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La difficile Venezuela nelle parole di un missionario

Al Sir la lettera di don Derno Giorgetti, missionario fidei donum nel paese sudamericano.

La difficile Venezuela nelle parole di un missionario

Carissimo direttore,

la situazione in Venezuela è resa ogni giorno più difficile dalla rigidità delle due parti: governo e opposizione. In questi ultimi 18 mesi il governo Maduro ha cercato di prendere tempo, di cambiare qualcosa per non cambiare niente. Ultimamente, di fronte all’opposizione popolare, che si aggira sull’80%, ha fatto passi da gigante per prendersi tutto il potere.  Purtroppo, devo dire con amarezza che non si vede alcuno spiraglio. Le forze in gioco continuano ad avanzare su binari paralleli.

Veniamo ai fatti. Due mesi fa circa,  il governo ha annunciato l’intenzione di far nascere una “Costituente” che preparasse una nuova Costituzione. Quella che abbiamo è del 1999; fu fatta da loro, ed è sempre stata considerata come la migliore. Invece questa nuova Costituente non è stata richiesta e approvata dal popolo. Un giorno ci siamo trovati di fronte a una lista di persone che erano sfacciatamente filo-governative; tramite la televisione è stata fatta pubblicità unicamente per queste persone. Evidentemente, l’opposizione e tantissime istituzioni civili hanno annusato il trabocchetto e si sono impegnate a fermare la “Costituente”. Perfino la Conferenza episcopale, i governi d’America Latina e d’Europa, anche il Papa in persona, tutti si sono opposti alla Costituente. Come se niente fosse, il Governo non ha ascoltato alcuno.

L’opposizione (Mud) all’improvviso organizza, in risposta al Governo, una consulta popolare sulla Costituente per domenica 16 Luglio. La gente va a votare a valanga, con gioia, e nonostante i pochi seggi raccoglie più di 7 milioni di voti contrari alla Costituente. Da noi si è votato sul sagrato della chiesa. Le elezioni ufficiali, invece, erano previste per domenica 30 luglio. Ci sono state manifestazioni tutti i giorni, con i soliti morti; e così si è andati avanti verso la data fatidica. Tutti aspettavano che, all’ultimo momento, Maduro si tirasse indietro. Le elezioni si sono fatte in un silenzio impressionante. Pochi sono andati a votare; soprattutto quelli che avevano incarichi governativi. Alla sera annunciano di aver ottenuto più di 8 milioni di voti. Tutti, opposizione e molte nazioni, hanno protestato e gridato alla truffa.
Due giorni dopo, la stessa impresa che aveva fabbricato le macchine elettorali informa che le macchine sono state manipolate. Il Governo, imperterrito, è andato avanti, e oggi, 6 agosto, ha adottato la nuova Costituente che, secondo loro, ha poteri assoluti. Perché non hanno riconosciuto, tempo fa, il Parlamento attuale eletto da 14 milioni di voti? Perché non hanno permesso la consulta per revocare il presidente? Perché non hanno fatto le elezioni dei governatori e dei sindaci, già previste?

La risposta è ovvia. La popolazione, che per 80% non vuole Maduro, ha reagito, è scesa in strada, ha fatto barricate. Tutte le manifestazioni sono state puntualmente represse e hanno causato, finora, più di 120 morti. Secondo i filo-governativi, la popolazione non fa la fame. Arrivano perfino a scherzarci su con battute di cattivo gusto: “Cosa vuole questo popolo, non riceve forse pacchi di viveri?”. Certo, ogni due mesi, coloro che li ricevono! C’è poco da scherzare, il dollaro in una settimana è passato da 7.000 a 16.000 bolivares. Sembra di essere al tempo dell’esilio in Babilonia: lenta avanza la fila dei venezuelani; migliaia e migliaia vanno in Colombia, ultima àncora di salvezza, per trovare le medicine. Altri giovani, a migliaia, sono fuggiti dal Paese in cerca di un futuro. Vi chiedo una preghiera perché in breve tempo si possa vedere uno spiraglio di luce. A presto.

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