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C'è un Cosenza che vince anche in Canada

Pietro Tignanelli ci raccontala sua esperienza e quella del Cosenza Indoor Soccer Club, che oltreoceano ha vinto il torneo di calcio a 5 indoor della città di Mens.

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C'è un Cosenza che vince anche in Canada

“Il Cosenza è la mia anima. Sono, anche tifoso del Milan, ma la prima squadra, per me, è stato e resterà il Cosenza! Fin da bambino papà mi disse di non dimenticare le proprie origini” Così Pietro Tignanelli dal Canada, della provincia dell’Ontario in North Bay, ci spiega la sua profonda passione verso il Cosenza Calcio e verso la Città di Cosenza. Pietro, per questo suo grande legame di appartenenza, 8 anni fa fondò una squadra di calcio A5 chiamandola “Cosenza Indoor Soccer Club”. Pietro con questa squadra vuole diffondere i colori e la storia del calcio cosentino, aiutando ad accrescere, dunque, la fama del Cosenza. Bene. Nelle scorse settimane, il Cosenza Indoor Soccer Club ha raggiunto un’importante traguardo che vagheggiava da tempo. Infatti, Pietro e i suoi amici sono riusciti a vincere il campionato Indoor della città di Mens, dopo anni di duro lavoro e sacrifici. Subito ha voluto mandare la notizia sulle pagine Facebook di Cosenza. Il fatto ha sbalordito ed entusiasmato gran parte dei tifosi. In breve tempo Pietro è stato bersagliato da tante richieste di amicizia sul social e altrettanti attestati di stima e riconoscenza. Lui non si aspettava tutto questo affetto, per cui ne è rimasto davvero contento.

Pietro che splendida notizia, ci racconta la storia della vostra squadra.

Iniziai a giocare con una squadra di nome Gavidi, ogni sillaba di questo nome fa riferimento a un famoso personaggio della storia d’Italia, come D per indicare Dante Alighieri, V come Giuseppe Verdi. Per noi Gavidi era la nostra Nazionale. Poi 8 anni fa con un mio amico del Brasile, di origini italiane, abbiamo avuto l’idea di fondare una squadra chiamandola Cosenza, per portare le nostre origini italiane avanti. Ho voluto fortemente la creazione di questo team soprattutto per i giovani. Infatti, quando avrò, per esempio quarant’ anni, saranno i giovani a portarla avanti. La mia intenzione è anche quella di far conoscere Cosenza in tutto il mondo.

Da chi è composta la sua squadra?

Ci sono tante persone che provengono dal Canada, dall’Africa, dell’Irlanda, della Polonia e da altri paesi del Mondo. Quando iniziammo, ero io con altri quattro amici. In seguito andammo nelle palestre a trovare altri componenti della rosa.

Quali sono i principi fondamentali del vostro club?

Innanzitutto per essere una vera e proprio squadra fra i giocatori deve esistere la passione e soprattutto l’amicizia e il stare insieme. Per esempio dopo una partita si va al pub a bere una birra.

Ci parli un po’ di questi 8 anni della vostra squadra.

Allora, nei primi due anni di esistenza siamo riusciti ad arrivare in finale e, però, abbiamo perso. Negli anni seguenti uscimmo alle semifinali (ai calci di rigore) e poi non andammo oltre i quarti per un po’ di stagioni. All’inizio dell’anno scorso eravamo soltanto in quattro e mi diedi da fare per trovare altri giocatori. Alcuni dei nuovi non sapeva giocare nella palestra a Calcio A5, era difficile. Infatti in certe partite giocammo con un uomo in meno (senza sostituzioni) perdendo anche qualche partita subendo tanti gol, noi abbiamo sempre combattuto . Ripetevo ai miei compagni che non me ne importava nulla se perdevamo per 10-0. Con il tempo migliorammo assai e quest’anno dissi che la squadra era buona e volevo assolutamente vincere per entrare nella storia del calcio della mia città”

Dopo tante battaglia, riuscite ad arrivare in finale. Come avete giocato questa partita di così grande importanza?

