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Francesco: l'Università è il luogo del dialogo

Visita del Santo Padre all'Ateneo di Roma 3, dove ha risposto a braccio alle domande degli studenti. Dal lavoro alle migrazioni, passando per la violenza e la globalizzazione, i temi affrontati dal pontefice accolto dal rettore Panizza.

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Francesco: l'Università è il luogo del dialogo

Università come luogo del dialogo e del confronto; globalizzazione nell’unità; accoglienza dei migranti. Un no forte alle violenze, anzitutto a quelle che partono dal cuore. Di questo e altro ha parlato papa Francesco agli studenti dell’università Roma 3, che oggi ha visitato. Il Santo Padre, mettendo da parte il discorso preparato e comunque consegnato al rettore Panizza, ha risposto a braccio alle domande dei giovani. Alla fine, ne è uscito un dibattito a più voci sui temi più disparati.

Violenza diffusa. Alla domanda di una studentessa, che ha chiesto a Francesco “quali possono essere le medicine per contrastare le manifestazioni di un agire violento, purtroppo sempre presente nella storia dell’umanità”,  il Papa ha fatto notare che “la tonalità del linguaggio è salita tanto”: “Oggi si parla per strada, a casa, si grida, anche si insulta con una normalità, c’è violenza nell’esprimersi, nel parlare. Questa è una realtà che tutti viviamo”. E se è vero che “la violenza è un processo che ci fa ogni volta più anonimi verso gli altri, ti toglie il nome” e “i nostri rapporti sono senza nome”, l’antidoto viene dal di dentro dell’uomo. Perché, se “nessuno oggi può negare che stiamo in guerra: è una terza guerra mondiale a pezzetti”, “la medicina prima di tutte è il cuore”. Per questo – l’invito di Francesco: “prima di discutere, dialogare. Se tu pensi differente da me, il dialogo avvicina: non solo avvicina le persone, avvicina i cuori. Col dialogo si fa l’amicizia, si fa l’amicizia sociale”.

Università. Le guerre, infatti, “cominciano nel nostro cuore”. Nella visione del Papa, invece, “l’università è il posto dove si può dialogare, dove c’è posto per tutti: quello che la pensa così, quello che la pensa nell’altro modo…”. “Dialogare è proprio dell’università”, ha rimarcato Francesco: “Una università dove soltanto si va a scuola, si sente il professore o la professoressa e poi si torna a casa, non è un’università. L’università deve avere questo lavoro artigianale del dialogo. Sentire le lezioni, la saggezza dei professori, ma il dialogo, la diffusione: questo è importante”.

Una strada insieme. “Verità, bontà e bellezza è un cammino universitario che non finisce mai!” – l’esclamazione di Francesco. “È bello, è bellissimo, è la gioia di fare una strada insieme, senza gridare, senza insultare, e cercando sempre la verità, la bontà e la bellezza”.

Unità. “Noi dobbiamo cercare sempre l’unità”, l’invito del Papa agli studenti, che sono restati attenti per l’intero incontro applaudendo Francesco. L’unità “è cosa totalmente diversa dall’uniformità”, ma ha bisogno, “per essere una, delle differenze: unità nella diversità. L’unità si fa con la diversità”. “Viviamo epoca di globalizzazione – l’analisi di Francesco – e lo sbaglio è pensare la globalizzazione come se fosse un pallone, una sfera, dove ogni punto è a uguale distanza dal centro, non c’è differenza, tutto è uniforme”. “Questa uniformità è la distruzione dell’unità, perché ti toglie la capacità di essere differente”, ha ammonito il Papa soffermandosi sull’”unità delle differenze”: “Non la sfera, ma il poliedro: c’è una globalizzazione poliedrica, c’è un’unità, ma ogni persona, ogni razza, ogni Paese, ogni cultura sempre conserva la sua identità propria. E questa è l’unità nella diversità che la globalizzazione deve cercare”.

Vita frenetica. “Rapidazione”. Il Papa ha citato questa parola, inventata dagli olandesi e simile “alla progressione geometrica nel tempo”, per descrivere la “celerità” in cui siamo immersi nell’epoca dei social network. “È vero che c’è una celerità”, ha ammesso Francesco, “È importante abituarsi a questa comunicazione, senza che questa rapidazione mi tolga la libertà di dire no”, il suggerimento del Papa: “Abituarsi al dialogo a questa velocità”. “Tante volte una comunicazione così rapida, così leggera, può diventare liquida, senza consistenza: e questo è uno dei pericoli della società”, ha ammonito Francesco, “La sfida è trasformare la liquidità in concretezza.

Lavoro e disoccupazione. Davanti a tanti giovani, era inevitabile parlare di lavoro. Per il Papa, “               quando c’è un’economia liquida c’è mancanza di lavoro, disoccupazione. Quando c’è liquidità nell’economia non c’è lavoro concreto”. Da qui un monito alla “nostra cara madre Europa”: “Come si può pensare che paesi sviluppati abbiano una disoccupazione giovanile così forte? Questa liquidità dell’economia toglie la concretezza del lavoro e toglie la cultura del lavoro, perché non si può lavorare. I giovani non sanno cosa fare!”, la denuncia di Francesco salutata da un applauso: “E i giovani che sono senza lavoro, perché non lo trovano, girano, girano, e li sfruttano. Alla fine l’amarezza del cuore li porta alle dipendenze o al suicidio”. 

Migrazioni. “Le migrazioni non sono un pericolo, sono una sfida per crescere”. Francesco ha stigmatizzato il sentimento di “paura” di cui dice: “se viene gente di un’altra cultura perdiamo l’identità europea”. “Oggi i migranti “fuggono, per arrivare in Europa dove pensano che avranno uno status migliore, ma poi anche lì sono sfruttati dagli sfruttatori dei barconi, quelli che hanno fatto del Mediterraneo un cimitero”. Nella parte finale del suo discorso all’Università Roma Tre, il Papa si è soffermato a braccio sulle migrazioni. “Non dimentichiamo: oggi il Mediterraneo, il ‘Mare Nostrum’ è un cimitero! Pensiamo a questo quando stiamo da soli, come se fosse una preghiera!”, l’invito. “Come si devono ricevere i migranti? Come si devono accogliere?”, si è chiesto: “Prima di tutto come fratelli e sorelle. Sono uomini e donne come noi”, la risposta tra gli applausi. 

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