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Un vocabolario per capire meglio il linguaggio del Papa

Si tratta di uno strumento utile per cogliere il pensiero di Papa Bergoglio e per orientare cristianamente la propria vita. I 50 termini che compongono il "dizionario" sono redatti da giornalisti e scrittori che si confrontano continuamente con la comunicazione del Pontefice.

Parole chiave: Parolin (4), Galantino (9), Spadaro (2), linguaggio (2), vocabolario (1), Carriero (1), salesiani (1), don Bosco (4), Papa Francesco (321), Ravasi (2), Chiesa (116)
Dal 30 novembre in libreria

Il Vocabolario di Papa Francesco arriverà in tutte le librerie il prossimo 30 novembre. Il volume, a cura di Antonio Carriero, edito da Elledici, è presentato dal card. Pietro Parolin, Segretario di Stato Vaticano, dal card. Gianfranco Ravasi, Presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, da mons. Nunzio Galantino, Segretario generale della CEI, e da padre Antonio Spadaro, direttore de La Civiltà Cattolica.
Le cinquanta parole che compongono questo Vocabolario sono curate da giornalisti e scrittori che ogni giorno sono alle prese con le parole, quindi con la comunicazione di papa Bergoglio, un comunicatore straordinario che affronta i temi forti del nostro tempo. Questo vocabolario declina le sue parole più importanti come guida e pastore della Chiesa.
A padre Antonio Carriero, salesiano di don Bosco, abbiamo posto alcune domande per capire meglio come è strutturato questo Vocabolario e cosa offre ai lettori.
Questo lavoro può essere considerato uno strumento per cogliere meglio il pensiero del Santo Padre?
Nessuna parola, dopo le Sacre Scritture, è oggetto di contraddizione e dibattito come quella del papa. E le parole di Francesco in particolare. Il Vocabolario ha la pretesa di aiutare il lettore a comprendere meglio il pensiero del papa «venuto quasi dai confini del mondo» in pieno stile Vaticano Secondo. E, possibilmente, facilitargli il compito di riversarlo nella vita di tutti i giorni per fare del Vangelo una Parola vissuta e pregata.
Come le è venuta l’idea di comporre questo Vocabolario?
Non ricordo il momento preciso in cui mi sono detto: «Voglio curare un vocabolario del Papa». Ricordo, però, di averci pensato sovente, in diverse occasioni. Per lo più nelle volte in cui, cogliendo al volo le battute dei molti nostalgici in circolazione, mi sembrava di ascoltare commenti oggettivamente poco obiettivi sulle parole di Francesco. Da lì è andata poi definendosi, poco per volta, l’idea del Vocabolario.
Nomi prestigiosi hanno collaborato alla stesura del vocabolario tra giornalisti e vaticanisti. Che tipo di lavoro ha richiesto?
Ho chiesto ai cinquanta giornalisti e scrittori di «raccontare» Francesco dall’inizio del suo pontificato ad oggi. Ognuno lo ha fatto riprendendo i discorsi, le omelie a Casa Santa Marta, le encicliche… e offrire, nei limiti del possibile, una lettura profonda delle parole più usate dal papa. Ben sapendo che questo lavoro è un cantiere aperto: finché Francesco sarà vescovo di Roma, dovremo aspettarci che le utilizzerà numerosissime altre volte le parole contenute in questo Vocabolario, offrendo qualche nuova sfumatura, cambiando location e destinatari.
Come è strutturato il volume?
Il Vocabolario si apre con le motivazioni che mi hanno spinto a curare il volume e sul perché mi sia avvalso del contributo di vaticanisti e scrittori. A seguire, i cardinali Parolin e Ravasi, padre Antonio Spadaro e Mons. Galantino offrono una propria esegesi del linguaggio bergogliano, molto preziosa e chiara per comprendere quanto Francesco sia realmente coinvolto nell’evento comunicativo.
A dare un elevato spessore anche le presentazioni. Che tipo di profilo comunicativo del Pontefice emerge da questi contributi?
Da tutti e quattro gli interventi emerge con chiarezza è che, Francesco, vivendo con normalità e naturalezza le relazioni umane, non pone in atto una «strategia comunicativa» prestabilita: è sulla relazione diretta, autentica e priva di asimmetrie che vive l’incisività e la novità della sua trasmissione del messaggio. In questo senso, quello di Bergoglio è un linguaggio radicalmente pastorale.
Sono 50 i termini che compongono il vocabolario. Come sono stati individuati e scelti?
Alcune delle parole più famose di Francesco le ho affidate io stesso ad alcuni dei collaboratori del Vocabolario. Tutte le altre ho lasciato che fossero i giornalisti a sceglierle. Tutte e cinquanta le parole comunque esprimono lo stile del papa, lo stile di chi la Chiesa l’ha vista dal punto di vista della periferia.
Può anticiparci qualche termine che rappresenta al meglio il mandato del Santo Padre?
Sicuramente sono presenti le parole programmatiche del pontificato di Francesco: “scarto”, “periferia”, “uscita”, “poveri” e “misericordia” sono solo una piccolissima rappresentanza. Senza dimenticare “giubileo” e “misericordia” come anche “famiglia”, alla quale il papa ha dedicato anche un Sinodo. Queste e tutte le altre parole che riempiono il Vocabolario sono parole che emergono da un’esperienza pastorale vissuta nella periferia di Buenos Aires e raccontano anche un modo di vivere il Vangelo. La chiesa “periferica” di Bergoglio ha molto da raccontare, oggi.

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Dal 30 novembre in libreria
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