Diocesi
stampa

La grande Settimana Santa

Le indicazioni per i giorni santi a cura dell'Ufficio liturgico diocesano.

La grande Settimana Santa

Domenica delle palme e della passione del Signore

 

Nella comprensione della caratteristica propria di questa domenica che apre la grande e Santa Settimana, ci è di aiuto quanto riportato dal Cærimoniale Episcoporum: «Nella domenica delle palme "nella passione del Signore" la Chiesaentra nel mistero del suo Signore crocifisso, sepolto e risorto, il quale, con l'ingresso in Gerusalemme, ha dato un presagio della sua maestà. I cristiani portano i rami in segno di quel regale trionfo che Cristo ha ottenuto, cadendo sotto lacroce. Secondo quanto dice l'apostolo: «se veramente partecipiamo alle sue sofferenze per partecipare anche alla sua gloria», venga messo in luce nella celebrazione e nella catechesi di questo giorno il collegamento fra i due aspetti del mistero pasquale»[1].

 

a)      Processione

La processione delle palme più che semplice rievocazione di un fatto storico è acclamazione festosa di Cristo Re; è solenne professione di fede nella quale la croce e la morte di Cristo sono in definitiva una vittoria. Da questa retta interpretazione del “cosa” si celebra scaturiscono i principi e i criteri per una giusta celebrazione capace di non cadere nella tentazione, sempre presente nei riti della Settimana Santa, della pura rievocazione storica da una parte e il vuoto formalismo dall’altra.

 

  • La benedizione delle palme o dei rami si fa per portarli in processione. È veramente opportuno ribadire l’importanza della partecipazione alla processione più che il procurarsi soltanto la palma o il ramoscello di ulivo. Questi ultimi non vanno conservati a guisa di un amuleto ma come richiamo della vittoria pasquale di Cristo celebrata con la stessa processione[2].

 

  • Nella processione, che è parte integrante della celebrazione di questo giorno, non può trovare posto nessuna sacra rappresentazione; quindi non è ammissibile in essa la presenza di un giovane nelle sembianze di Gesù che a dorso di asino apra la processione, o di personaggi vestiti in rappresentanza dei dodici apostoli. Il Cristo, come afferma SC n 7, è presente nella persona del ministro che presiede a suo nome la celebrazione, così come nell’assemblea riunita per la celebrazione; altre presenze “coreografiche” non aiutano il popolo di Dio a comprendere il senso vero di ciò che la Chiesa celebra nella liturgia.

 

  • Da quanto detto sopra si comprende come non sia in piena sintonia con lo spirito di questa giornata una pubblica Via Crucis per le strade cittadine, tanto da compromettere l’unicità e solennità dell’unica processione in onore di Cristo Re. La pia pratica della Via Crucis può essere fatta, per chi lo desidera, secondo le consuetudini locali all’interno dell’edificio sacro, quale approfondimento orante della passione di Cristo. In questo senso anche eventuali processioni con il Crocifisso non si addicono a questo primo giorno della Settimana Santa.

 

b)     Narrazione della passione

La storia della Passione riveste particolare solennità. Si provveda affinché sia cantata o letta secondo il modo tradizionale, cioè da tre persone che rivestono la parte di Cristo, dello storico e del popolo.

Il “Passio” viene cantato o letto dai diaconi o dai sacerdoti o, in loro mancanza, dai lettori, nel qual caso la parte di Cristo deve essere riservata al sacerdote.

La proclamazione della Passione si fa senza candelieri, senza incenso, senza il saluto al popolo e senza segnare il libro; solo i diaconi domandano la benedizione del sacerdote, come le altre volte prima del Vangelo.

Per il bene spirituale dei fedeli è opportuno che la storia della Passione sia letta integralmente e non vengano omesse le letture che la precedono.

      Finita la storia della Passione non si ometta l’omelia[3].

Oltre alla forma tradizionale, la lettura della Passione può essere fatta in modo ininterrotto da un solo lettore, accentuando il carattere narrativo della Passione, o suddividendo la lettura in tre o quattro “blocchi”, affidati ad altrettanti lettori, riservando l’ultima parte a chi presiede.

 

Messa del Crisma.

