo streaming che poi è passato a Sportube e ora questa idea in collaborazione con gli amici di Jonica Radio e TvSud. Speriamo che qualcuno ci rubi anche questa idea.

 In cabine di regia c’è suo figlio Gianmaria, se la cava?

Se la cava si. Ha iniziato a 15 anni. Ha un futuro, non so se gli piace però è bravo.

 Per il futuro dove lo vede il Cosenza?

Difficile. Vorrei vederlo in Serie A, un giorno. Mi accontento, per il momento di vedere la B tra qualche anno.

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