Nel primo tempo ci portammo in vantaggio, ma allo scadere i nostri avversari rimontarono (2-1). Avevamo perso un po’ di quella voglia. Negli spogliatoi mi venne una grande rabbia poiché non volevo perdere. Parlai con i miei compagni e gli dissi di giocare uomo su uomo senza dare spazi. Infatti, nel secondo tempo con una difesa impenetrabile e il nostro portiere che fece interventi come Buffon, vincemmo 9-2! Quando facemmo il gol del pareggio e del vantaggio esultai come un pazzo perché nella mia testa pensavo di giocare nel vero Cosenza. Ero emozionato indossare la maglia rossoblu e vincere. Abbiamo rappresentato al meglio non solo Cosenza e la Calabria, ma tutta l’Italia. Eravamo molto contenti perché vedevamo ripagati i nostri sacrifici. Non abbiamo avuto uno sponsor per cui tutte le spese le avevamo sostenute noi. Mio padre mi insegno che quando guadagnavo dei soldi, li dovevo mettere da parte per giocare.

Cosa ne pensa di tutto l’affetto manifestato dai tifosi del Cosenza?

Mai potevo credere a tutto questo. Mandai la notizia sulle pagine Facebook del Cosenza e non credevo che i giornalisti mi avrebbero contattato per conoscere la storia della mia squadra. Ci sono rimasto davvero contento e felice.

Com’ è il calcio a 11 in Canada?

Il Calcio lo praticavano tutti gli immigrati provenienti dall’Europa come Portogallo, Germania, i quali portarono la passione per questo sport. Negli anni 50 e 60 furono organizzate le prime società di calcio. Lo sport è stato un grande mezzo di comunicazione per tutte quelle persone, emigrate in Canada, che non conoscevano la lingua. Perché quando si gioca a calcio, l’importante non è sapere la stessa lingua ma è lo stare insieme e socializzare. In Canada lo sport principale è il gioco sul ghiaccio (Hockey), mentre il Calcio è diffuso solo nelle città più grandi come Toronto o Montreal. Qui questo sport è visto come passione e divertimento. Persone come Marco Di Vaio e Alessandro Nesta hanno accresciuto l’importanza del calcio in questo paese. I club non hanno una lunga storia. Non c’è la voglia di diventare calciatori professionisti, poiché si dovrebbe uscire dal Canada. Ci sono ragazzi di 16 anni che vanno in Europa per il Calcio. Ne ho conosciuto uno che è andato in Italia e ha giocato con l’Atalanta.

Ci parli della sua passione verso il Cosenza.

E’ la mia prima squadra per cui faccio il tifo. E’ la mia anima, la mia vita. Ero molto contento quando nell’Europeo del 2000 nella Nazionale Italiana l’unico rappresentante della Calabria era Stefano Fiore e quando segno quel gol (Stefano Fiore realizzò il suo primo gol in Nazionale nella seconda partita della fase a girone dell’Europo del 2000 contro il Belgio. Il secondo gol con la casacca azzurra arriverà il 28 febbraio 2001 nell’amichevole contro l’Argentina all’Olimpico di Roma) noi gridammo Cosenza anziché Italia. In seguito, nel Mondiale del 2006 guardare Rino Gattuso con la Coppa del Mondo fu un momento per me di grande gioia. Ripeto sempre chi è stato il primo calabrese a segnare in Nazionale? Chi è stato il primo calabrese ad alzare quella Coppa del Mondo?

Come avete vissuto il Centenario?

E’ molto importante il Centenario. Seguivo le partite del Cosenza su Lupiindiretta o in radio. Mi è rimasto impresso il video “Le poesia hanno dentro i Lupi” (girato dal Cosenza Calcio) mi bruciò il cuore perché volevo essere li con la mia famiglia. A festeggiare con i tifosi. Mi sono venute le lacrime quando vidi la festa, vidi 15.000 spettatori, tutte quelle bandiere, tutte quelle persone, anziani e bambini, ho visto la grande passione dei calabresi verso il Calcio. Quando venni, nel 2003, a Cosenza con mio cugino Teodoro Gioia (responsabile della biglietteria del Cosenza Calcio) andai in un negozio a comprare tutti i gadget del Cosenza. Poi Teodoro mi portò al San Vito e riuscii a entrare e seguire gli allenamenti dentro lo stadio. Fu un paradiso e un sogno per me.

Cosa augura al Cosenza?

C’è sempre il sogno di andare in Seria A. Voglio dire una cosa ai giocatori e ai tifosi: non abbandonate mai questo sogno, giocate sempre per quel stemma, per quei colori, per la città, per la maglia, per quella passione. Spero che il Cosenza possa vincere questa Coppa Italia di Lega Pro. Sto pregando notte e giorno. I tifosi devono tornare allo stadio a sopportare la squadra.

Ci parli delle sue origini.

Quando i miei genitori vennero in Canada, mio padre aveva 24 anni e mia madre 21 anni. Sono dovuti emigrare per forza, per trovare lavoro. Fu molto difficile per loro.

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