Questa Messa che il vescovo concelebra con il suo presbiterio e nella quale consacra il Santo Crisma e benedice gli altri oli, è come la manifestazione della comunione dei presbiteri con il loro vescovo[4].

Per questa celebrazione si radunano e concelebrano in essai presbiteri, dal momento che nella confezione del crisma sono testimoni e cooperatori del loro vescovo, della cui sacra funzione nella edificazione, santificazione e guida del popolo di Dio sono partecipi[5], e così si manifesta chiaramente l'unità del sacerdozio e del sacrificio continuamente presente nella Chiesa di Cristo.

Bisogna evitare che un’univoca e parziale interpretazione di queste indicazioni, trasformi la Messadel Crisma in una festa del sacerdozio ministeriale a cui il resto del popolo di Dio partecipa in segno di affetto e vicinanza al vescovo e al presbiterio. La tematica principale di questa celebrazione, su cui è radicata teologicamente quella del ministero ordinato, è la partecipazione di ogni cristiano all’unzione di Cristo, che incorpora ad un popolo tutto sacerdotale. In sintesi si può affermare che è una celebrazione in cui tramite i segni e le parole si dice la Chiesa totale nella sua realtà di popolo messianico, “consacrato”, che partecipa all’unzione di Cristo. È la più solenne manifestazione della natura e dell’ essenza della Chiesa locale, prima e più di ogni convegno o riunione pastorale.

Pertanto siano invitate tutte le componenti del popolo di Dio, in particolare i catechisti che preparano alla celebrazione dei sacramenti dell’Iniziazione Cristiana, i cresimandi, coloro che svolgono il proprio ministero a favore degli infermi, i ministri istituiti e coloro che partecipano agli organismi di comunione nella Chiesa.

 

Accoglienza degli oli santi

Come suggerito dal Messale è opportuno che gli oli benedetti dal vescovo nella Messa Crismale siano presentati e accolti dalla comunità parrocchiale. Tenendo conto che gli oli, secondo l’ antica tradizione romana, vengono benedetti prima del Triduo Pasquale per essere usati nella Veglia Pasquale, il rito dell’ accoglienza degli oli va fatto all’ inizio della Messa «In Cena Domini». Le ampolle degli oli portate dal presbitero o da un ministro durante la processione d’ingresso, si depongo sulla mensa e vengono incensate insieme all’altare stesso. Dopo il saluto iniziale prima di introdurre la celebrazione del giorno, il sacerdote dice alcune brevi parole sull’ avvenuta benedizione degli oli e sul suo significato, quindi depone le ampolle nel luogo loro riservato.

 

Giovedì santo- messa “ in Coena Domini”

In questa messa, celebrata nelle ore vespertine del giovedì della Settimana Santa, con cui  si dà inizio al Sacro Triduo pasquale,la Chiesaintende commemorare quell’ultima cena nella quale il Signore Gesù, nella notte in cui veniva tradito, amando fino alla fine i suoi che erano nel mondo, prima di consegnarsi alla morte, affidò per sempre alla sua Chiesa il nuovo ed eterno sacrificio, convito nuziale del suo amore, perché lo perpetuasse in sua memoria. Da questa realtà principale e fondamentale scaturiscono due componenti irrinunciabili di ogni celebrazione e che costituiscono gli altri due assi portanti della Messa “In Coena Domini”: l’istituzione dell’Ordine sacerdotale e il comando del Signore sulla carità fraterna.  A tal proposito la lettera della Congregazione afferma:

«Tutta l’attenzione dell’anima deve rivolgersi ai misteri che in questa Messa soprattutto vengono ricordati: cioè l’istituzione dell’Eucaristia, l’istituzione dell’Ordine sacerdotale e il comando del Signore sulla carità fraterna: tutto ciò venga spiegato nell’omelia»[6].

 

a)      Lavanda dei piedi

«La lavanda dei piedi, che per tra­dizione viene fatta in questo giorno ad alcune persone scelte, sta a significare il servizio e la carità di Cristo, che venne «non per essere servito, ma per servi­re". È bene che questa tradizione ven­ga conservata e spiegata nel suo signifi­cato proprio»[7].

Come si deduce anche dalla sua non obbligatorietà, questo rito non è e non deve diventare il rito più importante di questo giorno; bisogna quindi evitare di trasformarlo in una sacra rappresentazione teatrale.  Per questo è importante ribadire alcune norme:

  • Non è necessaria la presenza di dodici persone. Essendo un rito fortemente       simbolico ne bastano, per esempio, anche quattro.
  • Coloro che sono stati scelti per questo rito si recheranno al posto loro indicato dopo l’omelia;terminato il rito ritornano al loro posto.
  • L’uso di abiti particolari per coloro che partecipano a questo rito non è contemplato da nessuna norma. Salvaguardando la necessaria sobrietà del rito, si rispettino gli usi locali.

 

b)     Reposizione e adorazione dell’Eucaristia

 La reposizione che si compie in questo giorno al termine della celebrazione ha come fine primario quello di conservare l’Eucaristia per la comunione del giorno dopo. La solennità che accompagna un gesto abituale nella celebrazione, quello di conservare il Santissimo rimasto, è un forte elemento pedagogico perché la comunità cristiana dedichi la sua attenzione, contemplativa e adoratrice, a quel Cristo che ha voluto essere nostro cibo e ha pensato a darci in questo sacramento il suo corpo e il suo sangue offerti sulla croce; un Cristo permanente nel suo Sacramento che si offre a noi tutto l’anno, anche se ricordarlo oggi ha un significato tutto particolare. Questa dimensione pedagogica dovrebbe far cogliere come la reposizione è all’origine della normale custodia eucaristica.

 

55. Il Sacramento venga custodito in un tabernacolo chiuso. Non si può mai fare l’esposizione con l’ostensorio. Il tabernacolo o custodia non deve avere la forma di un sepolcro. Si eviti il termine stesso di “sepolcro”: infatti la cappella della reposizione viene allestita non per rappresentare “la sepoltura del Signore”, ma per custodire il pane eucaristico perla Comunione, che verrà distribuita il Venerdì nella Passione del Signore.

 

(A tal proposito è interessante una risposta dell’allora Sacra Congregazione dei Riti che, nel 1896, interpellata se l’altare della reposizione possa essere considerato come rappresentazione della sepoltura del Signore, spiega che esso è rappresentazione dell’istituzione dell’Eucaristia. Infatti oltre alle luci e ai fiori non è lecito ornare lo stesso altare con la croce velata di nero, l’effige del Cristo morto, decorazioni sceniche, statue della Vergine, san Giovanni, Maria Maddalena, soldati facenti guardia, né con quadri, alberi e simili).

 

56.  Si invitino i fedeli a trattenersi in chiesa, dopo la Messa nella Cena del Signore, per un congruo spazio di tempo nella notte, per la dovuta adorazione al Santissimo Sacramento solennemente lì custodito in questo giorno. Durante l’adorazione eucaristica protratta può essere letta qualche parte del Vangelo secondo Giovanni (Cap. 13-17). Dopo la mezzanotte si faccia l’adorazione senza solennità dal momento che ha già avuto inizio il giorno della Passione del Signore.

 

  • Tanto più, in questo giorno, è considerata fortemente antiliturgica qualsiasi manifestazione esterna o pio esercizio legati alla celebrazione del Mistero della Passione del Signore, mistero strettamente da celebrarsi solo il Venerdì santo.

 

  • In questo giorno in cui si fa memoria del dono del sacerdozio ministeriale non si trascuri nell’adorazione la preghiera per le vocazioni sacerdotali e per la santificazione dei ministri della Chiesa.

 

Venerdì Santo - celebrazione della passione del signore

 

La prima orazione a scelta con la quale si apre la celebrazione della Passione del Signore ci ricorda che questo giorno costituisce il primo “atto” della Pasqua del Signore e ci comunica la chiave di lettura per leggere correttamente l’ampia pagina di significati  propri di questo particolare venerdì: «… per la quale il Cristo tuo Figlio, inaugurò nel suo sangue il mistero pasquale…»[8].

La memoria della morte,oggi, anche se non nasconde il dolore della Sposa perché ha perso il suo Sposo, è già impregnata di speranza e di vittoria; il colore rosso, indicando pedagogicamente che non celebriamo delle esequie, né stiamo osservando il lutto, ci ricorda il trionfo di colui che ha vinto la morte morendo sulla croce ( si veda il riscontro di ciò nel bellissimo e antico Inno che potrebbe accompagnare l’ adorazione della croce - Messale Romano p 155 - utilissimo anche come catechesi e preghiera per questo giorno). Questo giorno è tutto incentrato sulla croce del Signore, su quel trono glorioso in cui, come testimonia la lettura della Passione di S. Giovanni, si manifesta la regalità e la gloria di Cristo.

Preziose ed esaurienti appaiono le indicazione date dalla Congregazione:

 

61. In questo giorno sono del tutto proibite le celebrazioni dei sacramenti, eccetto quelli della Penitenza e dell’Un­zione degli infermi.  Le esequie siano celebrate senza canto e senza il suono dell’organo e delle campane.

 

62. Si raccomanda che l’Ufficio delle letture e le Lodi mattutine di questo giorno siano celebrati nelle chiese con la partecipazione del popolo.

 

 

67. Si faccia la preghiera universale secondo il testo e la forma tramandati dall’antichità, in tutta la prevista ampiezza di intenzioni, per il significato che essa ha di espressione della potenza universale della Passione di Cristo, appeso sulla croce per la salvezza di tutto il mondo. In caso di grave necessità pubblica l’Ordinario del luogo può permettere o stabilire che si aggiunga una speciale intenzione.

 

68. La Croce da mostrare al popolo sia sufficientemente grande e di pregio artistico. Per questo rito si scelga la prima o la seconda formula indicata nel Messale. Tutto questo rito si compia con lo splendore di dignità che conviene a tale mistero della nostra salvezza: sia l’invito fatto nel mostrare la santa Croce che la risposta data dal popolo si eseguano con il canto. Non si ometta il silenzio riverente dopo ciascuna prostrazione, mentre il sacerdote celebrante rimane in piedi tenendo elevatala Croce.

 

69. Si presenti la Croce all’adorazione di ciascun fedele, perché l’adorazione personale della Croce è un elemento molto importante in questa celebrazione. Si adoperi il rito dell’adorazione fatta da tutti contemporaneamente solo nel caso di un’assemblea molto numerosa[9].

Per l’adorazione si presenti un’unica Croce, nel rispetto della verità del segno. Durante l’adorazione della Croce si cantino le antifone, i «Lamenti del Signore» e l’Inno, che ricordano in modo lirico la storia della salvezza, oppure altri canti adatti.

 

71. Dopo la celebrazione si procede alla spogliazione dell’altare, lasciando peròla Croce con quattro candelieri. Si prepari in chiesa un luogo adatto (per es. la cappella di reposizione dell’Euca­ristia nel Giovedì Santo), ove collocarela Croce del Signore, che i fedeli possa­no adorare e baciare e dove ci si possa trattenere in meditazione.

 

72. Per la loro importanza pastorale, non siano trascurati i pii esercizi, come la “Via Crucis”, le processioni della Passione e la memoria dei dolori della Beata Vergine Maria. I testi e i canti di questi pii esercizi siano in armonia con lo spirito liturgico. L’orario dei pii esercizi e quello della celebrazione liturgica siano composti in modo tale che l’azione liturgica risulti di gran lunga superiore per sua natura a tutti questi esercizi[10]. È necessario tuttavia che tale manifestazione di pietà popolare né per la scelta dell’ora, né per le modalità di convocazione dei fedeli, appaia agli occhi di questi come un surrogato delle celebrazioni liturgiche del Venerdì Santo. Pertanto nella progettazione pastorale del Venerdì Santo dovrà essere dato il primo posto e il massimo rilievo alla solenne Azione liturgica e si dovrà illustrare ai fedeli che nessun altro pio esercizio deve sostituire oggettivamente nel suo apprezzamento questa celebrazione[11].

 

Sabato Santo - Liturgia delle Ore

In questo secondo giorno del Triduo Pasquale la Chiesasosta presso il sepolcro del Signore, meditando il suo riposo  nel sepolcro e la sua discesa agli Inferi. Quest’ultimo tema specifico è un articolo di fede che la liturgia proclama nel poco usato Simbolo degli Apostoli e nella Preghiera eucaristica IV. Verità estranea forse alla sensibilità moderna e in qualche modo trascurata dalla coscienza credente, eppure fondamentale per cogliere il senso profondo, cristologico e soteriologico, della Pasqua.

Pur non avendo una liturgia propria, il significato di questo giorno viene espresso dalla Liturgia delle Ore, in cui, similmente agli altri giorni del Triduo,la Liturgianon dimentica di proporre il mistero pasquale nella sua interezza. Le norme emanate dalla Congregazione nella Lettera sulle feste pasquali e nel Direttorio su pietà popolare e liturgia, danno diversi spunti per aiutare la comunità a celebrare il mistero di questo giorno.

 

  • Il Sabato Santo la Chiesasosta presso il sepolcro del Signore, meditan­do la sua Passione e morte, la discesa agli inferi ed aspettando nella preghiera e nel digiuno la sua Risurrezione. E’ molto raccomandata la celebrazione dell’Uffi­cio delle letture e delle Lodi mattutine con la partecipazione del popolo. Dove ciò non è possibile, sia previ­sta una celebrazione della Parola di Dio o un pio esercizio rispondente al mistero di questo giorno[12].
  • Possono essere esposte nella chie­sa per la venerazione dei fedeli l’imma­gine del Cristo crocifisso o deposto nel sepolcro o un’immagine della sua disce­sa agli inferi, che illustra il mistero del Sabato santo; ovvero l’immagine della beata Maria Vergine Addolorata[13].
  • In Maria, secondo l’insegnamento della tradizione, è come radunato tutto il corpo della Chiesa: ella è la «credentium collectio universa». Perciò la Vergine Mariache sosta presso il sepolcro del Figlio, come la rappresenta la tradizione ecclesiale, è icona della Vergine Chiesa che veglia presso la tomba del suo Sposo, in attesa di celebrarne la Risurrezione. Aquesta intuizione del rapporto tra Maria e la Chiesasi ispira il pio esercizio dell’Ora della Madre: mentre il corpo del Figlio riposa nel sepolcro e la sua anima è scesa negli inferi per annunciare ai suoi antenati l’imminente liberazione dalla regione dell’ombra, la Vergine, anticipando e impersonando la Chiesa, attende piena di fede la vittoria del Figlio sulla morte[14].

 

LA DOMENICA DI PASQUA-NELLA RISURREZIONE DEL SIGNORE

 

a)      Veglia Pasquale

La prima celebrazione della domenica di Pasqua è la Vegliapasquale, in cui la Chiesaattende, vegliando, la risurrezione di Cristo e la celebra nei sacramenti. La struttura di questa celebrazione vigiliare introduce i partecipanti nella contemplazione della Pasqua in tutte le sue dimensioni: la liturgia della luce celebra la Pasqua cosmica, che segna il passaggio dalle tenebre alla luce; la liturgia della Parola celebra la Pasqua storica evocando i principali momenti della storia della salvezza; la liturgia battesimale celebra la Pasqua della Chiesa, popolo nuovo suscitato dal fonte battesimale; la liturgia eucaristica celebra la Pasqua perenne ed escatologica  con la partecipazione al convito eucaristico, immagine della vita nuova e del regno promesso.

La Vegliapasquale dunque è il vertice di una sequenza celebrativa unitaria che si articola su tre giorni senza soluzione di continuità; basti pensare che dalla Messa “In Coena Domini” fino alla conclusione della Veglia pasquale non c’è l’abituale congedo dell’assemblea.

Su questo verità di base si innesta quanto ci viene suggerito dalla Congregazione nella sua Lettera.

 

78. «L’intera celebrazione della Veglia pasquale si svolge di notte; essa quindi deve o cominciare dopo l’inizio della notte o terminare prima dell’alba della domenica».  Tale regola è di stretta interpretazione. Gli abusi e le consuetudini contrarie, che talvolta si verificano, così da anticipare l’ora della celebrazione della veglia pasquale nelle ore in cui di solito si celebrano le Messe prefestive della domenica, non possono essere ammessi.

Le motivazioni addotte da alcuni per anticiparela Vegliapasquale, come ad esempio ragioni di sicurezza pubblica, non sono fatte valere nel caso della notte di Natale o per altri convegni che si svolgono di notte.

 

81.La Veglia si svolge in questo modo: dopo il “lucernario” e il “preconio” pasquale (prima parte della Veglia), la santa Chiesa medita “le meraviglie” che il Signore ha compiuto per il suo popolo fin dall’inizio (seconda parte o liturgia della Parola), fino al momento in cui, con i suoi membri rigenerati nel Battesimo (terza parte), viene invitata alla mensa, che il Signore  ha preparato al suo popolo, memoriale della sua morte e Risurrezione, in attesa della sua venuta (parte quarta).Questa struttura dei riti non può da nessuno essere cambiata arbitrariamente.

 

82. La prima parte comprende azioni simboliche e gesti, che devono essere compiuti con una tale ampiezza e nobiltà che i fedeli possano veramente apprenderne il significato, suggerito dalle monizioni e dalle orazioni liturgiche.

Per quanto possibile, si prepari fuori della chiesa in luogo adatto il rogo per la benedizione del nuovo fuoco, la cui fiamma deve essere tale da dissipare veramente le tenebre e illuminare la notte.

Nel rispetto della verità del segno, si prepari il cero pasquale fatto di cera, ogni anno nuovo, unico, di grandezza abbastanza notevole, mai fittizio, per poter rievocare che Cristo è la luce del mondo. Venga benedetto con i segni e le parole indicati nel Messale.

 

83. La processione con cui il popolo fa ingresso nella chiesa deve essere guidata dalla sola luce del cero pasquale. Come i figli di Israele erano guidati di notte dalla colonna di fuoco, così i cristiani a loro volta seguono il Cristo che risorge.

Nulla vieta che a ciascuna risposta «Rendiamo grazie a Dio» si aggiunga qualche acclamazione in onore di Cristo. La luce del cero pasquale viene propagata gradualmente alle candele, opportunamente portate in mano da tutti, con le lampade elettriche dell’ edificio ancora spente.

 

85. Le letture della sacra Scrittura formano la seconda parte della Veglia. Esse descrivono gli avvenimenti culminanti della storia della salvezza, che i fedeli devono poter serenamente meditare nel loro animo attraverso il canto del salmo responsoriale, il silenzio e la orazione del celebrante.

Il rinnovato “Ordo” della Veglia comprende sette letture dell’Antico Testamento prese dai libri della Legge e dei Profeti, le quali per lo più sono state accettate dall’antichissima tradizione sia dell’Oriente che dell’Occidente; e due letture dal Nuovo Testamento, prese dalle lettere degli Apostoli e dal Vangelo. Cosìla Chiesa«cominciando da Mosè e da tutti i Profeti» interpreta il mistero pasquale di Cristo. Pertanto tutte le letture siano lette, dovunque sia possibile, in modo da rispettare completamente la natura della Veglia pasquale, che esige una durata adeguata.

Tuttavia dove le circostanze di natura pastorale richiedono di diminuire ulteriormente il numero delle letture, se ne leggano almeno tre dall’Antico Testamento, cioè dai libri della Legge e dei Profeti; non venga mai omessa la lettura del capitolo XIV dell’Esodo con il suo cantico.

88. La terza parte della Veglia è costituita dalla liturgia battesimale. Ora viene celebrata nel sacramentola Pasqua di Cristo e nostra. Ciò può essere espresso in maniera completa in quelle chiese che hanno il fonte battesimale, e soprattutto quando avviene l’Iniziazione cristiana degli adulti o almeno si celebra il Battesimo dei bambini. Anche nel caso che manchino i battezzandi, nelle chiese parrocchiali si faccia almeno la benedizione dell’acqua battesimale. Quando questa benedizione non si celebra al fonte battesimale ma nel presbiterio, in un secondo momento l’acqua battesimale sia portata al battistero, dove sarà conservata per tutto il tempo pasquale. Dove invece non vi sono i battezzandi né si deve benedire il fonte, la memoria del Battesimo si fa nella benedizione dell’acqua, con cui si asperge il popolo.

 

89. Segue quindi la rinnovazione delle promesse battesimali, introdotta con una monizione dal sacerdote celebrante. I fedeli in piedi, e con le candele accese in mano, rispondono alle interrogazioni. Poi vengono aspersi con l’acqua: in tal modo gesti e parole ricordano loro il Battesimo ricevuto. Il  sacerdote celebrante asperge il popolo per la navata della chiesa, mentre tutti cantano l’antifona “Ecco l’acqua” o un altro canto  di carattere battesimale.

 

90. La celebrazione dell’Eucaristia forma la quarta parte della Veglia e il suo culmine, essendo in modo pieno il sacramento della Pasqua, cioè memoriale del sacrificio della Croce e presenza del Cristo risorto, completamento dell’iniziazione cristiana, pregustazione della Pasqua eterna.

 

91. Si raccomanda di non celebrare in fretta la liturgia eucaristica; al contrario conviene che tutti i riti e tutte le parole raggiungano la massima forza di espressione: la preghiera universale, mediante la quale i neofiti, divenuti fedeli, esercitano per la prima volta il loro sacerdozio regale; la processione offertoriale, con la partecipazione dei neofiti, se questi sono presenti; la preghiera eucaristica prima, seconda o terza fatta in canto, con i rispettivi embolismi; infinela Comunione eucaristica, come momento di piena partecipazione al mistero celebrato.

 

92. E’ desiderabile che sia raggiunta la pienezza del segno eucaristico nella Comunione della Veglia pasquale ricevuta sotto le specie del pane e del vino.

 

93. La liturgia della Veglia pasquale sia compiuta in modo da poterne offrire al popolo cristiano la ricchezza dei riti e delle orazioni; è importante che sia rispettata la verità dei segni, che sia favorita la partecipazione dei fedeli, che venga assicurata nella celebrazione la presenza dei ministranti, dei lettori e della “schola” dei cantori.

 

95. Nell’annunziare la Veglia pasquale si abbia cura di non presentarla come ultimo momento del Sabato santo. Si dica piuttosto che la Veglia pasquale viene celebrata «nella notte di Pasqua», come un unico atto di culto. Si avvertono i pastori di insegnare con cura nella catechesi ai fedeli l’importanza di prendere parte a tutta la Veglia pasquale [15].

[1] Cærimoniale Episcoporum, n 263.

[2] Direttorio su pietà popolare e liturgia, n 139.

[3]Lettera sulla preparazione e celebrazione delle feste pasquali, nn 33-34.

[4] Messale Romano, Principi e norme, n. 57; ibidem, Introduzione alla messa del crisma.

[5] Conc. Vat. II, Decreto sul ministero e la vita dei presbiteri, Presbyterorum Ordinis, n.2.

[6]Lettera sulla preparazione e celebrazione delle feste pasquali, n 45. 

[7] Lettera sulla preparazione e celebrazione delle feste pasquali, n 51. 

 

[8] Messale Romano, Venerdì Santo nella Passione del Signore, p 145.

[9] Messale Romano, Venerdì Santo nella Passione del Signore, n.19.

 

[10] Cf. Conc.Vaticano II, Costituzione sulla sacra Liturgia “Sacrosanctum Concilium”, n.13.

 

[11] Direttorio su Pietà popolare e Liturgia, n 143.

 

[12] Lettera sulla preparazione e celebrazione delle feste pasquali, n 73. 

[13] Lettera sulla preparazione e celebrazione delle feste pasquali, n 74. 

[14] Direttorio su Pietà popolare e Liturgia, n 147.

[15] Conc.Vaticano II, Costituzione sulla sacra Liturgia “Sacrosanctum Concilium”, n.56.

Allegato: Settimana Santa 2017.jpg (1,27 MB)
La grande Settimana Santa
  • Attualmente 0 su 5 Stelle.
  • 1
  • 2
  • 3
  • 4
  • 5
Votazione: 0/5 (0 somma dei voti)

Grazie per il tuo voto!

Hai già votato per questa pagina, puoi votarla solo una volta!

Il tuo voto è cambiato, grazie mille!

Log in o crea un account per votare questa pagina.

Non sei abilitato all'invio del commento.

Effettua il Login per poter inviare un commento